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Salute

Intervista con il Dottor Alessandro Testori, specialista in chirurgia generale, esperto in melanoma e tumori della pelle

Offrire un aggiornamento sulle novità terapeutiche che hanno rivoluzionato molte fasi della cura del melanoma e dei tumori cutanei e creare un network di collaborazione tra medici con differenti ruoli tra chi deve gestire i pazienti nelle fasi legate alla quotidianità e chi invece può essere coinvolto soprattutto nei momenti in cui fosse necessario un input super specialistico. Questi gli obiettivi del convegno medico “Melanoma e tumori cutanei: dalla diagnosi alle terapie innovative” che si terrà il 30 novembre pv presso la Tenuta Moreno a Mesagne (BR). Nel corso della discussione - alla quale saranno presenti diversi esperti - verranno approfondite le fasi iniziali legate alla diagnosi precoce dei tumori cutanei e le modalità terapeutiche atte a raggiungere obiettivi sfidanti come evitare amputazioni o demolizioni di parti importanti del volto mediante trattamenti integrati locoregionali come la perfusione ipertermica antiblastica in circolazione extracorporea e l’elettrochemioterapia. Inoltre, nel corso del meeting, verranno presentati i risultati delle cure del melanoma avanzato con terapie target e immunoterapia, che hanno permesso di accantonare l’ormai obsoleta chemioterapia e le novità sulla cura dei tumori cutanei non melanoma su cui finalmente la ricerca scientifica e internazionale sta prestando adeguata attenzione. 

Uno dei principali relatori del convegno, il dottor Alessandro Testori, Specialista in Chirurgia Generale, Esperto in Melanoma, Tumori della Pelle, Sarcomi dei Tessuti Molli e Chairman Gruppo Chirurgico EORTC Melanoma Group Brussels, ci dà qualche anticipazione.

Quali sono gli attuali dati di incidenza del melanoma nella popolazione italiana rispetto al passato?

L’incidenza del melanoma in Italia, come in gran parte dell’Europa, sale in percentuale elevata ed è la più importante dopo il tumore al polmone femminile: in Italia si diagnosticano 12.000 nuovi casi all’anno contro la metà di 30 anni fa.

Quali sono le regioni italiane maggiormente colpite da queste patologie? Si può ipotizzare il perché? 

Il Nord-Est: cute chiara ed esposizione solare nei primi 20 anni di vita. L’incidenza al Sud è inferiore ma la Sicilia, ad esempio, risente delle influenze genetiche Normanne per cui le percentuali sono differenti a seconda del colore della cute.

Laddove si registri un aumento dei casi di melanoma e tumori cutanei quali potrebbero essere le cause di questa variazione? 

La prima causa, appunto, è l’esposizione al sole nelle differenti fasce d’età: primi 20 anni per il melanoma, e tutta la vita per gli altri epiteliomi.

Quali sono i dati di sopravvivenza con le attuali terapie?

La gestione della fase chirurgica sta mantenendo il risultato di curare il 70-80% dei pazienti con un approccio sempre meno invasivo, ma le nuove cure sono in grado di guarire il 40% dei pazienti con malattia avanzata contro il 5% di 10 anni fa.

Qual è l’attuale strategia più efficace per aggredire un melanoma allo stadio avanzato? Sono state scoperte nuove molecole? 

Sì, in primis anti PD-1 e anti CTLa-4, poi anti BRAF e anti MEK. Ogni giorno proponiamo progetti innovativi con nuove combinazioni terapeutiche.

Quanto è ancora lontana, secondo lei, la vittoria finale su questa insidiosa malattia? 

Non so se si raggiungerà mai il 100% di guarigione della malattia avanzata, ma il futuro sicuramente sarà in grado di offrire sempre più nuovi farmaci. Non va però dimenticata l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce: guardiamo l’Australia: per la prima volta con la prevenzione all’eccesso di esposizione al sole, si registra un calo di incidenza del melanoma nelle nuove generazioni.

In che modo si potrebbe ottenere un risparmio nella spesa pubblica sanitaria nazionale per il trattamento di queste patologie?

Questi temi di tipo socio sanitario vanno sviluppati in ambito globale. È ben noto che se spendi 1 € in prevenzione ne risparmi molti di più che si spenderebbero per successive cure.

E proprio in tema di prevenzione e diagnosi precoce di queste patologie, il Sud com’è posizionato? Il progetto che presentate al convegno di venerdì a Mesagne (BR) come può migliorare concretamente lo scenario regionale? 

Coordinare la gestione dei pazienti è solo un atto organizzativo ma è ben dimostrato che la gestione multidisciplinare aiuta enormemente a migliorare la qualità dei servizi offerti alla popolazione dei pazienti neoplastici che in caso contrario sarebbero in balia di loro stessi. Il progetto che presentiamo si propone di coordinare gli aspetti diagnostici e quelli terapeutici nella cura dei tumori della pelle, rafforzando la collaborazione tra i medici di famiglia e i dermatologi presenti sul territorio e gli specialisti ospedalieri. In particolare, con il patrocinio della Regione Puglia, si vuole attivare una collaborazione tra i medici del territorio e gli Ospedali di Francavilla Fontana e di Taranto. Un primo nella direzione di programmare nuovi momenti di incontro e di sinergia tra strutture ospedaliere e medici territoriali.

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