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Venerdì, 19 Aprile 2024
Scuola

Premiato il corto su Bartali di una classe del liceo musicale Durano

Memoria, democrazia, libertà, futuro, giovani. Queste le parole chiave che hanno ispirato la realizzazione di un cortometraggio sul grande ciclista italiano

BRINDISI - Quando hanno realizzato il cortometraggio su Gino Bartali, erano ancora in terza, ora sono in quarta (la IV M), e questi studenti del Liceo musicale Durano di Brindisi fanno sapere che il loro lavoro ha ottenuto un meritato successo. Nel testo che ci hanno inviato, c'è anche un pezzo dell'Italia che si è coperta di onore e di riconoscenza internazionale. Grazie anche all'indimenticabile ciclista toscano, "Giusto tra le nazioni". Di questi tempi, tutto ciò fa bene e serve a mantere gli occhi sulla bussola della storia. Pubblichiamo volentieri la lettera della IV M del Durano.

Memoria, democrazia, libertà, futuro, giovani. Queste le parole chiave che hanno ispirato la realizzazione di un cortometraggio sul grande ciclista italiano. Nell’àmbito delle numerose iniziative condotte dal Ministero dell’Istruzione per i settanta anni della Costituzione e gli ottanta anni dalle leggi razziali, la classe III del Liceo Musicale Durano (ormai promossa al quarto anno) ha sviluppato un progetto che ha portato non poche soddisfazioni.

Gli studenti hanno infatti ricevuto il plauso di ben due giurie, quella del Concorso Senza memoria non c’è futuro, promosso dal Segretariato generale della Giustizia Amministrativa di concerto col MIUR (che ha inviato dei prestigiosi attestati di partecipazione) e quella della FEDIC Scuola Film Festival (Federazione italiana dei cineclub), dove il filmato è risultato finalista. Mettendo insieme competenze informatiche, musicali, linguistiche, storiche, di cittadinanza e costituzione (indirizzo fortemente voluto e valorizzato dal PTOF d’Istituto), gli studenti hanno potuto produrre un video che racconta una storia italiana, di un grande Italiano.

La classe III del Liceo Durano di Brindisi-2

Come tutti sanno, infatti, Ginettaccio è stato un eroe simbolo della storia del ciclismo italiano e mondiale, in sella per quasi vent’anni. Vent’anni di salite e di successi, duelli e vittorie (nel suo palmarès 3 giri d’Italia, 2 Tour de France, oltre 100 vittorie in competizioni nazionali ed internazionali) che lo hanno fatto diventare protagonista indiscusso della memoria collettiva italiana con centinaia di libri, articoli, interviste, canzoni a lui dedicati, come racconta la prima parte del video, sulle note di Paolo Conte.

Quello che è forse meno noto è che Bartali non è stato solo un eroe del ciclismo. A partire dal 1939 (ha 24 anni ed è già famoso) nonostante fossero già in vigore le leggi razziali, il ciclista toscano sale in bici all’alba e rincasa a Firenze a tarda sera. Dice di continuare ad allenarsi sulle lunghe distanze. In realtà, non corre per un trofeo, corre per salvare la vita a centinaia di ebrei. In seguito alla proposta del cardinale Dalla Costa di Firenze, Bartali divenne il postino segreto dell’organizzazione clandestina di soccorso ai profughi ebrei.

Gino Bartali nel Giardino dei Giusti-2

Come sportivo famoso e amato aveva un’ottima copertura: ma sapeva bene di rischiare la vita. Bartali non esitò: e da allora cominciò il suo andirivieni tra Umbria e Toscana, superando pattuglie e posti di blocco con un carico di documenti contraffatti nascosti nel telaio della bici. Foto e documenti che sarebbero diventati false carte d’identità, ma vere fonti di salvezza per tante persone. Soprattutto il tragitto Firenze-Assisi: 175 chilometri, la strada della salvezza per molti ebrei che scamperanno all’incubo della deportazione nei campi di sterminio.

Bartali non fece propaganda del suo gesto, tenendolo nascosto alla stessa moglie e figli. Il mondo è venuto a sapere del suo enorme coraggio soltanto un decennio dopo la sua morte, anche grazie alle testimonianze di alcuni dei sopravvissuti che devono a lui la vita (il bene si fa, ma non si dice. Certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca, come scandiscono i ragazzi nel video). Nel 2013 è stato nominato “Giusto tra le nazioni” per aver salvato almeno 800 ebrei durante l’occupazione nazista in Italia e cinque anni dopo “Cittadino onorario postumo di Israele” dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la memoria della Shoah di Israele. In suo onore, il 4 maggio 2018 il Giro d’Italia è partito da Israele. 

Raccontare lo “Schindler” italiano ha rappresentato per questi ragazzi la possibilità di toccare con mano la caratura morale e il coraggio civile dell’Italia buona. L’Italia di cui vogliamo e dobbiamo serbare memoria.

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