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Cittadella, il miraggio acqua potabile

BRINDISI- In un’era come la nostra, in cui tutto è merce, oggetto da cui ricavare un profitto, l’uomo è capace di speculare anche sui beni primari, uno dei più problematici e più dibattuti è l’acqua. Nonostante i due referendum per una gestione pubblica del servizio idrico e non ultima la legge di iniziativa popolare presentata in Puglia nel 2007 per una riconversione ad ente dell’attuale Acquedotto Pugliese Spa a totale capitale pubblico, la questione risulta ancora irrisolta.

BRINDISI- In un’era come la nostra, in cui tutto è merce, oggetto da cui ricavare un profitto, l’uomo è capace di speculare anche sui beni primari, uno dei più problematici e più dibattuti è l’acqua. Nonostante i due referendum per una gestione pubblica del servizio idrico e non ultima la legge di iniziativa popolare presentata in Puglia nel 2007 per una riconversione ad ente dell’attuale Acquedotto Pugliese Spa a totale capitale pubblico, la questione risulta ancora irrisolta.

Problemi legati all’acqua, si sono riscontrati anche nella Cittadella della Ricerca presso il polo brindisino dell’Università del Salento. Il principale riguarda la non potabilità, sebbene persino la Carta Internazionale dei Diritti dell’Uomo sancisca che deve essere garantita pulita e bevibile a tutti al di là di etnia e condizione sociale.

Qui si parla di un’acqua che proviene da pozzi e che rifornisce tutti i rubinetti della Foresteria e degli edifici dell’Università, infatti mentre le altre società presenti in Cittadella vengono rifornite costantemente da autobotti, gli edifici dell’Università non utilizzano questo servizio.  Inoltre non è rispettata la norma per cui vicino ogni mezzo di erogazione deve essere presente una indicazione visibile e chiara della non potabilità di quella fonte. Altre società presenti nell’area, al contrario, utilizzano acqua depositata in cisterne rifornite da autobotti provenienti da città limitrofe.

Questo provoca diversi disagi agli studenti che popolano il polo brindisino dell’Università del Salento. I ragazzi che alloggiano in foresteria, negli spazi destinati loro dall’ADiSU (Agenzia del Diritto alla Studio Universitario), pongono un ulteriore problema: invece di utilizzare i buoni pasto per cenare alla mensa, questi vengono usati per acquistare l’acqua minerale dal bar della foresteria. Succede però che la scorta di tali casse finisce e per poter bere, quindi, si deve aspettare l’indomani mattina, o a volte addirittura l’inizio della settimana successiva, razionalizzando ciò che c’è.

Tutto ciò è davvero incomprensibile, se si considera che le tubature dell’acquedotto pugliese arrivano a soli due chilometri di distanza, più precisamente al centro commerciale Auchan, oppure all’ospedale Perrino che dista circa sette chilometri. Il conquibus sembra essere l’appartenenza territoriale, cioè l’area della Cittadella della Ricerca appartiene al territorio di Brindisi mentre il supermercato appartiene già all’area della città di Mesagne, ma l’intera area in realtà è gestita della Provincia.

Dunque di chi è la competenza? Lo scontrarsi tra varie competenze amministrative si sa che può generare conflitti e ritardi nel funzionamento della burocrazia italiana, ma in un luogo di eccellenze come quello della Cittadella della Ricerca di Brindisi si rischia davvero di perdersi in un bicchier d’acqua. (da www.unireport.unisalento.it)

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