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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Immunità di gregge: un dibattito basato sul nulla

Ancora incerta la durata dell'immunità creata dal vaccino. Invece di andare dietro ad un’araba fenice, si indirizzi finalmente la campagna vaccinale per limitare i decessi e la pressione sulle strutture sanitarie. In Puglia in una settimana aumentati del 30 percento i posti occupati in terapia intensiva

Da quando ha avuto avvio la campagna vaccinale affascinano sempre più le discussioni sull’immunità di gregge che, a sentire taluni, rappresenta l’obiettivo primario cui mirare per lasciarsi alle spalle questo periodo tormentato. Sbaglierò ma mi pare un dibattito da parata, basato sul nulla. Come si sa, il meccanismo dell’immunità di gregge si ottiene in una popolazione in cui la maggioranza degli individui, resa immune dal vaccino, riesce a limitare la circolazione dell’infezione proteggendo così anche chi non è vaccinato. A livello teorico, tutto appare semplice; nella pratica però bisognerebbe innanzitutto essere in grado di stimare l’entità di quella maggioranza utile ad innescare il meccanismo, e, una volta ricavata tale percentuale, sapere anche quanto dura la protezione del vaccino. 

Se la protezione ottenuta dal vaccino fosse duratura, l’immunità di gregge è solo un problema di tempo in quanto, andando avanti nelle vaccinazioni, prima o dopo si consegue. I problemi nascono quando l’immunità creata dal vaccino ha una durata limitata perché, in tale evenienza, quella ipotetica maggioranza dovrà essere vaccinata entro quel ben determinato limite di tempo per conseguire il risultato voluto. 

Grafico 3, terapie intensive Puglia-2

Allo stato attuale, però, non sappiamo bene quale sia la quota minima necessaria per far scattare il meccanismo e, quel che è peggio, nessuno è in grado di stimare la risposta immunitaria che otterremo con i vaccini utilizzati. Quindi, ora come ora, salvo non si facciano conteggi “a muzzo”, non conosciamo le entità in gioco. C’è quindi da chiedersi se sia utile di mettersi a discutere di qualcosa di cui non si sa neppure come realizzare. Per questo, invece di andare dietro ad un’araba fenice, che pare avere l’unico scopo di depistare ed indurre a fare vaccinazioni in maniera indiscriminata e ad usum Delphini, forse sarebbe il caso di indirizzare finalmente la campagna vaccinale per limitare i decessi e la pressione sulle strutture sanitarie, come s’era deciso inizialmente.

Il limitato numero di vaccinazioni fatte, e la circostanza che non si sia in possesso di dati disaggregati, non consente di trarre conclusioni su un eventuale riverbero della campagna vaccinale sui dati della Puglia. Tuttavia c’è da notare che rispetto alla data di avvio del piano vaccinale i decessi ed i dati clinici sono in netto peggioramento. Soprattutto è aumentata notevolmente la pressione sulle strutture sanitarie, in particolare in quest’ultimo periodo.

Grafico 2, ricoverati con sintomi Puglia-2

I grafici proposti indicano chiaramente questo stato di evidente disagio. Da far accapponare la pelle l’andamento dei posti occupati in terapia intensiva (grafico 3) che, dopo un lungo periodo di stabilità entro i limiti critici, hanno subito un repentino incremento proprio in concomitanza del cambio di colore da giallo a rosso, tanto da fare riscontrare un aumento addirittura del 30%. Anche i nuovi positivi (grafico 4) sono in netto aumento dal primo gennaio, ed anch’essi in netta risalita proprio nelle ultime settimane.

Grafico 4, nuovi casi di positività Puglia-2

Certo, come già detto, la campagna vaccinale ha interessato una quota troppo limitata della popolazione per rendere disponibili informazioni attendibili. Tuttavia, lo stesso fatto che non si evidenzi neppure il più lontano beneficio, potrebbe essere di per sé un’indicazione di massima che, contrariamente alle parole di circostanza, non sono di sicure le categorie più a rischio ad essere state sinora le più salvaguardate. Sorge pertanto il lontano sospetto che, anche in Puglia, come nel resto del Paese, non si stia sfruttando nel migliore dei modi l’unica carta consistente di cui disponiamo per contrastare i danni creati dall’epidemia.

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