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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Uso delle acque: Eni riduce consumi, energia e CO2 al petrolchimico

Con un nuovo impianto della centrale Enipower ed un progetto di Syndial per i reflui di falda bonificati

BRINDISI – Eni investe in ambiente nel petrolchimico di Brindisi, con l’avvio di un nuovo impianto della centrale termoelettrica a gas coinsediata di Enipower, e con un progetto di Syndial (la società di servizi del gruppo) in attesa di autorizzazione da parte del ministero competente. Obiettivi, incremento dell’autosufficienza idrica della centrale e dello stabilimento, ottimizzazione della produzione di energia elettrica, riduzione delle emissioni di CO2, riduzione del prelievo di acqua di mare e dell’immissione in mare di reflui trattati, risparmio di acqua dolce da fonti freatiche e di bacino.

Il nuovo sistema di dissalazione

Eni parla di un ciclo virtuoso che si inquadra nello sviluppo dell’economia circolare, e nelle strategie di recupero e la valorizzazione delle risorse naturali e della decarbonizzazione. Un esempio di ciò è il nuovo impianto a membrane a osmosi inversa avviato in Enipower  per la produzione di acqua demineralizzata. “Il nuovo impianto sostituisce la vecchia dissalazione termica alimentata con acqua di mare e i preesistenti moduli di demineralizzazione che utilizzavano acqua dolce proveniente da pozzi e dal bacino del Cillarese, riducendo drasticamente il prelievo da queste fonti”, spiega un comunicato Eni.

Il Petrolchimico consortile di Brindisi

La nuova tecnologia applicata all’impianto richiede tra l’altro un consumo inferiore di energia rispetto alla precedente, e –assicura Eni - porterà alla diminuzione dei consumi di gas naturale di circa 6 milioni metri cubi anno, “con il recupero di vapore a bassa pressione, precedentemente utilizzato dal dissalatore, che consente di ottimizzare la produzione di energia elettrica, riducendo di conseguenza le emissioni di CO2 per 11.500 tonnellate annue. In particolare per quanto riguarda l’acqua dolce, ci si attende una riduzione nei prelievi di circa 1 milione metri cubi l’anno, pari al 13% dei consumi idrici di una città come Brindisi”.

L’acqua demineralizzata prodotta dal nuovo ciclo di trattamento è destinata sia alla produzione termoelettrica, sia ai processi produttivi delle aziende coinsediate (come Versalis). L’impianto continua ad utilizzare come principale materia prima l’acqua di mare ma con un taglio al prelievo precedente di circa 6 milioni metri cubi l’anno. Ciò garantirà un altro vantaggio: quello della diminuzione della quantità di prodotti chimici necessari per il condizionamento dell’acqua di mare.

Riutilizzo dell’acqua di falda bonificata

Enipower e Syndial, come già detto, hanno presentato che attende l’ok dal Ministero dell’Ambiente, per riciclare l’acqua del Taf, l’impianto di trattamento dell’acqua di falda profonda altamente contaminata  del petrolchimico di Brindisi, che rappresenta il principale problema delle bonifiche nel Sito di interesse nazionale di Brindisi. Dopo approfondimenti tecnici e prove di laboratorio congiunte, Eni e Syndial vogliono utilizzare l’acqua demineralizzata scaricata dall’impianto Taf, coprendo circa il 50% del fabbisogno totale del flusso di alimentazione al nuovo impianto, riducendo ulteriormente il prelievo di acqua di mare.

Il petrolchimico  di Brindisi visto dalla centrale Edipower

Attualmente il progetto di bonifica della falda affidata all’impianto Taf prevede che l’acqua demineralizzata venga scaricata direttamente a mare (si parla di circa 1,5 milioni di metri cubi l’anno). “In Italia Syndial gestisce 30 sistemi di trattamento delle acque per una capacità complessiva pari a 22 milioni m3/anno. Con questa iniziativa a Brindisi, Syndial incrementa di un ulteriore 5% il volume delle acque di falda bonificate e recuperate al fine di un riutilizzo produttivo, arrivando complessivamente a oltre 6 milioni di m3 di acqua riutilizzata all’anno”, conclude il comunicato Eni.

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