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L'amore più forte della malattia, marito e moglie superano il Covid insieme

Angelo Amati, 88enne, e Maria Tamborrino, 65enne, di Carovigno, hanno terminato insieme la degenza nella Pneumologia di Ostuni

CAROVIGNO - L’amore vince anche il Covid. Angelo Amati, 88enne, e Maria Tamborrino, 65enne, di Carovigno, marito e moglie dal 2008, ricoverati a causa del coronavirus prima a Brindisi e poi ad Ostuni, dopo le prime cure, lui nel reparto di Medicina e lei in  quello di Pneumologia, hanno potuto poi stare vicini e terminare la loro degenza insieme con grande beneficio emotivo e psicologico. Si sono ritrovati insieme, nella stessa stanza, mano nella mano. L'amore che supera le avversità. A raccontare la loro storia è la figlia di Angelo, Daniela Amati, residente a Ravenna, città dove è nata, che a causa del lockdown non ha potuto raggiungere la famiglia in Puglia ma ha seguito passo dopo passo l'evolversi della situazione sanitaria dei congiunti grazie al personale medico e infermieristico dei due reparti: "Sono stati accuditi amorevolmente, professionalmente e con grande umanità - spiega Daniela Amati -  è importante fare giungere a tutto lo staff medico e paramedico la mia profonda gratitudine".

Il contagio e il ricovero

I due anziani sono risultati positivi al coronavirus circa venti giorni fa. Difficile ipotizzare come lo abbiamo contratto, considerato che non escono di casa da quasi un anno e i parenti che si prendono cura di loro sono risultati negativi al tampone. Maria è stata la prima a contagiarsi. Dopo una settimana di cure a domicilio si è aggravata e si è reso necessario il trasferimento, dapprima al Perrino di Brindisi e poi, nella stessa giornata nell'ospedale Covid di Ostuni, nel reparto di Pneumologia. Una situazione critica dove la donna per alcuni giorni è stata aiutata a respirare con l'ossigeno. Nel frattempo Angelo, con alcuni problemi di deambulazione, è stato accudito dalla figlia di Maria. "Qualche giorno dopo il ricovero di Maria - spiega Daniela Amati - chiamando mio padre ho avvertito che aveva una leggera tosse, così attraverso il medico di famiglia, si è attivata tutta la prassi per fare il test che è risultato positivo. La saturazione era già molto bassa ed i medici dell'Usca hanno disposto il ricovero immediato". 

"Da quel giorno ho perso tutti i contatti con mio padre - continua ancora Daniela -  perchè purtroppo non è in grado di maneggiare un telefonino e sono precipitata nella disperazione. Provate ad immaginare cosa si prova stando lontana tanti chilometri e non avere notizie. Non sapevo dove fosse finito, con Maria ricoverata ad Ostuni che faceva fatica a parlare. Dopo una serie di telefonata il mio stato d'animo si è risollevato quando ho avuto certezza che papà fosse anche lui ad Ostuni, nel reparto di Medicina, dopo essere passato da Brindisi. E' stata una settimana difficile, ho avuto paura di perderlo, di non vederlo più, che lui perdesse i suoi riferimenti non vedendo e non sapendo di Maria. Dopo tre giorni, per fortuna, Maria si è ripresa, le cure funzionavano, ha cominciato a migliorare e si è fatta in quattro per avere notizie di mio padre, dato che era sul posto ed si è sincerata che papà stesse bene".

Il ritorno a casa

Dopo una settimana di tensione, quindi, la fase critica è stata superata e Angelo ha potuto riabbracciare Maria. Entrambi hanno terminato la degenza nello stesso reparto, nella stessa stanza: "Da quel momento si è aperto un mondo - dice Daniela - perchè mio padre ha ricominciato a rispondere agli stimoli, hanno potuto fare insieme questo percorso al punto che la settimana scorsa hanno potuto insieme far ritorno a casa e continuare la terapia. La loro è una storia che dà coraggio, un'istantanea d'amore".

Il ringraziamento al personale sanitario dell'ospedale di Ostuni

Angelo Amati e la moglie Maria, nonchè Daniela Amati ringraziano i medici Bellanova e Bracciale della Pneumologia, la dottoressa Valeria Rollo, gli infermieri Rosa De Biasi, Marilena Caliolo, Michele Lomonaco, Katia Cavallo, Tonia Colella, il caposala Vito Carrone e i medici di base Melioto di San Vito dei Normanni e Bagnulo di Carovigno che a tutt'oggi seguono i pazienti a domicilio che si sono occupati con professionalità, umanità e attenzione amorevole durante il periodo difficile della degenza: "Si parla spesso di malasanità negli ospedali del sud - conclude Daniela Amati - ma questo, invece, è un esempio di buona sanità e, soprattutto, di grande umanità". 

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