Intervento/ Per giunta e sindaco è l'ora della buona azione: fare le valigie
La scena del sindaco di Brindisi che, alla presenza di un folto numero di commercianti e di cittadini, si azzuffa pubblicamente con il segretario cittadino del Pd, pronunciando epiteti irriferibili,senza alcun imbarazzo e senza alcun rispetto per la dignità del ruolo che rappresenta, è stato per molti uno spettacolo degradante e mortificante
La scena del sindaco di Brindisi che, alla presenza di un folto numero di commercianti e di cittadini, si azzuffa pubblicamente con il segretario cittadino del Pd, pronunciando epiteti irriferibili, senza alcun imbarazzo e senza alcun rispetto per la dignità del ruolo che rappresenta, è stato per molti uno spettacolo degradante e mortificante, che ha procurato grande amarezza e disagio e che richiede una reazione da parte di tutti, non solo in difesa del proprio partito o della propria coalizione, ma in difesa della città e del ruolo che un sindaco deve rappresentare e che in futuro, speriamo prossimo, altri meglio e speriamo più capaci, possono farlo in modo più adeguato e dignitoso.
Ci troviamo di fronte a un disastro mai verificatosi nella nostra città e la cosa più grave e che più preoccupa i brindisini, è che proprio in questo difficile momento, non vi è un punto di riferimento forte nell’amministrazione e nella politica della città. Diversamente dal passato in cui, anche nei momenti di grande difficoltà, c’è sempre stata una classe politica, su cui i cittadini potevano fare affidamento, guardare con fiducia, per orientarsi e uscire dal pantano in cui si erano venuti a trovare. Che purtroppo in questo momento manca, non esiste!
In questa città, ma anche in molta parte della provincia, non si è riusciti a dare vigore al progetto del Partito democratico, confinato da tempo a livelli sconfortanti di convivenza, di dibattito, di organizzazione e di azione politica, che lo ha tenuto lontano dalla gente, dai suoi bisogni, come testimoniano gli sporadici contatti, che ha saputo mantenere con i cittadini, le organizzazioni sindacali, le associazioni. Coltivati solo in occasione delle elezioni o ridotti ad inutili improduttivi riti. Una classe dirigente che è stata incapace di cogliere ed elaborare quella risposta nuova alla pressante richiesta di cambiamento, che proveniva e proviene della gran parte dei cittadini, che pure aveva caratterizzato l’impegno fondativo del partito.
A tutto questo si aggiunge l’attività di un sindaco che ha pensato di legare il destino e gli interessi della popolazione brindisina ai propri umori, alla propria irruenza, ai propri problemi e pensa e vuol far credere che la vita, lo sviluppo, la sicurezza di questa città possano essere decisi da una sua illusione, da una sua trovata, da una sagra, da una manifestazione in più, oppure da un rimpasto, da una carica e per questo non esita a effettuare incomprensibili continui cambi nella compagine assessorile e ad esasperare i toni della polemica, nei confronti di chi dissente, che ha raggiunto ora livelli francamente intollerabili. In cui, peraltro, è sempre più difficile tenere la contabilità di chi entra e di chi esce.
Bisogna dirlo con estrema franchezza, senza giri di parole, a Brindisi non funziona la cabina di comando della città, che con la sua inadeguatezza, ha travolto e contaminato tutto, aggravando i difficili e radicati problemi di una città, che ha perso da tempo ogni fiducia nel futuro. Le emergenze sono diventate infatti ormai tanto pesanti da travolgere le condizioni di vita, la tranquillità di una popolazione, che ormai vive momenti di angoscia per la disoccupazione diffusa, la chiusura di aziende, la cassa integrazione, la mancanza cronica di posti di lavoro ed il cattivo funzionamento dei servizi, rispetto ai quali l’esecutivo si dimostra, al di là delle ricorrenti chiacchiere, assolutamente inadeguato ed impotente.
Una situazione che richiede da parte del sindaco e della maggioranza in Comune, un atto di responsabilità, di considerazione e di amore per la popolazione brindisina, recuperando il senso del limite, rispetto al quale è necessario non andare oltre e decidere di fermarsi. Io credo che quel limite sia stato raggiunto da tempo. Occorre solo il coraggio della presa d’atto di un fallimento politico, che è evidente nelle cose e nei fatti, perché quelli che scuotono il sindaco non sono solo questioni di incompatibilità personale o di equilibrio interno, ma la conseguenza ed il nervosismo della crisi di un progetto di città che non è mai decollato.
Progetto che vive solo nella solo nella mente di chi, dopo aver evocato nel programma di mandato un indefinito percorso e una inesistente metà finale, trascina stancamente la politica di tutti i giorni, agitando continuamente quella illusione. E’ tempo, per il sindaco e per la sua maggioranza di fare la loro prima ed unica buona azione per la città: fare le valigie! Con tanti ringraziamenti da parte di tutti.