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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Non solo viaggi, anche opere d'arte e auto con i soldi della Processi Speciali

In carcere tre persone, altre quattro indagate per reati fallimentari e truffa ai danni dello Stato: l'inchiesta della guardia di finanza dopo il fallimento della società

BRINDISI - Viaggi in disparate e rinomate località vacanziere, auto di lusso, abbigliamento e opere d'arte: una parte delle risorse societarie della Processi Speciali srl (fallita nel 2018) era destinata a spese non propriamente aziendali, stando alla ricostruzione degli investigatori. Oggi, martedì 25 maggio 2021, sono state arrestate tre persone. Si tratta del 48enne Antonio Ingrosso, di Brindisi, assessore allo Sport del Comune di Brindisi fra il 2014 e il 2015, del 36enne Flavio Elia, di Lecce, e del 73enne Vincenzo Ingrosso, di Brindisi, padre di Antonio. Quest'ultimo è ristretto in regime di domiciliari, gli altri due sono stati condotti in carcere. I tre indagati sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Brindisi, Maurizio Saso. 

L'arresto dei tre imprenditori

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Negro e dirette dal sostituto procuratore Luca Miceli, sono state condotte dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, al comando del tenente colonnello Gabriele Gargano. Altre quattro persone risulatano indagate: sono Andrea Ingrosso (brindisino di 48 anni), Alessandro Ingrosso (brindisino di 44 anni), Alberto Ingrosso (brindisino di 33 anni) e Luisa Palazzo (45 anni, nata a Galatina). Per gli inquirenti, le condotte degli indagati vanno verso due direttrici: "Il continuo sperpero di risorse societarie per finalità lucrative personali, completamente avulse dagli scopi sociali", si legge nell'ordinanza del gip. La seconda: "Il totale svuotamento del complesso aziendale trasferito in blocco, con due contratti di fitto di ramo d'azienda, a un'altra società risultata essere la continuazione (in un primo momento, senza debiti) della fallita, con l'effetto di spogliare scientemente i creditori della garanzia patrimoniale e di continuare a svolgere indisturbati l'attività economica in spregio ai creditori, in particolare l'Erario". Questa seconda società è la Manufacturing Process Specification srl, "duplicato" della fallita Processi Speciali srl.

Rimborsi & vacanze

Vincenzo Ingrosso è il patriarca, poi ci sono i figli. Le attenzioni degli investigatori si concentrano su Antonio e Andrea. Si legge nell'ordinanza: "E' evidente che la Processi Speciali srl, ricorrendo all'espediente dei rimborsi spese, ha provveduto a trasferire liquidità dai propri conti aziendali su quelli dei figli dell'amministratore, provvedendo in questo modo a distrarre risorse, quantificate" in 214mila euro e spicci (Antonio Ingrosso) e più di 87mila euro (Andrea Ingrosso). Per gli investigatori questi ultimi due utilizzavano la carta di credito aziendale - era in uso a Vincenzo Ingrosso, ma loro erano procuratori speciali - per effettuare l'acquisto di beni e servizi di natura personale. Gli acquisti sono stati registrati presso rinomate località di vacanze. In inverno, a Courmayeur, Chatillon, Cortina d'Ampezzo, Madonna di Campiglio, peraltro a ridosso delle festività natalizie; e ancora: Honolulu, le isole Tremiti. Dal 2012 al 2017 le due carte di credito aziendali sarebbero state utilizzate per effettuare pagamenti di biglietti aerei, soggiorni in hotel, di conti dei ristoranti presso rinomate città, italiane ed estere: Roma, Milano, Napoli, Acireale. E ancora Cina, Brasile, Francia, Dubai, Germania, Spagna, Israele. E' un reato visitare questi posti? No, peccato che per gli investigatori pagasse tutto la Processi Speciali srl, per scopi non propriamente "aziendali".

Vestiti & auto

Antonio Ingrosso ha utilizzato negli anni un'Audi Q7 e una Mercedes S350; anche i fratelli non disdegnavano le Audi: A1, A4, A5, A7, R8. E anche una Jaguar F Type. L'autoparco della famiglia Ingrosso è definito "ricco e dispendioso", specialmente per le casse della Processi Speciali srl, dato che per gli investigatori le auto in leasing erano a spese della società, poiché i versamenti che i fratelli avrebbero dovuto effettuare per i canoni di locazione mensile delle autovetture non risultano effettuati, ma solo contabilizzati. Altri pagamenti, sempre con denaro aziendali, per i finanzieri risultano effettuati presso negozi di abbigliamento o scarpe. Nell'ordinanza c'è scritto: "Sono contabilmente documentati anche acquisti di vari capi d'abbigliamento presso un noto negozio di rinomate maisons di abbigliamento a Brindisi addebitati alla Processi Speciali srl per importi che, negli anni 2013 e 2014, ammontano rispettivamente a 15.600 euro e 4.360 euro". C'è un acquisto in particolare che attrae l'interesse degli investigatori: sono cinque capi d'abbigliamento acquistati da Vincenzo Ingrosso. Cinque come i suoi cinque figli. Questo acquisto sarebbe stato effettuato per finalità famigliari, ma con soldi aziendali.

Le opere d'arte

Un capitolo a parte lo merita la passione di questa famiglia per le opere d'arte. Mentre nel 2017 alcuni lavoratori della Processi Speciali srl davano vita a un sit in di protesta davanti alla sede dell'azienda, contro la mancata corresponsione di alcune mensilità e di altre spettanze, per gli investigatori alcuni indagati distraevano dal patrimonio della società più di 200mila euro per l'acquisto di opere d'arte. Scrive il gip che più che per la passione di Antonio Ingrosso che per motivazioni squisitamente aziendali, la Processi Speciali srl annoverava nel proprio patrimonio quadri e litografie, che tra l'altro sono state rinvenute solo in parte dal curatore fallimentare in occasione dell'inventario. Il curatore fallimentare ha rinvenuto solo sette delle 19 opere d'arte elencate da Vincenzo Ingrosso, anzi: nel verbale sono riportati quadri che non figurano nell'elenco. Chiosa il gip, parlando di "movimentazioni", cioè di acquisti e vendite, nella migliore delle ipotesi o, peggio, "non è da escludere neanche l'ipotesi che le opere d'arte siano state occultate o sostituite". C'è sotto la lente di ingrandimento un episodio, risalente al maggio 2020. La famiglia Ingrosso desta le attenzioni della polizia di Stato, per un altro procedimento, in materia di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, vengono sequestrate alcune opere d'arte a Vincenzo Ingrosso. Tra queste, un quadro che doveva essere della Processi Speciali slr. Non solo: pochi giorni prima dell'intervento degli agenti, dunque nel maggio 2020, alcuni quadri sarebbero stati spostati in un'altra casa. Protagonisti: Antonio Ingrosso e la moglie Luisa Palazzo. Caricano in auto i quadri. Una vicina si interessa alla scena e chiede loro lumi. Risposta: dobbiamo dipingere casa. La vicina, di rimando: "Non c'è bisogno, con tutti i quadri che avevi...", di fatto smascherandoli. I due coniugi una volta in auto, commentano: "Ovviamente i c... loro le persone non se li fanno mai".

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