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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente Carovigno

Cemento alla Mezzaluna, il sindaco: "Colpe di altri, ora noi siamo impotenti"

CAROVIGNO - “Tutto quello che era possibile fare, lo abbiamo fatto, entro i limiti della legge. Oggi abbiamo le mani ingessate, oltre non è possibile andare”, il sindaco di Carovigno, Vittorio Zizza, si stringe nelle spalle, la cementificazione del costone di Lama Mezzaluna sembra essere ineluttabile, malgrado le promesse dell’assessore regionale alla Qualità del territorio Angela Barbanente di rivedere tutto l’iter autorizzativo. Ciononostante Zizza non tollera che si strumentalizzi politicamente la vicenda.

CAROVIGNO - “Tutto quello che era possibile fare, lo abbiamo fatto, entro i limiti della legge. Oggi abbiamo le mani ingessate, oltre non è possibile andare”, il sindaco di Carovigno, Vittorio Zizza, si stringe nelle spalle, la cementificazione del costone di Lama Mezzaluna sembra essere ineluttabile, malgrado le promesse dell’assessore regionale alla Qualità del territorio Angela Barbanente di rivedere tutto l’iter autorizzativo. Ciononostante Zizza non tollera che si strumentalizzi politicamente la vicenda.

“La posizione del Comune e di questa amministrazione è stata cristallina. Ci siamo costituiti in giudizio nel 2007 - dice Zizza - al fianco della Soprintendenza ai Beni archeologici e monumentali, contro il ricorso al Tar dei proprietari che chiedevano la revoca del parere negativo rilasciato dalla Soprintendenza stessa, alla edificazione. Il Tar ha dato ragione ai privati, e la Soprintendenza non ha ritenuto di presentare ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, non possiamo davvero fare più nulla”.

Per inciso, l’edificabilità gode del parere favorevole dell’Autorità di Bacino, che è l’ente regionale che si occupa dei vincoli idrogeologici. Il primo cittadino coglie l’occasione per ripercorrere le tappe più importanti di una vicenda annosa, letteralmente, anche dal punto di vista politico. I permessi a costruire nell’area portano la firma di tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo, dal 1973 ad oggi. E’ questa la data del Piano di fabbricazione ancora vigente nel Comune di Carovigno, che suggellò l’edificabilità della zona.

Il 5 dicembre 1979 l’amministrazione comunale dell’epoca, “guidata da socialisti, comunisti e democristiani”, sottolinea Zizza, ribadì tramite delibera di giunta che nell’area si poteva costruire. Da qui le villette sorte a una distanza di cento metri dal mare, in anticipo sulle leggi di protezione delle coste che sarebbero arrivate solo nei primi anni ’80. Norme rimaste lettera morta dato che, esattamente il 28 novembre 1995, la giunta guidata dal sindaco Agostino Scalera (centrosinistra) licenzia una delibera con cui si autorizza “l’immediata edificabilità” di una ulteriore porzione della zona. Atto che poté contare sul parere favorevole della Soprintendenza. Il dettaglio è di sostanza, vedremo perché.

Il progetto che oggi è diventato cantiere, risale invece al 2006, quando il consorzio edile “Carisciola” chiede e ottiene le autorizzazioni a costruire tre blocchi per un totale di dodici villette, esattamente quelle per le quali si sono poste le fondamenta qualche giorno addietro. E’ solo a questo punto che la Soprintendenza alza un muro, il primo, esprimendo parere negativo al progetto del consorzio. I proprietari presentano ricorso, e lo vincono. La sentenza del Tar del 29 ottobre 2007 dice che il secondo atto della massima autorità per la protezione dei Beni archeologici e monumentali contiene un parere incompleto, e contraddittorio rispetto al primo  pronunciamento.

Il Comune, costituito contro i proprietari al fianco della Soprintendenza, depone le armi. “Altro non potevamo fare – spiega Zizza – dato che malgrado la nostra insistenza la Soprintendenza non ha inteso presentare ulteriore ricorso al Consiglio di Stato. Non possiamo dunque fare altro che rispettare il pronunciamento della magistratura, non possiamo ignorare quello che dicono i magistrati solo quando ci conviene”, parola di sindaco. Di sindaco del Pdl.

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