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"Ambiente, reinvestire qui i nostri soldi"

BRINDISI – Sulla questione delle bonifiche ambientali nella zona industriale, cuore dell’area Sin (ma ne fa parte anche gran parte del porto), torna a parlare oggi il sindaco Mimmo Consales rilanciando il problema dello sblocco dei fondi che il governo trattiene, inclusi i soldi versati dalle aziende che hanno aderito all’Accordo di programma sul sito inquinato di interesse nazionale brindisino, rendendoli però indisponibili per gli interventi a Brindisi. Una situazione assurda, che sottrae risorse all’obiettivo di restituire agli usi preziosi settori sia della zona industriale che dell’area portuale.

BRINDISI – Sulla questione delle bonifiche ambientali nella zona industriale, cuore dell’area Sin (ma ne fa parte anche gran parte del porto), torna a parlare oggi il sindaco Mimmo Consales rilanciando il problema dello sblocco dei fondi che il governo trattiene, inclusi i soldi versati dalle aziende che hanno aderito all’Accordo di programma sul sito inquinato di interesse nazionale brindisino, rendendoli però indisponibili per gli interventi a Brindisi. Una situazione assurda, che sottrae risorse all’obiettivo di restituire agli usi preziosi settori sia della zona industriale che dell’area portuale.

Tuttavia, a conclusione del suo intervento, Consales afferma che ciò costituisce un motivo in più “per insediare, all’indomani delle elezioni politiche, un tavolo di confronto con Governo e Regione perché Brindisi è ormai stanca di aspettare che il nostro diventi un secondo ‘caso Taranto’ per poter finalmente risvegliare le coscienze di tutti”. A questo punto non si riesce più a comprendere a cosa sia servita la riunione sollecitata dalla Provincia, e tenutasi a Roma l’1 febbraio al Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione dello stesso Consales, del commissario straordinario alla Provincia, Cesare Castelli, l’Autorità Portuale  e la Regione Puglia. Era solo una riunione di aggiornamento, oppure la prima di altri incontri?

La cosa non è secondaria, perché ancora non si riesce a capire, nell’ordine: quale sia per gli enti brindisini la priorità per gli interventi di bonifica; quale sia invece oggi la priorità per il Ministero dell’Ambiente; chi, come e quando ha deciso una priorità. Infatti, sia nella nota odierna del sindaco, che in quella congiunta diramata l’1 febbraio, si accenna ad un iter già avviato e dotato di un finanziamento Cipe di 40 milioni di euro, per la bonifica della discarica di fanghi chimici di Micorosa, dove le caratterizzazioni hanno appurato la presenza di valori che superano di quattro milioni di volte i limiti di legge per taluni inquinanti.

Una discarica creata dalle società che si sono alternate nella fabbrica sino a quando il 27 febbraio del 1992 Enichem Anic non se ne sbarazzò cedendola alla piccola società Micorosa fondata dal geometra in pensione Giuseppe Bonavota. Considerata la tambureggiante insistenza per la bonifica di Micorosa (questa sera viene riproposta da una nota di Noi Centro), sarebbe il caso di sapere se è il Ministero dell’Ambiente che ha compiuto questa scelta e, nel caso, perché (insistenze dell’Eni, per esempio?). Oppure se è il cosiddetto “territorio” a premere per dare la precedenza a Micorosa, che comunque sarebbe bonificata con soldi pubblici, e quindi anche dei brindisini, a meno che la bonifica non si faccia in danno dell’inquinatore, con cui lo Stato poi regolerà i conti, ipotesi quest’ultima ancora senza riscontri.

Oppure la priorità è ancora da definire? Anche Confindustria e l’Asi (misteriosamente sempre escluso dalle conferenze dei servizi per le bonifiche anche quando era Sisri) pensano che la priorità sia Micorosa e non altre, anche in vista delle operazioni che dovrebbero dotare Brindisi di un punto franco e di una piattaforma logistica? Il fatto, da quanto dicono i vari comunicati, è che i 40 milioni per Micorosa ci sono, i 25 versati dalle aziende e gruppi industriali che hanno accettato di “patteggiare” con lo Stato invece non sono stati ridestinati a Brindisi.

E’ il punto che nessuno ha spiegato chiaramente, e sarebbe ora di farlo per portare alla luce le posizioni esatte di ciascuno. Ecco perché anche il discorso odierno del sindaco si presta a varie letture. Non basta dire, come accaduto dopo la denuncia di BrindisiReport.it  del rischio che paghi sempre la parte pubblica, che ciò non deve accadere, e poi si lascia via libera alla bonifica Micorosa con i fondi Cipe senza sapere se e quando l’inquinatore pagherà. Senza procedure di contestazione formale restano discorsi vuoti. In fondo, oggi Consales tocca questo tasto.

“L’aver, a suo tempo, individuato Brindisi come ‘Sito di interesse nazionale’ avrebbe dovuto determinare le condizioni ideali per poter disporre delle risorse necessarie per la bonifica delle aree inquinate. Con il passare degli anni, invece, ci si è resi conto che questo strumento si è trasformato da ‘garanzia’ per l’ambiente a ‘tappo’ per lo sviluppo del territorio visto che il Governo ha prima assegnato e poi stornato le risorse necessarie agli interventi di bonifica. Come è noto  il teorema che ‘paga chi inquina’ non è mai stato applicato e quindi si deve fare affidamento prevalentemente su risorse pubbliche – dice il sindaco Consales -. Sta accadendo proprio questo per la bonifica dell’area cosiddetta ‘Micorosa’, visto che si spenderanno circa 40 milioni di euro, senza aver ancora individuato l’azienda chimica che, negli scorsi decenni, ha determinato condizioni di inquinamento così gravi da mettere a repentaglio l’ecosistema di tutta l’area interessata”.

E non è tutto, prosegue Mimmo Consales: “ Anche per questo intervento di bonifica ci sarà una corsa contro il tempo, visto che le risorse dovranno essere impiegate entro il 31 dicembre 2013 e i tempi per la gara d’appalto potrebbero risultare estremamente lunghi (a causa degli importi elevati).  Ma un altro motivo di allarme è rappresentato dal fatto gravissimo derivante da una vera ‘appropriazione’, da parte del governo, degli importi versati dalle aziende presentati nella zona industriale brindisina per effetto dell’accordo sottoscritto anni addietro con il Ministero dell’Ambiente. In sostanza, tali aziende hanno già versato nelle casse dello Stato 25 milioni di euro destinati (entro tre anni diventeranno 50 milioni per effetto di ulteriori versamenti), ovviamente, alla bonifica del sito di Brindisi”.

E qui la denuncia: “In realtà, tali importi sono stati trattenuti dal Ministero del Tesoro nell’ambito del cosiddetto ‘Fondo Letta’ (dal nome dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e di questi solo miseri 500.000 euro sono stati versati al Ministero dell’Ambiente. Come dire, insomma, che lo Stato ha trattenuto per sé (almeno fino ad oggi) 24.500.000 euro delle aziende brindisine destinati alle bonifiche di Brindisi! Un fatto gravissimo, soprattutto se si considera che l’inquinamento dell’aria e quello della falda, così come la salute dei cittadini, non sono compatibili con i ritardi della burocrazia e con gli ‘espropri statali’ di somme ingenti”. E conclude, Consales, con la già citata proposta di avviare su tutto questo un confronto permanente con governo nazionale e Regione Puglia.

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