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Ancora impianti in black-out: si accende la torcia d'emergenza del Petrolchimico

BRINDISI - Ore 9,20 di oggi: la torcia di emergenza collegata all'impianto di cracking del petrolchimico consortile di Brindisi spara in atmosfera una nuova, prolungata fiammata di gas combusti. Polimeri Europa provvede alle comunicazioni previste dal protocollo concordato in prefettura in sede coordinamento per la protezione civile. E spiega ancora una volta la ragione del ricorso alle torce. Un nuovo black-out ha mandato in blocco il compresso K2001 dell'impianto di produzione dell'etilene.

BRINDISI - Ore 9,20 di oggi: la torcia di emergenza collegata all'impianto di cracking del petrolchimico consortile di Brindisi spara in atmosfera una nuova, prolungata fiammata di gas combusti. Polimeri Europa provvede alle comunicazioni previste dal protocollo concordato in prefettura in sede coordinamento per la protezione civile. E spiega ancora una volta la ragione del ricorso alle torce. Un nuovo black-out ha mandato in blocco il compresso K2001 dell'impianto di produzione dell'etilene.

Si è aperto un interruttore dei circuiti ausiliari in cabina, e automaticamente dall'impianto le sostanze in lavorazione sono state immesse nelle condotte che portano alla torcia di emergenza, una di quelle -scrisse l'Arpa di Brindisi in una relazione del 2009 sulla catena di incidenti- che non è provvista nè di misuratore dei flussi nè di analizzatore delle sostanze bruciate, nè tanto meno di sensori per l'analisi delle sostanze di ricaduta. Una fabbrica chimica alla mercè delle interruzioni di energia cotinua ad essere una anomalia. la difficoltà a conoscere obiettivamente cosa finisce in torcia anche.

Su tutto questo la procura della Repubblica ha incaricato mesi addietro la Digos della questura e un consulente tecnico di condurre una indagine accurata, dopo quelle dell'Arpa e gli accertamenti del Comitato tecnico regionale. Sia la polizia che il perito hanno concluso il lavoro, il pm ha letto le relazioni ed ora si attendono le determinazioni conseguenti. L'Agenzia regionale per la protezione ambientale aveva comunque già misurato più volte le ricadute al suolo di sostanze a rischio, come gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), rilevandone picchi di concentrazione rispetto alla media giornaliera senza incidenti, e aveva anche utilizzato a comparazione valori di fondo della qualità dell'aria di un'area agricola presso Ostuni.

Preoccupati, nei mesi scorsi, i sindacati di categoria del settore chimico. Le difficoltà di mercato, i problemi che Eni sta incontrando in Puglia, il caso Basell, sono tutti elementi che potrebbero risultare aggravati da un clima di sospetto sulla fabbrica. E allora il sindacato si dichiarò certo che Polimeri Europa, disponendone certamente, avrebbe impiegato tecnologie più avanzate per risolvere i problemi, a partire da quello dell'assenza di una rete di alimentazione elettrica di emergenza. Non si sa se passi di questo genere siano stati poi concretamente compiuti. Se si dovesse giudicare solo dal ricorso alle torce di emergenza, la risposta sarebbe negativa.

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