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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Riordino ospedali: "Non modificare il ruolo di Mesagne"

MESAGNE - Ci saranno molte gatte da pelare, il 16 settembre a Brindisi, per l'assessore regionale alla Salute, Tommaso Fiore, il quale - secondo un calendario annunciato nei giorni scorsi - dovrebbe incontrare i vertici della Asl e i sindaci per discutero del piano di riordino ospedaliero. Sono ad oggi hanno tenuto banco i problemi, le polemiche e le riflesisoni sulla sorte dei presidi ospedalieri della zona nord della provincia, segnatamente quelli di Ostuni, Fasano, Ceglie Messapica, Cisternino. Adesso emerge anche il caso di Mesagne, con un comunicato congiunto del segretario Pd Enrico Leo e del consigliere comunale delegato alla Sanità, Giuseppe Indolfi.

MESAGNE - Ci saranno molte gatte da pelare, il 16 settembre a Brindisi, per l'assessore regionale alla Salute, Tommaso Fiore, il quale - secondo un calendario annunciato nei giorni scorsi - dovrebbe incontrare i vertici della Asl e i sindaci per discutero del piano di riordino ospedaliero. Sono ad oggi hanno tenuto banco i problemi, le polemiche e le riflesisoni sulla sorte dei presidi ospedalieri della zona nord della provincia, segnatamente quelli di Ostuni, Fasano, Ceglie Messapica, Cisternino. Adesso emerge anche il caso di Mesagne, con un comunicato congiunto del segretario Pd Enrico Leo e del consigliere comunale delegato alla Sanità, Giuseppe Indolfi.

"Da diverse settimane è partita la gara tra rappresentanti istituzionali, forze politiche e cittadini per sottrarre le strutture ospedaliere alla cura dimagrante che la Regione Puglia si appresta a varare in ossequio al piano di rientro disposto dal governo nazionale. Sindaci che minacciano barricate in caso di chiusura o drastico ridimensionamento di questo o quello ospedale; consiglieri regionali, in taluni i casi dello stesso partito, che non si sottraggono a polemiche pur di difendere in nosocomi delle loro città e così via dicendo.

Di converso, uno strano e preoccupante silenzio è calato sul futuro del “San Camillo De Lellis” di Mesagne. Né le istituzioni, né le forze politiche e, di conseguenza, la città mostrano interesse e preoccupazione per il destino di un ospedale - da decenni  punto di riferimento per il bisogno di salute di un comprensorio  ben più ampio dei confini mesagnesi -  che oggi rischia di essere definitamene depauperato.

Diversa fu la reazione nel 2002 quando, in pieno periodo estivo,  la Regione Puglia, allora guidata dall’onorevole Fitto, varò il piano di riordino ospedaliero: l’amministrazione comunale reagì con veemenza  unitamente a tutte le  forze politiche (anche  quelle di centrodestra in primo momento riluttanti) contro una riorganizzazione ospedaliera che penalizzava immotivatamente,  il presidio di Mesagne.

La temperatura, si surriscaldò  (in tutti i sensi) tanto da divenire torrida quella mattina del 23 agosto 2002, allorché si tenne un consiglio comunale monotematico, alla presenza del presidente della Regione, Raffaele Fitto, il quale in quei giorni, con sfrontatezza e spavalderia ma anche, bisogna riconoscerlo, con una buona dose di coraggio,  batteva i comuni della Puglia, sfidando contestazioni, in alcuni casi anche volgari, per illustrare un piano di riordino ospedaliere calato dall’alto e costruito con piglio meramente ragionieristico.

Il fervore di quei giorni sembra svanito e davanti al pericolo che sull’ospedale di Mesagne, nel frattempo rivitalizzato, possa calare nuovamente l’oblio  tutti cincischiano. Il Partito Democratico già a giugno, quando le prime nuvole si sono addensate all’orizzonte, ha tenuto una assemblea pubblica sul tema, e poi si è fatto promotore di una accurata discussione in Consiglio Comunale; doveva essere il prologo ad una azione più incisiva, in realtà tutto si è arenato.

Le ragioni sono evidenti: il centrodestra, che pure  poteva giocare di rimessa, non ha le credenziali in regola per proporsi come strenuo difensore dell’ospedale dopo che Fitto nel 2002 ne decretò la fine, mentre il centro-sinistra sa, ed è inutile nasconderlo, che il sogno della definitiva  rinascita del “San Camillo”, sancito nel Piano Attuativo Locale, oggi è a rischio.

Occorre, pertanto, superare questo generale stato di imbarazzo: l’amministrazione comunale, con in testa il sindaco, deve spendere tutta la sua autorevolezza in difesa dell’ospedale; le forze politiche, senza eccezioni, devono sostenere l’azione dell’esecutivo chiamando alla mobilitazione la città.

Tutto ciò non per rivendicazioni meramente localistiche,  ma perché la già sperimentata chiusura del “San Camillo”, nel triennio 2003-2006, ha avuto conseguenze nefaste sul “Perrino” di Brindisi svilendone la funzione di ospedale di eccellenza.

Ecco, perché, anche nell’ambito di una diversa riorganizzazione della rete ospedaliera brindisina, è indispensabile non modificare le previsioni contenute nel Pal per l’ospedale di Mesagne, ma, anzi, perseguirle tenacemente. Qualunque diversa decisione, in ogni caso, dovrà scaturire da un confronto serrato e partecipato con i territori, per scongiurare ancora una volta che esigenze di bilancio prevalgono sul bisogno di salute dei cittadini".

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