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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Dall'Abruzzo un altro no al gasdotto Snam-British Gas da Brindisi all'Emilia

BRINDISI – Arriva dal capoluogo dell’Abruzzo, dove ieri si è tenuto un affollato convegno con la partecipazione di enti locali e associazioni ambientaliste anche delle Marche e dell’Umbria, un nuovo no con consequenziale ricorso al Tar ad un’opera direttamente funzionale al trasporto e alla commercializzazione del metano che British Gas vuole sbarcare e stoccare nel rigassificatore di Brindisi, progetto che attende il ripristino dell’autorizzazione sospesa nell’ottobre del 2007 dal governo Prodi, cui si oppongono i consigli della Regione Puglia, del Comune e della Provincia di Brindisi. Si tratta del gasdotto Brindisi-Massafra-Minerbio (snodo quest’ultimo tra la rete gas italiana e quella europea), progettato nel 2005 da Snam e da British Gas, che inizialmente doveva seguire la costa adriatica ed è stato poi spostato lungo la dorsale appenninica – l’opera è in corso – con attraversamento di un’area altamente sismica.

BRINDISI – Arriva dal capoluogo dell’Abruzzo, dove ieri si è tenuto un affollato convegno con la partecipazione di enti locali e associazioni ambientaliste anche delle Marche e dell’Umbria, un nuovo no con consequenziale ricorso al Tar ad un’opera direttamente funzionale al trasporto e alla commercializzazione del metano che British Gas vuole sbarcare e stoccare nel rigassificatore di Brindisi, progetto che attende il ripristino dell’autorizzazione sospesa nell’ottobre del 2007 dal governo Prodi, cui si oppongono i consigli della Regione Puglia, del Comune e della Provincia di Brindisi. Si tratta del gasdotto Brindisi-Massafra-Minerbio (snodo quest’ultimo tra la rete gas italiana e quella europea), progettato nel 2005 da Snam e da British Gas, che inizialmente doveva seguire la costa adriatica ed è stato poi spostato lungo la dorsale appenninica – l’opera è in corso – con attraversamento di un’area altamente sismica.

“Gasdotto Rete adriatica Brindisi-Sulmona-L’Aquila-Foligno-Minerbio: perché sulla dorsale appenninica?” era il tema dell’incontro di ieri, da cui è emersa l’indicazione di accentuare il pressing anche sulla Regione Abruzzo affinchè giunga anche questo no all’operazione di attraversamento dell’area appenninica a rischio – prevista anche una stazione di compressione gas a tre chilometri da Sulmona -  scelta da Snam solo perché, sostiene ad esempio il Pd abruzzese, era una via più economica rispetto a quella costiera. La Regione Abruzzo ha in gestazione una legge che dovrebbe affermare la non sorpassabilità delle competenze regionali da parte del governo centrale, incluse di quelle ambientali. Ma su questo punto la posizione del governatore Gianni Chiodi non è ancora definita, mentre l’Umbria, assieme a molti Comuni hanno già detto che il gasdotto non s’ha da fare sull’Appennino (tra l’altro sconvolgerebbe gli equilibri aree naturali di grande valore).

Per alcuni esperti, come Maria Cristina Cecchini di Eurolex, la procedura di valutazione di impatto ambientale non prevedeva alcuna alternativa e ciò sarà materia di un ricorso alla Commissione europea. Antonio Carrara, presidente della Comunità Montana Peligna, ha proposto che si costituisca una rete dalla Puglia all’Emilia, passando per Abruzzo, Umbria e Marche. Aldo Cucchiarini, presidente del Comitato No Tubo, ha ricordato che “sono interessati dal tracciato progettuale tutti i più importanti epicentri dei terremoti degli ultimi venticinque anni in Abruzzo, Marche ed Umbria. Anche i corsi d’acqua saranno stravolti: nella Valle Peligna sarà interessato il Sagittario, in Umbria il Savio sarebbe attraversato in ventidue punti. La Regione Umbria”. Per Cucchiarini, ma anche per Erasmo Venosi, docente di fisica nucleare, “in Europa la capacità installata di rigassificatori eccede già oggi per il 50% il fabbisogno”.

Alfredo Moroni, assessore comunale all’Ambiente dell’Aquila e coordinatore del  Gruppo interregionale anti-gasdotto, in apertura del convegno aveva annunciato il ricorso al Tar da parte di enti locali e comitati civici contro la realizzazione del progetto. E’ questo un altro fattore che Brindisi Lng non cita nei suoi comunicati sul rigassificatore di Brindisi, quasi si trattasse di una grana che riguarda solo il governo italiano. Fatto sta che, se “Rete Adriatica” dovesse essere stoppata, non vi sarebbe modo di trasportare il metano di British Gas rigassificato – secondo i piani della società energetica inglese – nell’impianto di Capo Bianco.

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