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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La persecuzione del popolo ebraico: una vergogna figlia dell'indifferenza

L'Itt Giorgi ha ospitato un incontro su una delle pagine più buie della storia dell’umanità. Presenti esponenti della comunità ebraica

BRINDISI - Il 27 Gennaio 1945, giorno in cui la 60esima armata dell’esercito sovietico abbatté i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, si aprirono gli occhi del mondo su una delle pagine più buie della storia dell’umanità.  Si ebbero le prove dell’eliminazione sistematica di un popolo attraverso metodi deviatamente scientifici, basati sull’odio cieco. Un meccanismo tanto crudele quanto misterioso della mente umana.

La memoria è il miglior antidoto contro il ritorno di certi veleni, contro il ripetersi della sofferenza di un popolo, di fratelli che sono stati privati della propria dignità e, in milioni, della propria vita. Ma la memoria è debole se non stimolata, e vittima potenziale di banalizzazione e dimenticanze colpevoli.

Per evitare questo errore, al ITT “Giorgi” sono intervenuti i rappresentanti locali delle Istituzioni nelle figure del Prefetto di Brindisi, Valerio Valenti, il Sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, assieme al Questore di Brindisi, Maurizio Masciopinto, e il Comandante Prov.le dei Carabinieri di Brindisi, Giuseppe De Magistris.

Oltre alle figure citate, gli allievi dell’Istituto hanno ascoltato le toccanti parole di Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, a Riccardo Pacifici, Executive Board Israeli Jewish Congress. Il messaggio tramesso dagli ospiti è stata la secca condanna dell’Indifferenza, atteggiamento colpevole presente anche ai giorni d’oggi nel momento in cui si decide di voltare la testa dall’altra parte davanti ad episodi spiacevoli, se non addirittura criminosi. 

Del resto, illustri personaggi della nostra storia, come Dante, ed importanti figure moderne quali Martin Luther King ed Antonio Gramsci, hanno condannato l’ignavia poiché la vita è azione, è lotta, mentre l’indifferenza rappresenta fedelmente un virus da debellare: il peso morto della storia.

Dalle parole di Ruth Dureghello e Riccardo Pacifici emergono le atrocità della persecuzione ai danni del popolo ebraico, oppressione che trovò il suo culmine in Italia con le leggi razziali. La privazione del proprio status di cittadino e del proprio lavoro, i rastrellamenti di Roma e le tristi deportazioni verso il campo di sterminio di Auschwitz, che partirono dal binario 21 della stazione di Milano tra il 1943 e il 1945, costituiscono la vergona indelebile della nostra storia. 

Colpe condivise da gran parte della popolazione, la quale decise di ignorare quanto stava accadendo, spinta da malsani spiriti nazionalistici che ebbero l’epilogo che tutti conosciamo. “Belva umana!” cantano i ragazzi del Giorgi, intonando un canto per la giornata intitolata “Il male oscuro dell’indifferenza”. Una belva, la follia umana, che accompagna le tristi note di un vento che porta via tutto, sogni e vite, trasformandole in quella cenere che si è liberata non solo sui tetti di Auschwitz, Sobibór o Treblinka, ma sull’intera Europa.

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