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Sacra Corona: tanti i colpi subiti, ma i boss continuano a comandare dalle celle

La relazione della Direzione investigativa antimafia, lo spaccato del primo semestre del 2020: droga, estorsioni e lockdown

BRINDISI - Droga, naturalmente. Che arriva a fiumi dall'Albania e da altri canali. Estorsioni, disponibilità di armi e intimidazioni. E ancora: boss storici che continuano a comandare dal carcere, nonostante i duri colpi inferti da forze dell'ordine e magistratura. E' lo spaccato del territorio brindisino che emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia, primo semestre 2020. Ovviamente la pandemia e il lockdown non sono passati inosservati, anche per le consorterie criminali. Nella parte introduttiva gli analisti della Dia puntano i fari sulla crisi generata dalla situazione Covid, lanciando l'allarme su piccole e medie imprese che rischiano di finire nelle grinfie della criminalità organizzata italiana. Quest'ultima approfitta della crisi creando un "welfare" sommerso, di finti aiuti a chi sta annaspando.

provincia di brindisi dia 1 sem 2020-2

I clan del capoluogo

Gli analisti della Dia entrano nel dettaglio del tessuto mafioso della Sacra corona brindisina. La "fotografia" è stata scattata nel periodo gennaio - giugno 2020. A spartirsi la torta del mercato illegale ci pensano i Morleo e il clan Romano - Coffa. Quest'ultimo "ha subito un duro colpo a seguito di due contestuali operazioni di polizia giudiziaria che hanno visto il coinvolgimento complessivo di 37 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed estorsione". Sono le operazioni Fidelis e Synedrium, poi accorpate in un unico processo. Ci penserà poi la scelta di Andrea Romano nel dicembre 2020 di collaborare con lo Stato a infliggere un altro duro colpo al clan. E a proposito di Fidelis, si legge nella relazione che "le indagini hanno permesso di individuare due distinti canali di approvvigionamento di cocaina, uno legato alla criminalità di Oria l'altro riconducibile a un elemento contiguo al clan Coluccia di Noha di Galatina (nel Leccese, ndr)". I sodalizi Morleo e Romano - Coffa sono attivi nel traffico di stupefacenti. Vengono citati anche i Brandi, per spiegare il loro indebolimento causato dal contrasto delle forze dell'ordine e della magistratura. Gli esponenti mafiosi dei vari clan, anche se in carcere, continuano a comandare grazie a mogli e sodali a piede libero.

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Convivenza pacifica in provincia

Per operare e guadagnare, alle mafie occorre la pace. La Sacra corona della provincia non fa eccezione. Convivenza senza intoppi (per loro) tra i clan dei mesagnesi (Vitale - Pasimeni - Vicientino) e dei tuturanesi (Buccarella), "che annovera esponenti di vertice dei Campana di Mesagne e dei Bruno di Torre Santa Susanna, storicamente alleati". Emblematica è l'operazione Old Generation, che ha colpito i boss Francesco Campana e Giovanni Donatiello: estorsioni e controllo del territorio sono stati possibili grazie alla pax mafiosa garantita dai due. Per quanto riguarda il nord della provincia, si può leggere: "Favoriti dalla collocazione geografica i gruppi criminali attivi nei comuni di Fasano, Ostuni e Carovigno con le loro decine di chilometri di costa si contendono i proventi delle attività illecite legate al fiorente turismo locale, ma anche allo spaccio al dettaglio di stupefacenti e dai grossi traffici con la vicina Albania, nonché quelli connessi con i servizi di guardiania e stewarding, e le estorsioni in danno di attività commerciali". Ci sono poi i comuni confinanti con il Leccese, dove non c'è una leadership ben definita, il territorio risente della presenza di più consorterie criminali. Un capitolo a parte lo merita il contesto criminale di Carovigno, per i suoi tentativi di influenzare la politica locale.

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