Compleanno nel reparto Covid: "Ero in fin di vita, ce l'ho fatta grazie ai medici"
Il brindisino Antonio Santangelo ringrazia medici, infermieri e operatori sanitari del reparto di Pneumologia del Perrino
Antonio Santangelo giovedì scorso (25 febbraio) ha potuto assaporare una fetta di torta per il suo 54esimo compleanno, circondato da infermieri e medici imbardati nei loro “scafandri” anti-Covid. Tuttora è ricoverato nel reparto di Pneumologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, dove arrivò in fin di vita circa 40 giorni fa. Ha vissuto giorni terribili, ma la battaglia contro il virus è ormai agli sgoccioli. Antonio fortunatamente si sta riprendendo. Ancora un po’ di pazienza e potrà riabbracciare moglie e figlie. La lettera che riportiamo di seguito è una testimonianza del mix di professionalità, umanità e abnegazione con cui medici, infermieri e operatori socio sanitari si sono presi cura di lui. Ed è anche un messaggio di speranza per chi è nel pieno della lotta contro un male subdolo e spietato.
Mi sono contagiato circa 40 giorni fa. Dopo 10 giorni a casa, allettato e isolato da mia moglie (fortunatamente risparmiata dal virus), con tosse e insufficienza respiratoria, la situazione è peggiorata improvvisamente. Avevo sempre il saturimetro a portata di mano. Una notte mi accorgo che la saturazione scende. Alle prime luci del giorno scende ancora di più. Avrei dovuto subito chiamare il 118, ma la paura del ricovero in ospedale (esperienza mai vissuta) mi blocca. E’ il mio medico a intimarmi di rivolgermi immediatamente al 118, perché ero a rischio di infarto o di ischemia. A quel punto non ho scelta: chiamo i soccorsi. Nel giro di pochi minuti entro in un incubo. La saturazione scende sempre di più. Arrivo in ospedale e mi risveglio nel reparto di Pneumologia, con un casco opprimente che ho dovuto indossare per 12 (interminabili) giorni, 24 ore su 24. Sono stato alimentato tramite flebo. Di tanto in tano aprivano un tappo e mi passavano una cannuccia. Una volta passata la fase più critica della malattia, il casco mi è stato tolto gradualmente, fino a quando non me ne sono completamente liberato.
Giovedì scorso ho “festeggiato” in reparto il mio compleanno, con una torta fatta arrivare dai miei familiari. Medici e infermieri non hanno potuto assaggiare neanche una fetta: le tute di protezione non glielo consentivano. Il primario, dottor Eugenio Sabato, mi ha detto che sono stato miracolato. Ero praticamente morto al momento del mio arrivo in ospedale. E’ al dottor Sabato, alla dottoressa Laura Malagrinò, a tutti i medici e agli encomiabili infermieri del reparto di Pneumologia che devo la mia vita. Grazie anche agli operatori socio sanitari per l’umanità con cui si sono presi cura di me in quei giorni infernali. Non li dimenticherò mai. Nel dramma della malattia, ho avuto la fortuna di conoscere delle persone eccezionali, che porterò per sempre nel mio cuore. Questa è la mia storia, che con commozione ho voluto raccontare. Questo virus non va sottovalutato. Occorre senso di responsabilità da parte di tutti.