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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Francavilla Fontana

Uccio, Gino e l'avvocato rampante: il jolly dell'eterna sfida adesso è lui

FRANCAVILLA FONTANA - La contesa, è di quelle destinate a sopravvivere agli stessi contendenti. Rivalità di proporzioni epiche, come quella fra Max Biaggi e Valentino Rossi, Ettore e Achille, Zio Paperone e Rockerduck, fatte le debite proporzioni. La tuba, in trent’anni di rivalità, l’hanno rosicchiata a turno: una volta Uccio, che ha visto l’avversario scalare le lunghezze politico-istituzionali fino a un passo dal Cavaliere, diventando nientemeno che sottosegretario alla Giustizia; e una volta Gino, che deve puntualmente cedere il passo a ogni competizione comunale, dove Uccio spopola, come il più amato dai francavillesi.

FRANCAVILLA FONTANA - La contesa, è di quelle destinate a sopravvivere agli stessi contendenti. Rivalità di proporzioni epiche, come quella fra Max Biaggi e Valentino Rossi, Ettore e Achille, Zio Paperone e Rockerduck, fatte le debite proporzioni. La tuba, in trent’anni di rivalità, l’hanno rosicchiata a turno: una volta Uccio, che ha visto l’avversario scalare le lunghezze politico-istituzionali fino a un passo dal Cavaliere, diventando nientemeno che sottosegretario alla Giustizia; e una volta Gino, che deve puntualmente cedere il passo a ogni competizione comunale, dove Uccio spopola, come il più amato dai francavillesi.

La prossima tappa della singolar tenzone fra Euprepio Curto e Luigi Vitali, si giocherà da qui a breve nelle assise della Città degli Imperiali, che si apprestano a designare il successore di Piero Iurlaro alla presidenza del consiglio comunale. Le dimissioni di Iurlaro sono sul tavolo di Vitali da mesi, esattamente qualche ora dopo l’ingresso nel più prestigioso consiglio regionale. Consegnate ma mai protocollate. L’empasse, politica e solo di conseguenza istituzionale, è tale che la successione non si è ancora consumata: questione di giorni. La carica, è l’unico punto fermo, al Pdl toccava e al Pdl tocca. Si tratta solo di capire chi possa e debba sostituire il delfino di Vitali assurto al rango di consigliere regionale.

Terna secca sul tavolo del Popolo delle Libertà: i presidenti in pectore sono l’attuale vice, il dottore  Francesco D’Alema; il fedelissimo Euprepio Di Castri; oppure, l’esordiente più corteggiato del momento, l’avvocato Luigi Galiano. Il nome del terzo uomo può sorprendere solo i male informati, quelli rimasti alla immagine del giovane Galiano, 33 anni, avvinghiato alla decennale esperienza del senatore aennino, nel frattempo transitato per note e dolorose vicende, nelle fila dell’Udc di Pierferdinando Casini. Un lustro insieme, maestro e discepolo. Galiano è stato l’ombra di Curto e non si può dire che non sia stata una unione prolifica. Grazie a tanto anfitrione, l’avvocato è diventato prima consigliere comunale, poi nientemeno che candidato sindaco della città natale, uomo nuovo lanciato nell’orbita elettorale dall’Udc e dalla civica Alleanza per le città. Leggi, in sostanza, per volere di Curto.

L’esordiente, dimostra subito di essere un cavallo di razza. Il senatore, che nella vita qualche partita l’ha persa, ma molte le ha vinte, sa su chi sta scommettendo, e gli esiti elettorali lo dimostrano: Galiano, con una lista e mezza, mette in crisi non solo e non tanto il centrosinistra, che a Francavilla vale quanto il due di picche, ma il decano Vincenzo Della Corte. Al ballottaggio, la sfida, è per l’ennesima volta epica, dato che dietro il veterano di palazzo di città e il giovanotto devoto a Pierferdinando Casini, si celano i volti dei soliti noti: Vitali e Curto.

I bookmaker aprono le scommesse, mentre i sondaggi dicono, che la sfida è ad armi perfettamente pari. Ogni pronostico, impossibile, a patto che Udc e Partito democratico – come in ogni altra parte d’Italia – consumino il necessario apparentamento. Per il Pd, nulla in contrario sul nome del giovanissimo candidato sindaco. Nulla tranne Curto. Il nome del senatore, nemico storico del centrosinistra francavillese, è improponibile. E lo è ancora prima dei famosi concorsi al Comune (2003), dove tutti ostentavano parentele posticce con “Uccio, ti ricordi? Sono tuo figlio”, e molto molto prima dei casini-casinò col russo (2008), faccende comunque finite nel nulla. La discriminante su Euprepio Curto è oggetto di una riunione semi-carbonara fra il Pd e la massima autorità provinciale dell’Udc (tessera e non tessera) e del centrosinistra tutto: il presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Al Massimo provinciale, francavillese di nascita e residenza, Tommaso Resta e i suoi sfoderano le condizioni dell’accordo: se Curto è fuori, si fa, altrimenti nisba. L’esito elettorale dice anche come andò a finire quella riunione. Galiano perse contro Della Corte per una cosa come 650 voti (il Pd, al primo turno, ne aveva incassati circa 3.800). Per Curto, che correva praticamente in solitaria, fu una clamorosa vittoria mascherata da sconfitta. Il risorgimento.

Su tutta questa vicenda, chiara dalla prima all’ultima pagina come il sole, è rimasta da allora una sola incognita: il ruolo di Ferrarese. Davvero non ebbe la forza di persuadere il Pd, ad un accordo tanto necessario? Oppure, come qualcuno ha sospettato, la sua parola fu determinante nel farlo naufragare? E ancora. Se la seconda ipotesi è quella giusta, di cosa si sostanzia il rapporto fra il presidente della Provincia Ferrarese e il presidente provinciale dell’Udc Euprepio Curto? L’incognita, per qualche mese ancora, è destinata a rimanere tale. Per intanto, una certezza: da allora, i rapporti fra Galiano e Ferrarese semplicemente non sono.

La vicenda elettorale, con appendice di enigmi, è il prologo necessario a comprendere quello che sta succedendo oggi. Nei mesi successivi alla competizione amministrativa Galiano, grazie all’esito elettorale, ha avuto modo di rivalutare il proprio peso specifico, come accade in queste situazioni. Giovane, alle prime armi, eppure a un passo dalla vittoria. Eppure sconfitto: per colpa di Ferrarese, o per la presenza ingombrante di Curto? La risposta che Galiano ha dato a se stesso, giace nel fondo del fondo del suo cuore. Quel che è certo è che sulle ceneri elettorali si è consumato il rapporto fra discepolo e maestro.

La rampante promessa della politica francavillese ha ceduto nel frattempo alle lusinghe di Vitali, che ha assistito sornione al consumarsi di tutta questa vicenda, lanciando la sua profferta al momento opportuno: ossia al momento delle dimissioni di Iurlaro, giunte come il cacio sui maccheroni, per chi gradisce. A Galiano, l’ultima parola, quella che decreterà l’esito dell’ennesima contesa fra Gino e Uccio: accettare la presidenza del consiglio comunale, che vale come professione di fede al Pdl, oppure opporre il gran rifiuto, per fedeltà residua al vecchio maestro. O semplicemente per non iniziare una promettente carriera con lo stigma di voltagabbana. Galiano intanto, che sarà pure giovane, ma pare saperla già lunga, di tessere non ne ha mai sottoscritta nessuna.  Ferrarese docet.

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