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Concimi da fanghi industriali: indagati dirigenti AqP e società controllata

Probabilmente stock del concime prodotto con fanghi di depuratori industriali, e non solo con quelli provenienti dai depuratori civili, sono finiti anche nei campi del Brindisino: l’ammendante in questione veniva prodotto a Ginosa nell’impianto di compostaggio di una società controllata dall’AqP

Probabilmente stock del concime prodotto con fanghi di depuratori industriali, e non solo con quelli provenienti dai depuratori civili, sono finiti anche nei campi del Brindisino: l’ammendante in questione veniva prodotto a Ginosa nell’impianto di compostaggio di una società controllata dall’AqP, ed ora i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce al comando del maggiore Nicola Candido, che hanno investigato d’iniziativa, non solo hanno sottoposto a sequestro preventivo circa mille metri cubi di ammendante compostato misto (Acm) stoccati presso l’impianto di contrada Lama di Pozzo, ma hanno anche segnalato alla Direzione distrettuale anti-mafia di Lecce 8 dirigenti di Acquedotto Pugliese e della stessa Aseco. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip di Lecce su richiesta della stessa Dda.

La Direzione distrettuale antimafia di Lecce è competente poiché  l’ipotesi di reato più grave, al momento contestata, è quella dell’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (articolo 260 del decreto legislativo 152/2006), cui si aggiunge anche quella del reato di gestione illecita di rifiuti. L’ammendante per uso agricolo sequestrato, prodotto e destinato ad essere commercializzato da Aseco Spa, come già detto società di proprietà dell’Acquedotto Pugliese, era infatti composto da fanghi derivati da reflui di zone industriali ed artigiane, e non solo da fanghi provenienti dagli impianti di depurazione gestiti da AqP ed a servizio dei comuni di Bari, Bisceglie, Barletta, Altamura, Monopoli, Noci, Santeramo In Colle, Molfetta, Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle, Sammichele di Bari, Trani, Putignano, Conversano, Corato, Castellana Grotte, Canosa Di Puglia, Turi, Locorotondo, Alberobello, Polignano a Mare, Mola di Bari, Minervino Murge.

Stando a quanto accertato dai carabinieri del Noe e poi confermato dalla consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero, Elsa Valeria Mignone,  il suddetto ammendante è da considerare a tutti gli effetti un rifiuto – e come tale va gestito - in quanto è risultato essere non conforme alla vigente normativa di settore: a seguito di analisi, è stato accertato contenere elevate concentrazioni di metalli ed idrocarburi totali che lo rendono inidoneo alla commercializzazione ed all’utilizzazione in agricoltura, poiché è rilevante il rischio di inquinamento delle matrici suolo ed acqua sotterranea.  Nel procedimento penale le posizioni di otto dirigenti, fra Acquedotto Pugliese ed Aseco Spa, sono al vaglio della Direzione distrettuale antimafia di Lecce.

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