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Brindisi, allevare lombrichi è un affare per imprese giovani

Il progetto vincente di due giovani di Mesagne e uno di Carmiano, per produrre humus per l'agricoltura biologica

BRINDISI- Sono rosa, mangiano il letame, lo digeriscono e producono una sostanza colloidale, che per la miracolosità degli effetti sul terreno, negli Stati Uniti chiamano addirittura “black magic”: tre specie di lombrichi (Eisenia fetida, Eisenia andrei ed Eisenia hortensis) producono un’eccezionale fertilizzante che conforta i terreni stressati dall’impiego, per decenni, di prodotti chimici. “Mastri compostatori è un gruppo informale con un nome simpatico, diciamo", racconta Alessandro Salvati, un’urbanista pianificatore territoriale con indirizzo ambientale, che ci porta a esplorare nel suo terreno, il laboratorio di produzione di compost di lombrico.

Qui la video intervista

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“Il progetto l’ha sposato anche Fabio Zullo della cantina Masciullo che produce vini biologici e poi un altro mio amico di Carmiano, Federico Conversano, che cura la parte di allevamento in agro di Nardò – prosegue Alessandro, mentre veniamo rapiti dal profumo dell’albero di mimosa vicino a noi, spazzato però immediatamente dall’odore di letame riposto nei cassoni di contenimento. 

A Mesagne è in corso da un po’ un processo di conversione dalle tradizionali tecniche di coltivazione al biologico attraverso la particolare forma del lombricompostaggio: “Si avvale di tre specie di lombrichi, di una lavorazione finale e ulteriore del prodotto detto vermicompost da letame, o volgarmente, humus di lombrichi", specifica Salvati.

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“Utilizziamo del letame di cavallo fermentato che recuperiamo nei maneggi in zona, in generale anche con altri scarti organici. Il letame viene curato, abbiamo la nostra ricetta segreta e quando è pronto lo utilizziamo come alimento per i nostri lombrichi", spiega ancoraAlessandro mentre indossa i guanti e affonda le mani nel letame, portando alla luce del sole i lombrichi rosa, che proseguono il loro pranzo incuranti dell’osservazione.

Ma com’è venuta ad Alessandro l’idea di avviare una sperimentazione di lombricompostaggio a Mesagne? “Quattro anni fa, a Barcellona, condividevo un Centro di ricerca con alcuni agronomi che all’ultimo piano avevano realizzato una bellissima serra con pomodori per sperimentare l’apporto degli acidi umici – racconta, ricordando anche una breve esperienza a Dubai -. Ero interessato, andavo a fare la pausa pranzo a quell’ultimo piano e poi dallo scambio e dall’amicizia è nata l’idea di farlo qui, a Mesagne”.

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Così ha avviato il micro impianto sperimentale sul proprio terreno, ha realizzato con il fai da te i cassoni contenitivi e basato gli sforzi su scarsi mezzi di cui poteva disporre, come per esempio, l’attrezzo per setacciare le olive a mano, su cui ha installato il motore per separare l’humus di lombrico da altri elementi.

Poi “abbiamo partecipato e vinto il bando di Palazzo Guerrieri, Laboratorio di innovazione urbana del Comune di Brindisi: è stata una sorta di periodo di incubazione di impresa quella svolta a Mesagne. E ora, a Masseria Masciullo, in agro di Brindisi, avremo a disposizione dei fondi che ci permetteranno di fare investimenti per avviare l'azienda, per meccanizzare e, quindi, rendere più agevoli le attività di lavoro in campo, aumentare la produzione, aumentare la qualità e partire per fare sul serio”.

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Inoltre, secondo il parere dell’esperto agronomo Fabio Zullo, “il vermicompost possiede numerosissime sostanze nutritive che garantiscono il giusto apporto dei nutrienti senza sbilanciare la pianta- sottolinea-. “E ci sono studi che garantiscono un miglioramento delle qualità sensoriali del vino e l'humus di lombrico è anche ricco di microorganismi che entrano in competizione con altri organismi patogeni presenti nel terreno, quindi ottimo per le piante da frutto -conclude l'agronomo Zullo, caricando il furgone di sacchi pieni di vermicompost da andare a distribuire tra i suoi vigneti e frutteti, a Masseria Masciullo.

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