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Giovedì, 18 Aprile 2024
Referendum 17 Aprile

La Uiltec è per il "no", e accusa il governo nazionale

"L'Eni è un bene comune…", queste le parole utilizzate dal nostro Presidente del Consiglio Renzi nel corso di un suo intervento a ClasseDem per difendersi dagli attacchi del M5S sulla questione Tempa Rossa

Riceviamo e pubblichiamo una nota del sindacato Uiltec (Unione italiana lavoratori tessile, energia, chimica) di Brindisi, che annuncia il No al referendum del 17 aprile sulla durata delle concessioni petrolifere.

“L’Eni è un bene comune…”, queste le parole utilizzate dal nostro Presidente del Consiglio Renzi nel corso di un suo intervento a ClasseDem per difendersi dagli attacchi del M5S sulla questione Tempa Rossa.

Parole che risuonano come una presa in giro (l’ennesima), visto che da mesi, non solo le Organizzazioni Sindacali, ma tutti i Lavoratori dell’Eni, in tutti i modi hanno cercato di richiamare l’attenzione sua e del suo Governo, su una partita importantissima che rischia di generare lo smantellamento di una delle aziende leader del settore della Chimica Italiana.

Da tempo noi della Uiltec diciamo che l’Eni non è di De Scalzi ne tanto meno della Marcegaglia, ma è del Paese, perché Eni ha fatto la storia dell’industria e ha portato l’Italia con i suoi brevetti e con le sue professionalità in giro per il mondo.

E se per Renzi, l’Eni è un bene comune, per De Scalzi l’Eni non è la Chimica Italiana, così ha dichiarato l’altro giorno in Commissione Senato, quindi è più utile vendere i gioielli di famiglia per fare cassa che investire in nuovi progetti di riconversione necessari per salvaguardare siti e occupazione.

La Uiltec invece ha sempre dichiarato che l’Eni ha un preciso dovere per il nostro Paese e per i suoi dipendenti, ed è quello di ritornare ad essere l’attore principale dell’industria italiana e il volano per una ripresa dello sviluppo economico ed occupazionale.

E se De Scalzi ha ammesso che ancora l’operazione non è conclusa perché il fondo SK Capital non ha ancora fornito le dovute garanzie finanziarie richieste, noi diciamo che c’è ancora il tempo di un ripensamento, ma soprattutto ci sono ancora le condizioni affinchè ci sia un intervento da parte del Governo, attraverso la Cassa Deposito e Prestiti, e conservare così la quota di maggioranza in un eventuale partenariato, necessaria a determinare gli indirizzi economici e di scelte strategiche sui nuovi sviluppi.

Ecco perché noi Organizzazioni Sindacali unitariamente torneremo a scioperare e a manifestare vicino a Palazzo Chigi il prossimo 13 maggio, per far comprendere al Governo e a Renzi quali sono le loro responsabilità e i loro compiti sulle scelte e sulle politiche industriali del Paese, così come d'altronde stanno facendo in queste settimane su un altro aspetto legato dallo stesso filo conduttore: il Referendum sulle Trivellazioni del prossimo 17 aprile.

Anche su questo argomento la Uiltec ha espresso in maniera chiara il suo NO al quesito referendario perché si rischierebbero effetti devastanti sotto il profilo degli investimenti e dell’occupazione ma anche della dipendenza energetica. In questo momento rinunciare a sfruttare le nostre risorse naturali, dagli idrocarburi al gas, con tecnologie compatibili e all’avanguardia, è un segnale negativo sotto l’aspetto economico e di resa della nostra industria.

E’ bene sottolineare, a nostro avviso, che il Referendum non riguarda il divieto di effettuare nuove trivellazioni, che tra l’altro sono già vietate entro le 12 miglia dal comma 17 del decreto legislativo 152, ma stabilisce che gli impianti già esistenti (tre in Puglia, 21 in tutta Italia), continuano ad operare fino ad esaurimento dei giacimenti.

Spiace invece dover constatare ancora una volta, che su questo argomento si sia aperta una ennesima battaglia ideologica e di contrapposizione politica tra alcuni Presidenti delle Regioni (tra cui il nostro), e il Governo Nazionale, che effettivamente una valutazione sulle reali necessità energetiche del nostro Paese.

Tra l’altro gli stessi promotori del Referendum sottolineano che la priorità principale non è il tema ambientale o di inquinamento ma bensì “politico” per dare un segnale al Governo sulle future scelte energetiche.

E questo la dice lunga sull’utilità di questo Referendum e soprattutto sul modo di sviluppare le strategie industriali del nostro Paese che necessitano, a nostro avviso, di una discussione libera da condizionamenti e in particolare supportata da ricerche e studi scientifici.

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