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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Scu, undici pentiti svelano il traffico di droga gestito dal carcere

Oltre ai verbali di Sandro Campana, quelli di Gravina, alias il Gabibbo, Passaseo, Tafuro, Verardi, Saponaro e Fornaro: quest’ultimo non ha mai chiesto un programma di protezione. I pm: “Dichiarazioni completamente disinteressate”

BRINDISI – Dieci anni fa, fu il primo a svelare ai magistrati della Dda di Lecce l’esistenza di un traffico di droga gestito anche dal carcere. Fabio Fornaro, alias la Belva, consegnò una serie di nomi, all’epoca coperti da omissis: oggi si scopre che quei nomi corrispondono ad alcuni dei brindisini arrestati nell’ultimo blitz dell’Antimafia, a partire da Raffaele Martena che all'epoca di anni ne aveva appena 22. 

Operazione Oltre le mura-2

I verbali inediti di Fornaro

I verbali inediti di Fornaro, in carcere per l’omicidio di Daniele Carella avvenuto in via Appia a Brindisi, l’11 aprile 2007, sono stati raccolti nel fascicolo del pool di Leonardo Leone de Castris, procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. E’ stato condannato a venti anni di reclusione con l’accusa di essere stato l’esecutore materiale del delitto.

Nello stesso fascicolo ci sono le dichiarazioni consegnate da dieci collaboratori di giustizia: da Ercole Penna, il primo della Scu contemporanea, sino a Sandro Campana, l’ultimo a svelare i segreti dell’associazione mafiosa. Incastrando anche i fratelli Francesco e Antonio Campana, entrambi condannati all’ergastolo per omicidi riconducibili a vendette trasversali maturate all’interno della Scu.

Il Tribunale del Riesame

Raffaele Martena-2I verbali sono venuti a galla in sede di ricorso al Tribunale in funzione di Riesame, strada scelta dai difensori della maggior parte dei indagati finiti in carcere lo scorso 15 maggio, con l’accusa di aver fatto parte della Sacra Corona Unita, agli ordini di Raffaele Martena e Antonio Campana, indicati al vertice del gruppo, nel periodo in cui erano ristretti nel carcere di Terni, ma nonostante questo sarebbero riusciti a mantenere i contatti all’esterno – oltre le mura appunto – non solo attraverso le cosiddette sfoglie, vale a dire i pizzini, ma persino usando un telefono cellulare.

Attendono il Riesame: Jury Rosafio, Igino Campana (zio di Antonio Campana), Ronzino De Nitto, Fabio Arigliano, Mario Epifani, Andrea Martena (cugino di Raffaele Martena), Andrea Polito, Vincenzo Polito (fratelli), Enzo Sicilia e Nicola Magli. I ricorsi saranno discussi dalla prossima settimana.

La belva credibile

Fornaro è stato ritenuto credibile perché “ha reso dichiarazioni alla Dda, senza mai richiedere alcun programma di protezione, né ottenere in virtù di essere alcuno sconto di pena”, sostengono i magistrati. “Si tratta, quindi, di dichiarazioni completamente disinteressate che appaiono utili a corroborare quanto detto da altri collaboratori”. C’è un particolare che la Dda ha reso noto solo oggi, a distanza di dieci anni dai primi verbali firmati da Fornaro, all’indomani dell’arresto per l’omicidio Carella: “Le dichiarazioni che oggi vengono utilizzate non sono state mai sinora rese pubbliche e si può perciò escludere che abbiano potuto condizionare quanto dichiarato da altri collaboratori”. Si scopre che proprio Fornaro fu il primo, nel “2008 a raccontare dell’appartenenza alla Sacra Corona Unita di Martena che allora aveva 22 anni” e a “individuarne la collocazione nella frangia tuturanese. Il testo è quello del verbale che risale al 28 febbraio 2008.

Gli altri pentiti della Scu

Dopo Fornaro a riferire sul traffico di droga, è stato Giuseppe Passaseo, anche lui di Brindisi, “storico esponente della componente tuturanese”: “Martena passò con Enzo De Giorgi”, riferì ai magistrati dell’Antimafia, rispondendo alle domande sulle affiliazioni. Nella stessa direzione, le dichiarazioni di Adolfo Saponaro.  “Preziose” sarebbero anche le dichiarazioni dei leccesi Alessandro Verardi, rese nel 2012, e Gioele Greco: “Testimoniano, per la prima volta, gli stretti rapporti di Martena non solo con esponenti storici della frangia tuturanese della Scu, ma anche con Antonio Campana, appartenente alla frangia mesagnese”, si legge. “I rapporti vengono rafforzati dai comuni interessi nel traffico di sostanza stupefacente”.

Il Gabibbo e Campana

Il bacio ironico di Francesco Gravina ai giornalisti

Nello stesso fascicolo, sono stati raccolti i verbali di Francesco Gravina, conosciuto nella Scu con l’alias la belva: “Martena è indicato tra gli affiliati all’ala tuturanese”, è scritto nei verbali resi nel 2014.  Conferma è arrivata da Cosimo Giovanni Guarini. Alla stessa frangia, secondo il pentito, avrebbero aderito altri brindisini, i cui nomi restano ancora coperti da omissis. Il che conferma che l’inchiesta della Dda non è arrivata a conclusione.

Da ultimo c’è la “preziosa testimonianza di Sandro Campana, posto al vertice della frangia tuturanese della Scu facente capo al fratello Francesco”. Il pentito “riferisce episodi recentissimi e conferma che dal carcere Martena continua l’attività delittuosa nel campo degli stupefacenti, trattando quantitativi di cocaina quantificabili nell’ordine di decine di chili”. Circostanza che secondo i pm corrisponde al testo di una sfoglia sequestrata a Giuseppe Perrone, alias Barabba, arrestato in un altro filone d’inchiesta: il testo sarebbe stato scritto da Martena per avvertire il destinatario dell’”arrivo di 50 chili di coca”.

Sandro Campana

I verbali di Campana ritenuti importanti sono quelli del 7 aprile 2014 e del 9 settembre dell’anno successivo.  Secondo l’accusa, forniscono fotografie attuali dell’associazione di stampo mafioso nel Brindisino.

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