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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

A Torre Guaceto pecore per mantenere le dimensioni dell'habitat di uno stagno

Come gestire la flora attorno al chiaro d'acqua realizzato anni fa nella zona umida di Torre Guaceto, per fornire un'area di sosta e ripopolamento all'avio fauna palustre? Dopo una serie di interventi affidato a mano umana e a macchine guidate da uomini, la palla passerà alle pecore (o alle capre)

TORRE GUACETO – Come gestire la flora attorno al chiaro d’acqua realizzato anni fa nella zona umida di Torre Guaceto, per fornire un’area di sosta e ripopolamento all’avio fauna palustre? Dopo una serie di interventi affidato a mano umana e a macchine guidate da uomini, la palla passerà alle pecore (o alle capre). Sarà un gregge ad effettuare il cosiddetto pascolamento controllato, per evitare che la crescita del canneto soffochi nuovamente lo stagno. “Come forma di gestione della vegetazione riparia dello stagno, si ritiene ottimale quella del pascolamento al posto dello sfalcio; per questa si stanno valutando le opportunità, essendo un intervento più complesso da organizzare rispetto allo sfalcio”, dicono dallo staff del consorzio di gestione della riserva.

Ma le pecore non danneggerebbero anche altre piante palustri in fase di ricostituzione, e non disturberebbero la fauna palustre? “L'attività di pascolamento è una delle forme di controllo di specie riparie quali la canna di palude (Phragmites australis), chiaramente non botanicamente importanti”, affermano sempre dal consorzio.  “Il controllo di queste specie permette il mantenimento dei chiari d'acqua liberi da vegetazioni”. Fatto stato, che il chiaro d’acqua ricavato accanto al corso del Canale Reale alcuni anni fa (più precisamente nel 2008) i suoi obiettivi li ha raggiunti. Fu realizzato con il duplice scopo “di ripristinare habitat scomparsi per effetto della bonifica e di creare una interruzione del canneto per ostacolare l'avanzamento di eventuali fronti di fiamma”.

Il chiaro d'acqua di Torre Guaceto dove si vuole introdurre il pascolamento-2“Rispetto ad una decina di anni fa, il numero totale di specie di uccelli acquatici (limicoli, anatidi, ecc.) è aumentato di 24 specie, così come è aumentato – spiega una nota del Consorzio di gestione, “il numero di individui, passando da poche unità agli attuali 1500 limicoli (osservati quest'inverno) e 400 anatidi. Tra le nuove specie si menzionano il mignattaio, la spatola, l'oca granaiola, l'oca selvatica, il cavaliere d'Italia, l'avocetta, il combattente, la pittima reale e il piro piro boschereccio”. Non solo (nella foto: lo stagno al centro del progetto, accanto il Canale Reale).

“Con riferimento agli aspetti botanici, la vegetazione che si sta instaurando sulle sponde è di tipo annuale tardo primaverile - estivo, estremamente interessante. Tra le specie che sono state registrate recentemente si menzionano la coda di lepre (Polypogon maritimus), il giunco annuale (Juncus hybridus), diverse specie di centauri (Centaurium spicatum e Centaurium tenuiflorum) e la cressa (Cressa cretica); quest'ultima, di cui è stato osservato un solo esemplare, è specie ritenuta minacciata di estinzione in Italia [1] ed è nuova per la Riserva. Le specie citate sono elementi dell'habitat prioritario Stagni temporanei mediterranei (codice Natura 2000: *3170)”.

Il pascolamento controllato, che ha la funzione di mantenere l’ ampiezza dello stagno, non dovrebbe interferire con quei processi di ricostituzione di flora e fauna alterati, nella prima metà del '900 dagli interventi di bonifica. “La strategia perseguita, con obiettivi a lungo termine, è quella di riportare le caratteristiche della zona umida il più vicino possibile a quelle originarie. Ciò significa operare contro quelli che furono gli obiettivi della bonifica, eliminando – spiegano dal consorzio in una nota -  la regimazione artificiale delle acque superficiali e gli interramenti. La presenza dell'habitat ripario *3170 indotto dalla pratica dello sfalcio non dovrebbe destare meraviglia. Numerosi habitat mediterranei, impropriamente ritenuti "naturali", sono in realtà il risultato di un disturbo di origine antropica, e la loro conservazione può essere condotta solo attraverso il mantenimento di tale disturbo”.

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