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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Frammenti di anfore fenicie e romane trovati nel mare di Brindisi

La scoperta della Capitaneria di porto nello specchio d’acqua antistante il lido Oktagona: impegnati anche i sommozzatori di San Benedetto del Tronto, già avvisata la Soprintendenza. Ordinanza di interdizione fino al 15 luglio

BRINDISI – (Articolo aggiornato alle 18.25 del 24 giugno 2019) I fondali del mare di Brindisi regalano sorprese interessanti per la Soprintendenza archeologica, come frammenti di anfore che risalgono all’epoca fenicia e a quella romana, stando alle prime verifiche. I “Cocci” sono stati scoperti nei giorni scorsi dalla Capitaneria di porto nello specchio d’acqua antistante il lido Oktagona, lungo la costa a Nord della città.

Il ritrovamento

I militari della Capitaneria erano impegnati in “attività istituzionali” legate al controllo e alla tutela del fondale marino, avviate anche in corrispondenza dell’arrivo a Brindisi del pattugliatore d’altura Ubaldo Diciotti, nell’ambito della campagna Plastic Free. L’avvistamento di pezzi che sembravano appartenere a vasi antichi è avvenuto nel corso dei prelievi di campioni di acqua. Fondale limpido, mare cristallino. I cocci erano più o meno a cento metri di profondità. Come da protocollo, il comandante Giovanni Canu ha informato l’architetto Maria Piccarreta, dirigente della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Lecce, Taranto e Brindisi, ed è stato deciso di procedere al recupero di tutto il materiale rinvenuto. (Nella foto accanto il comandante della Capitaneria, Giovanni Canu)

L’ordinanza di interdizione

Per consentire lo svolgimento delle operazioni, il comandante Canu ha firmato un’ordinanza di “interdizione dello specchio acque antistante il lido Oktagona Beach” fino al 15 luglio prossimo. Il provvedimento è stato firmato lo scorso 19 giugno, tenuto conto della necessità di “garantire la pubblica incolumità, la sicurezza della navigazione e  la salvaguardia della vita umana in mare”. Copia dell’ordinanza da oggi è affissa all’albo del Comune di Brindisi.

Fino a metà luglio i militari della Capitaneria saranno impegnati con “unità navali e con il personale del nucleo sommozzatori”. E’ stato chiesto l’intervento del gruppo di stanza a San Benedetto del Tronto.

Più esattamente la fascia di mare interdetta è quella “esterna ai gavitelli di colore rosso che individuano la zona riservata alla balneazione di fronte al lido Oktagona, avente larghezza di cento metri e una profondità di cento”, si legge. Non sarà possibile, quindi, fare bagni, navigare, sostare o ancora qualsiasi imbarcazione. Così come non sarà possibile svolgere “attività subacquea o di superficie e ogni altra connessa i pubblici usi del mare”.

Le epoche storiche

Stando a quanto si apprende, le prime analisi svolte nei laboratori della Soprintendenza hanno confermato che si tratta di frammenti risalenti a epoche diverse, da quella fenicia a quella romana. Sarebbero stati trovati anche frammenti di età successiva, a conferma di quanto sia ricco di storia anche il fondale marino di Brindisi.

La scoperta più importante risale a 27 anni addietro, quando un gruppo di appassionati di pesca subacquea scoprì alcuni bronzi nelle acque di Punta del Serrone. Era l’estate 1992. Complessivamente sino al mese di settembre di quell’anno furono trovati 700 frammenti di bronzo. Non è da escludere che l’attività tuttora in corso della Capitaneria e dei sommozzatori porti ad altre scoperte.

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Concluse ricerche e recuperi tra Punta del Serrone e Guaceto

La Capitaneria di Porto invece fa sapere che sono state intanto concluse le ispezioni e i recuperi di reperti sui fondali compresi tra Torre Guaceto e Punta del Serrone, anche in questo caso con l’ausilio dei propri mezzi e dei subacquei del Nucleo Sommozzatori di San Benedetto del Tronto. La bonifica dell’intera area ha portato al recupero di 25 (venticinque) frammenti ceramici di anfore di varia forma; di un'anfora con anse senza fondo; di tre colli di anfore con anse; di uncollo di anfora con ansa; di una parte di anfora, con collo, anse e pancia; di un piede di anfora con frammento pancia facente parte dell’anfora precedente; di un frammento di fondo di piatto; di tre colli di anfore con anse; di un frammento di collo di anfora senza ansa; di un frammento di fondo di anfora e di una bigotta con landa di una nave a vela.

Video: i subacquei della Guardia costiera in azione

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Tali reperti risalgono ad epoche differenti; i più antichi si possono datare a partire dal II secolo avanti Cristo fino all’epoca tardo imperiale. Con la supervisione della Soprintendenza archeologica e Belle Arti delle Provincie di Brindisi, Lecce e Taranto sono state avanzate varie ipotesi ancora sotto indagine. Di particolare importanza è stato il ritrovamento di pezzi di un’anfora di Forlimpopoli, testimonianza dei numerosi scambi commerciali di quella antica città con il Salento. Da ultimo, ma non per rilevanza, è stata trovata una bigotta con landa di una nave a vela molto probabilmente riconducibile ad un relitto del 1600.

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Tutto il materiale è stato temporaneamente affidato alla Capitaneria di Porto di Brindisi, per il successivo trasferimento alla Soprintendenza. L'operazione di ritrovamento dei giorni scorsi rappresenta, in sintesi, l'attenzione e l'impegno quotidiano che il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera rivolge nel contesto della tutela del patrimonio storico-archeologico nazionale, anche ai sensi del Decreto Ministeriale 12 luglio 89 “Disposizioni per la tutela delle aree marine di interesse storico, artistico o archeologico” che attribuisce al Corpo proprio questa competenza in mare.

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