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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Acque Chiare, l'assessore Barbanente al Comune: "Valutate una variante"

BRINDISI – Martedì scorso, in Consiglio comunale, si erano presentati inferociti e avevano di fatto interrotto i lavori. Oggi, sono più che mai terrorizzati all’idea le loro villette – sotto sequestro dal 2008 – possano essere demolite su disposizione della Regione Puglia, così come si vocifera da qualche giorno. Sono ore difficili per i proprietari delle case di Acque Chiare. Ma, carte alla mano, l’idea della giunta Vendola non è affatto questa. Anzi, nell’ultima lettera inviata al sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, l’assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente ha invitato l’Amministrazione comunale l’ipotesi di una variante urbanistica.

BRINDISI – Martedì scorso, in Consiglio comunale, si erano presentati inferociti e avevano di fatto interrotto i lavori. Oggi, sono più che mai terrorizzati all’idea le loro villette – sotto sequestro dal 2008 – possano essere demolite su disposizione della Regione Puglia, così come si vocifera da qualche giorno. Sono ore difficili per i proprietari delle case di Acque Chiare. Ma, carte alla mano, l’idea della giunta Vendola non è affatto questa. Anzi, nell’ultima lettera inviata al sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, l’assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente ha invitato l’Amministrazione comunale l’ipotesi di una variante urbanistica.

Ecco cosa dice la lettera – datata 29 marzo 2010 – e che fa riferimento ad una richiesta formulata dall’avvocato Ascanio Amenduni in nome e per conto di alcuni proprietari delle villette. “Anzitutto – scrive la Barbanente – giova premettere che il Servizio Urbanistica, nell’esercizio delle competenze regionali, ha invitato l’Amministrazione comunale ad adottare i provvedimenti sanzionatori e repressivi” previsti per legge. Ma il Comune di Brindisi, in riscontro a tale richiesta, ha trasmesso una relazione attestante gli abusi rimossi e non rimossi alla data del 17 aprile 2008”.

Per quanto riguarda, invece, la posizione dell’Amministrazione regionale nell’ambito del procedimento penale “in corso innanzi al Tribunale di Brindisi nei confronti di Vincenzo Romanazzi, Bruno Romano Cafaro, Carlo Cioffi e Severino Orsan, si sottolinea che la Regione è stata estromessa quale responsabile civile ed anzi ammessa quale parte civile, in quanto legittimata ad ottenere ristoro dei danni subiti a causa delle condotte ascritte agli imputati. Ciò premesso, si rappresenta che l’avvio di un procedimento amministrativo finalizzato a produrre una sanatoria che consenta la variazione della destinazione d’uso degli immobili non rientra nelle competenze dell’Amministrazione regionale”.

La Regione, a questo punto, non solo invita il Comune ad individuare una soluzione, ma ne suggerisce anche una: “Si rammenta – continua la lettera – che l’Accordo di Programma del 29 luglio 1999 per la realizzazione del complesso turistico alberghiero da parte della “Acque Chiare Srl” si configurava come strumento di attuazione delle previsioni delle leggi regionali n.34/1994 e n.8/1998, finalizzate ad incentivare l’occupazione nei settori produttivo a carattere industriale, artigianale, agricolo, turistico e alberghiero, e pertanto va valutata sul piano giuridico, da parte dell’Amministrazione comunale di Brindisi, la possibilità di attivare un procedimento di variante”.

“Al riguardo, infatti, l’articolo 4 dell’Accordo di Programma prevedeva il divieto di alienazione delle singole unità immobiliari, le quali, come è noto, non avevano assolutamente destinazione residenziale”. Infine, la Barbanente ribadisce che “l’eventuale avvio di un procedimento di variante al vigente strumento urbanistico comunale non rientra nelle attribuzioni della Regione”.

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