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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Sanità: piccolo passo avanti per la Puglia, promozione ancora lontana

I dati di Demoskopika. La nostra regione lascia la fascia di quelle "malate" ma resta in quella delle regioni "influenzate"

“Lo avevo detto che le cose della sanità pugliese erano in leggero ma evidente miglioramento. Bene così, continuiamo ad andare avanti nel percorso di costruzione della ‘buona sanità’ che abbiamo intrapreso sin dal 2015. L’obiettivo resta quello di potenziare ancora i nostri sistemi sanitari, rendendoli sempre più efficaci e migliorando le prestazioni. Siamo insomma sulla buona strada anche se c’è ancora molto da fare. Essere usciti dalla zona retrocessione e riuscire a collocarci a metà classifica è davvero uno straordinario risultato".

"Ma per portare la Puglia ad essere tra le migliori regioni del Paese per quanto riguarda la sanità, dobbiamo impegnarci tutti. Io vi assicuro che la cura verso i cittadini pugliesi è e continuerà ad essere una delle priorità politiche del nostro mandato insieme con il lavoro che dobbiamo fare affinché i risultati ottenuti siano percepiti in maniera tangibile da tutti i pugliesi”.  

E' questo il commento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a proposito dei dati relativi dello studio dell’Istituto Demoskopika sull’IPS, l’Indice di Performance Sanitaria, realizzato per il terzo anno consecutivo. "Dati che fanno della Puglia la regione del Sud con la migliore perfomance. La Puglia ha migliorato la sua condizione rispetto all'anno precedente, lasciando l'area dei sistemi sanitari locali più sofferenti".

Conferenza stampa Emiliano Ruscitti su sanità-2

Se si considera però che la Puglia è ancora la regione del Sud trainante per innovazione, supporto alle nuove iniziative industriali, legislazione avanzata (un processo avviato con le due amministrazioni Vendola e riconosciuto dai principali osservatori economici italiani ed europei), il fatto che per performance della sanità navighi invece nella fascia dove Demoskopika colloca le realtà territoriali "influenzate" (era in quella delle regioni "malate"), dimostra che in questo settore le cosiddette buone pratiche sono ancora insufficienti, e non uniformemente diffuse, ed hanno sempre una marcia più bassa di quella di altri settori.

Del resto, è molto difficile convincere che le cose stiano migliorando, ad esempio, i cittadini della provincia di Brindisi dove la sanità è afflitta da una carenza evidentissima di posti letto, dove il sistema del pronto soccorso non funziona per carenze strutturali  e organizzative, e dove in quello che viene considerato un ospedale di eccellenza per anni non hanno funzionato gli ascensori, ed in questi mesi i pazienti sono costretti a lavarsi con le bottiglie di acqua minerale, e dove le liste di attesa per le prestazioni diagnostiche e specialistiche continuano a essere troppo lunghe.

Per non parlare degli organici degli infermieri professionali, delle carenze di operatori socio-sanitari e delle vertenze aperte sul destino dei servizi ausiliari. Demoskopika, peraltro, attribuisce la migliore performance al Sud anche a Basilicata e Abruzzo, mentre resta mollto alto il dato della migrazione verso strutture sanitarie pubbliche del Centro e soprattutto del Nord Italia, non solo per la qualità delle prestazioni (ci sono ottimi medici anche negli ospedali meridionali), ma anche per la brevità delle attese. Demoskopika dice anche questo.

L'indagine di Demoskopika

Nel 2017 ben 13 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per motivi economici, per le lunghe liste di attesa o perché non si fidano del sistema sanitario della loro regione. Oltre 320 mila “viaggi della speranza” dal Sud con bilanci in rosso per ben 1,2 miliardi di euro. Cresce la “democrazia sanitaria”: 357 milioni di euro pari ad un incremento del 15% rispetto al 2016. Litigare nel comparto sanitario è costato quasi 500 mila euro al giorno. Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio (nella foto sotto, da destra Massimo Giordano, Raffaele Rio e Nino Floro): «Razionalizzare la mobilità senza prima valorizzare le strutture sanitarie al Sud minerebbe il diritto alla salute principalmente dei cittadini meridionali». È quanto emerge dall’IPS, l’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il secondo anno consecutivo, dall’Istituto Demoskopika.

da destra Massimo Giordano, Raffaele Rio e Nino Floro-2

È l’Emilia Romagna, la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, strappando la prima posizione al Piemonte, mentre Sicilia e Molise si collocano in coda tra le realtà “più malate” del paese. In totale sono sei le realtà territoriali definite “sane”, nove le aree “influenzate” e cinque le regioni “malate”. Crolla il Piemonte che precipita di ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, collocandosi nell’area delle regioni “influenzate”.

Entrano, inoltre, nell’area delle realtà sanitarie d’eccellenza, Marche, Veneto, Toscana e Umbria. Al Sud la migliore perfomance spetta alla Puglia, all’Abruzzo e alla Basilicata che migliorano la loro “condizione”, rispetto all’anno precedente, lasciando l’area dei sistemi sanitari locali più sofferenti. La Calabria abbandona, per la prima volta, l’ultima posizione tra le realtà “malate” collocandosi immediatamente al di sopra di Sicilia e Molise.

Nel 2017, inoltre, ben 13,5 milioni di italiani, pari al 22,3%, hanno rinunciato a curarsi per motivi economici, per le lunghe liste di attesa e perché, non fidandosi del sistema sanitario della regione di residenza, non hanno potuto affrontare i costi della migrazione sanitaria ritenuti troppo esosi. Un comportamento ancora significativamente preoccupante nonostante una rilevante contrazione rispetto al 2016 pari all’11,8%.

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