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Venerdì, 19 Aprile 2024
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San Donaci, due donne contro il sindaco: il Pd si spacca, l'opposizione attacca

SAN DONACI – Il 9 dicembre 2010, per l’amministrazione comunale di San Donaci una data di quelle da dimenticare. Nello stesso giorno, contestualmente, viene sospeso il servizio mensa scolastica per i piccoli allievi della materna: il Comune si accorge di rischiare i conti in rosso e non può pagare la ditta che presta il servizio. Nello stesso giorno, alla vigilia dell’udienza di fronte al Tar fissata per il 15, il sindaco Domenico Serio riformula, su consiglio del difensore Pietro Quinto, la delibera di rimozione dall’incarico del (ex) vicesindaco Antonella Vincenti, autrice del ricorso al tribunale amministrativo.

SAN DONACI – Il 9 dicembre 2010, per l’amministrazione comunale di San Donaci una data di quelle da dimenticare. Nello stesso giorno, contestualmente, viene sospeso il servizio mensa scolastica per i piccoli allievi della materna: il Comune si accorge di rischiare i conti in rosso e non può pagare la ditta che presta il servizio. Nello stesso giorno, alla vigilia dell’udienza di fronte al Tar fissata per il 15, il sindaco Domenico Serio riformula, su consiglio del difensore Pietro Quinto, la delibera di rimozione dall’incarico del (ex) vicesindaco Antonella Vincenti, autrice del ricorso al tribunale amministrativo.

Il sindaco si premura di riarticolare le motivazioni della decisione adottata in tutta fretta il 16 agosto precedente: atto necessario, pena la dichiarazione di illegittimità della prima delibera, con tutte le conseguenze del caso, anche di fronte alla Corte dei Conti.  Due vicende irrelate, ma entrambe sintomatiche di una presunta crisi in atto nella maggioranza di centrosinistra, due denunce a viso aperte che vedono per autrici altrettante donne, le guerriere del consiglio comunale sandonacese, l’ex sindaca piediellina Mariangela Presta e l’ex vicesindaco del Pd, entrambe (una tantum) sullo stesso fronte, quello anti-sindaco.

Primo capitolo, mensa scolastica. “Il 9 dicembre scorso – spiega Presta – dal Comune arriva una telefonata concitata all’indirizzo della scuola materna. L’ordine è quello di avvisare i genitori, devono ritirare i bambini da scuola a mezzogiorno, il servizio mensa è sospeso, l’ente non ha i soldi per pagare la ditta. Contestualmente, la causa è naturalmente di natura finanziaria, si avverte che sta per essere introdotto il pagamento di un ticket per un servizio che è sempre stato gratuito, ossia quello del trasporto degli alunni da casa a scuola per mezzo di un servizio extraurbano ma anche urbano”.

Le due cattive nuove arrivano alle famiglie fra capo e collo, e producono effetti senza che i genitori abbiano nemmeno il tempo di realizzare quello che sta accadendo: “Meno male che ci sono i nonni”, sbotta Mariangela Presta, abituati a tamponare le emergenze famigliari. La riunione convocata dal sindaco non quieta gli animi, l’aria di rivolta serpeggia anche fra i sostenitori del centrosinistra al governo e l’ex primo cittadino ne approfitta per l’affondo finale: “Mi chiedo quale sia il grado di lungimiranza e capacità di programmare dell’amministrazione, se è vero come è vero che il servizio è stato interrotto dalla sera alla mattina”.

E’ il sindaco Serio che spiega la interruzione improvvisa del servizio. “La ragione è semplice, e mi sono già confrontato e scusato pubblicamente con i genitori che ho subito convocato. Intanto non è vero che la sospensione è arrivata a bruciapelo, ma con qualche giorno d’anticipo. Il problema si è presentato perché abbiamo introdotto, per ragioni di equità sociale, una diversificazione nel prezzo dei buoni a seconda delle fasce di reddito, accollando all’ente parte della quota pro-capite del servizio. Non potevamo prevedere che quasi tutti gli utenti ricoprissero la fascia più bassa, quindi ci siamo ritrovati di fronte ad una spesa superiore a quella contemplata in bilancio. Ma il gap, contrariamente a quanto qualcuno vuole sostenere, non dura e non durerà più di qualche giorno, dal 9 al 21 dicembre, a gennaio si ricomincia a pieno ritmo, come abbiamo assicurato e rassicurato le famiglie”.

Capitolo secondo, vicesindaco rimosso. L’antefatto è noto ai più. Il 16 agosto la maggioranza al comando del sindaco Serio licenzia un atto tramite il quale Antonella Vincenti, del Pd, stesso partito del primo cittadino, viene destituito d’autorità dall’incarico in giunta. Le motivazioni sono laconiche e lapidarie insieme, pare essere “venuto meno il rapporto fiduciario” con il primo cittadino in carica ma anche il resto dell’esecutivo. La comunicazione ferragostana giunge a destinazione mentre Vincenti si trova in ferie, insomma, apprende la notizia per telefono. “Me lo hanno detto i miei genitori, io ero in Spagna, si rende conto? Ancora oggi sono qui a chiedermi le motivazioni. Io so solo che la scelta a mio danno ha contato sulla riprovazione non solo e non tanto mia personale, ma anche dei 600 cittadini che in una settimana hanno stilato e sottoscritto una petizione in mio favore”.

La battaglia, che pare personale, si traduce in realtà in fatto politico. Il segretario cittadino del Pd sfiducia il sindaco Serio salvo poi dimettersi, mentre in paese si scatena una bagarre a botta di comunicati stampa, manifesti murari e comizi che spacca in due il partito (oggi sotto tutela commissariale), con tanto di appendice giudiziaria. La Vincenti si rivolge all’avvocato, professore di Diritto amministrativo dell’Università salentina, Ernesto Sticchi Damiani che bolla la determinazione a carico della propria assistita come illegittima proprio per avarizia di motivazioni. L’argomentazione è tutt’altro che peregrina, come conviene anche l’avvocato Quinto chiamato in causa dal sindaco, che invita il primo cittadino ad azzerare il primo atto e riformulare il licenziamento dall’esecutivo.

“Le ragioni addotte a posteriori – spiega Antonella Vincenti – sono tutt’altro che convincenti. Si parla di mie esternazioni a danno dell’amministrazione sulla stampa, che esistono effettivamente, ma sono state rilasciate solo dopo la mia destituzione”. Il nuovo atto sindacale ha avuto come effetto immediato quello di rinviare la data dell’udienza di fronte al Tar, la vicenda resta dunque sospesa non solo sulla testa dei due contendenti, ma anche sulle finanze pubbliche dato che se la ex vice vince avrà diritto alle spese legali, alle indennità arretrate e danni annessi e connessi.

“Non ho preso la decisione da solo”, spiega il primo cittadino che a sentirsi dare del dittatore non ci sta nemmeno un po’, “l’atto è la conseguenza di un malcontento generalizzato di tutta l’amministrazione. Adesso ci ritroviamo a fare i conti della serva per la mensa, che è un servizio essenziale, ma il mio ex assessore ha dato fondo alle riserve per organizzare eventi in grande stile. Una serie di fughe in avanti mal tollerate, insisto, dalla maggioranza”. E aggiunge, in calce: “Il giudizio è demandato ai cittadini: quanto vale politicamente chi rischia i conti pubblici per contrastare una decisione che dovrebbe essere, al limite, dibattuta nelle sedi della politica?”.

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