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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

"Il piano di riordino non è mai stato completato: ridotto il diritto alla salute"

Nei Pta di Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico, dei vari servizi annunciati non si vede nulla o quasi. I servizi distrettuali sono pressochè gli stessi di prima

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo una nota di Cgil e Uil, che porta la firma dei segretario generali, rispettivamente Antonio Macchia e Tonino Licchello sul piano di riordino ospedaliero che non ha  "non ha sortito gli effetti sperati soprattutto perché non è mai giunto a completamento" mettendo di fatto a rischio la salute dei cittadini. 

Mentre è in corso presso l’Hotel Internazionale la Conferenza dei Servizi della Asl Br all’interno della quale i relatori illustreranno la rete oncologica, di recente istituita a livello regionale e aziendale, e si parlerà dell’attività di prevenzione rivolta alla popolazione target, siamo costretti a sottolineare che il piano di riordino non ha sortito gli effetti sperati soprattutto perché non è mai giunto a completamento.

Il Regolamento Regionale n.7 del 10.03.2017 , confermato dalla delibera Asl Br di Dipartimentalizzazione dei servizi (n. 884/17) non ha sortito gli effetti sperati perché si è provveduto unicamente a chiudere ospedali, servizi e reparti, aumentando i rischi per la salute dei cittadini.

Molte parole, molti annunci ma nella nostra Asl, dove già si registrava una forte carenza di posti letto nella programmazione, si registra una carenza ancora più grave se vediamo quelli ufficialmente attivi, mentre contemporaneamente si assiste allo sfacelo dei servizi territoriali, non attivati e potenziati come previsto, anzi ulteriormente chiusi e depotenziati, come è accaduto per il Laboratorio di Patologia Clinica distrettuale del “Di Summa” di Brindisi e di altri laboratori che sono stati chiusi e/o depotenziati senza prevedere nemmeno un adeguato numero di centri prelievi con gravi conseguenze per i soggetti più fragili in primis persone anziane e diversamente abili.

E’ difficile comprendere le motivazioni che non hanno reso possibile la contestualità della chiusura di ospedali (Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico ed ancora prima Cisternino e Ceglie Messapica) e reparti e l’attivazione di quant’altro previsto dallo stesso Pro, evitando malesseri ad utenti e ad operatori. Vi è una grave omissione organizzativa del management della Asl Br, una pervicace determinazione a chiudere.

Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico

Nei Pta di Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico, dei vari servizi annunciati non si vede nulla o quasi. I servizi distrettuali sono pressochè gli stessi di prima e di ciò fanno testimonianza le lunghe liste di attesa o peggio ancora l’impossibilità ad avere anche una data di prenotazione in quanto le agende sono illegittimamente chiuse per alcune importanti prestazioni sanitarie. Manca, inoltre, la necessaria attenzione ai bisogni legati all'invecchiamento della popolazione ed alla cronicità, con sviluppo soprattutto di attività di prevenzione e di gestione territoriale e domiciliare, con screening per la popolazione a rischio. Non si ha, sul territorio, la certezza di poter avere garantito un iter diagnostico terapeutico rapido. Così come manca una progettualità volta alla lotta alle dipendenze, non ultima la dipendenza da gioco patologico che sta diventando una vera piaga sociale.

I posti letto

Inoltre si va sotto il numero minimo di posti letto per mille abitanti, con servizi territoriali depauperati di risorse e la reale possibilità di vedere incrementata la pratica dei ricoveri fuori Asl, decontestualizzati dal territorio, dalla famiglia e dalla continuità terapeutica Territorio –Ospedale. Già nel Pro la Asl Br si attesta agli ultimi posti nel calcolo del rapporto in termini percentuali dei posti letto, 1099 totali pubblici e privati accreditati pari al 2,76 x 1000 abitanti (contro la media regionale di 3,7), di cui 0,39 per post-acuzie e 2,37 per acuti, standard che scende ancora di più nella realtà tenendo conto dei posti letto realmente attivati, cosa che al “Perrino” comporta extralocazioni o trasferimenti in altri ospedali. Tali gravi criticità acuiscono  l’iperafflusso di persone al Pronto Soccorso del “Perrino” che si traduce nella esperienza comune della lunga e penosa attesa!

Qualche esempio: all’ospedale Perrino (dove non sono stati attivati reparti specialistici che l’ospedale di Eccellenza dovrebbe avere), Chirurgia Generale  32 posti letto previsti / 24 attivati, Ematologia  20 previsti / 18 attivati, Gastroenterologia 10 previsti / 0 attivati, Medicina Generale 60 previsti / 33 attivati, Ostetricia e ginecologia 50 previsti /42 attivati, Unità coronarica 12 posti letto previsti /8 attivati. 

All’ospedale di Francavilla Fontana (ospedale di Primo livello, attivi i reparti di Cardiologia, Chirurgia gen., Medicina generale, Neonatologia, Ortopedia e traumatologia, Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Unità coronarica, oltre Pronto Soccorso) si segnala la non attivazione di 16 posti letto di Psichiatria, 12 di Oncologia, 8  di Terapia Intensiva. 

All’ospedale di Ostuni (ospedale di Base, attivi i reparti di Chirurgia Generale, Medicina Generale, Ortopedia e Traumatologia, Pneumologia, oltre Pronto Soccorso) non attivati i 20 posti letto di Lungodegenza.

Complessivamente: al Perrino dovrebbero esserci 600 posti letto ma ne risulterebbero attivati 505, all’ospedale di Francavilla Fontana 188 i posti letto previsti ma 76 attivati, ad Ostuni 106 i posti letto previsti e 86 attivati.

Una sottolineatura va fatta anche per la mancata attivazione della seconda Unità Operativa Complessa psichiatrica ospedaliera a Francavilla Fontana, che temiamo non avvenga mai più, nonostante sia prevista dal Pro, forse perché riguarda una fascia debole della popolazione, che non ha voce per farsi sentire e che avrebbe diritto ad 1 posto letto per 10.000 abitanti e non meno di 0,7 (vedi PRO Regione Puglia), mentre sono attivi i soli 15 posti letto al Perrino (ma la situazione diventa poi drammatica se pensiamo che nel territorio Brindisi /Taranto vi sono solo due Spdc!).

Ridotto il diritto alla salute

A questo aggiungasi che non ci sono dati qualitativi, né epidemiologici, né correlazione con dati degli ospedali delle Asl viciniori, né con le strutture private, né con i dati sulla mobilità passiva sia intra che extraregionale, tantomeno correlazione con la spesa pro-capite per le cure private, non c’è relazione con i dati relativi al ricorso ai medici di base, ecc. Insomma non si riesce a capire se sia stata ottimizzata l’offerta di servizi sanitari o se è stato ancor più ridotto il diritto alla salute al di sotto dei livelli minimi di assistenza.

Carenze nelle dotazioni organiche e tecnologiche

L’aria di emergenza urgenza sanitaria richiede, poi, una attenta riqualificazione e riconversione, all’interno appunto di una organizzazione dipartimentale (118, Pronto Soccorso, Punti Primo Intervento, Guardia Medica) e di rete che è cerniera tra territorio e servizi ospedalieri. Va inoltre segnalato come vi siano carenze nelle dotazioni organiche e tecnologiche anche nell' ospedale di eccellenza “Perrino”, tanto che ad esempio funziona solo parzialmente la Radiologia interventistica, come evidenziato nella nota della Direzione dello scorso 25 novembre in cui si segnala “il guasto irreparabile dell’Angiografo” e la conseguente necessità di trasferire con immediatezza i pazienti  presso altra Stroke Unit disponibile (in primis Lecce o Taranto), oppure spesso si devono registrare guasti alla Tac che costringe i pazienti ricoverati presso il Perrino ad effettuare gli esami in altri ospedali.

Pertanto, chiediamo che vi sia chiarezza e trasparenza sui servizi attivati, rinunciando alla politica delle promesse e degli annunci, che creano ulteriore malessere organizzativo. Chiediamo una assunzione di responsabilità che vada verso la soluzione dei problemi, non verso la mera chiusura o non attivazione di servizi, cosa che non richiede particolari capacità manageriali che invece sono richieste ad un Direttore Generale e al suo management, che dovrebbero risolvere e non aggravare la già precaria situazione del servizio sanitario, in particolare pubblico, nel nostro territorio. 

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