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Ermal Meta, la madre e "l'atto di gentilezza" di un ufficiale del porto di Brindisi

Nel monologo a "Le Iene", il cantante di origini albanesi ricorda due gesti di altruismo e generosità che salvarono la madre, costretta a emigrare in Italia

Quel passaporto era falso, ma l’ufficiale in servizio nel porto di Brindisi appose lo stesso il timbro, lasciandola passare. Il noto cantante di origini albanesi Ermal Meta ha ricordato un bel gesto di altruismo e generosità grazie al quale la madre, 30 anni fa, poté iniziare la sua nuova vita da migrante, in Italia. Il tema dell’immigrazione è stato l’asse portane del monologo che l’artista ha pronunciato ieri sera (mercoledì 15 marzo) durante il programma delle reti Mediaset, “Le Iene”. 

Ermal Meta ha parlato di sua madre. “Quella donna - racconta il cantante - non si fidava di nessuno. Un giorno per strada uno sconosciuto la avvicina e le dice che ha sentito delle cose, cose orribili che stanno per succederle. Lei si spaventa, ma gli crede. Del resto ad una donna senza marito a quei tempi poteva accadere di tutto. Lo sconosciuto le consiglia di andare via, ma lei non sa come fare. Lui si offre di pagare di tasca sua un passaporto straniero, tedesco. Non vuole niente in cambio. Le chiede solo delle fototessere. Quando lei gli domanda perché la sta aiutando, lui le risponde che non lo fa solo per lei, ma anche per i suoi figli. Andare alla polizia è inutile e lo sa fin troppo bene”.

Una settimana dopo, con il passaporto falso, la donna lascia i figli dalla nonna e si imbarca a bordo di un traghetto “che spera possa condurla - riprende il monologo - verso una vita sconosciuta, ma gentile, come quell’uomo”. “Passa i controlli della polizia albanese - racconta ancora il cantante - senza difficoltà e così intorno alle 7.00 della mattina seguente la nave su cui si trova entra nel porto di Brindisi. Prima dello sbarco ogni passaporto viene controllato meticolosamente. Un ufficiale afferra quello della donna e le lancia un’occhiata prima di sparire dietro una porta. Sembra aver già capito. Torna indietro dopo un po’ e la chiama in disparte. ‘Questo passaporto è falso, lo sa vero?’ le dice a bassa voce. ‘Sì, lo so’, ammette lei. ‘Non posso farla passare, devo rimandarla indietro'”.

Il monologo prosegue: “La donna piange cercando di non farsi vedere dagli altri. Poi dalla borsa, tira fuori una fotografia e gliela mette davanti. ‘Questi sono i miei tre figli. Se torno indietro non ci sarà un futuro per loro.’ gli dice. Lui indugia ancora, scrutandola, mentre la donna prega. Di colpo lui apre il passaporto e lo timbra prima di ridarglielo. È libera di andare. Lei vorrebbe abbracciarlo, ma non può. ‘Vada via, e buona fortuna!’ le dice l’ufficiale indicandole la porta verso il suo futuro incerto, ma tutto da scrivere. Non si vedranno più. Due atti di gentilezza salvarono quattro vite. Tra quelle vite c’era anche la mia. Siate gentili. Potreste salvare qualcuno”.

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