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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Ambiente Ceglie Messapica

Ecco perchè la Regione ha bloccato il Piano urbanistico generale di Ceglie

CEGLIE MESSAPICA – Prologo. Tutta colpa del Drag se il Pug, dopo vent’anni d’attesa, non ha ottenuto la Vas. Non è un manifesto futurista, ma la sintesi in forma di acronimi del desolante parere negativo rilasciato dalla Regione Puglia al Piano urbanistico generale di Ceglie Messapica. La sonora bocciatura è arrivata qualche giorno addietro, l’assessore alla Qualità del territorio Angela Barbanente, ha detto no, diniego che suggella una storia lunga quattro lustri – e qualche amministrazione in più – di attesa, per uno sviluppo urbanistico della città altro, migliore, e che si credeva possibile.

CEGLIE MESSAPICA – Prologo. Tutta colpa del Drag se il Pug, dopo vent’anni d’attesa, non ha ottenuto la Vas. Non è un manifesto futurista, ma la sintesi in forma di acronimi del desolante parere negativo rilasciato dalla Regione Puglia al Piano urbanistico generale di Ceglie Messapica. La sonora bocciatura è arrivata qualche giorno addietro, l’assessore alla Qualità del territorio Angela Barbanente, ha detto no, diniego che suggella una storia lunga quattro lustri – e qualche amministrazione in più – di attesa, per uno sviluppo urbanistico della città altro, migliore, e che si credeva possibile.

Scartabellare nel pronunciamento della Regione, lungo diciannove pagine, non è impresa facile per i profani, digiuni di Urbanistica e affini. Ma non ci vuole la zingara per capire che il documento al quale era affidato il futuro della città messapica – l’unica del Brindisino che non può ancora contare su un programma di conservazione, restauro e recupero del centro storico -, fa acqua da tutte le parti. Le obiezioni che hanno portato la Regione a cristallizzare l’esito negativo delle valutazioni, sono tante, troppe, al limite dell’inverosimile. Qualche esempio.

BARBANENTE: “PUG BOCCIATO, ECCO PERCHÈ”. La prima. Il 23 marzo 2010 il commissario ad acta, architetto Raffaele Guido, succeduto all’ingegnere Dino Borri, dispone che l’Ufficio tecnico comunale metta a punto una serie di adeguamenti, sulla base di precise valutazioni elaborate dallo stesso Guido. La Regione verifica e risponde: “Gli elaborati sopra elencati e contraddistinti con il simbolo asterisco, non risultano, allo stato, oggetto di specifica certificazione da parte del competente ufficio comunale di avvenuto adeguamento alle determinazioni assunte dal commissario ad acta, come richiesto peraltro dallo stesso commissario”.

La seconda. Dopo aver citato, norme alla mano, una serie di criteri dei quali si chiede la stretta osservanza a tutti i Comuni ai quali venga in mente di adottare un Piano urbanistico generale Pug), per esempio la Valutazione ambientale strategica (Vas), la Regione dice: “Dagli atti in possesso di questo ufficio non risulta essere stata avviata la procedura di Vas per il piano in oggetto”. O meglio, precisa, che gli elaborati inviati a Bari da Ceglie sono nient’altro che quattro paginette sullo stato dell’ambiente, tre pagine di quadro degli impatti del Pug sull’ambiente, più i “verbali degli incontri tenuti con la comunità nel 2008”. Documentazione tutt’altro che sufficiente secondo i dettami normativi, pena annullabilità del Piano stesso. Così come di fatti è stato.

La terza. “Non risulta espresso alcun parere di conformità al Piano-stralcio di assetto idrogeologico da parte della Autorità di bacino della Puglia”. La quarta. “Il Pug, sia per la parte strutturale sia per quella programmatica, non evidenzia espressamente alcun rapporto con la pianificazione regionale”.

La quinta, la sesta, la settima. “Premesso che il Drag (Documento regionale di assetto generale, ndr) nei summenzionati indirizzi considera le analisi e le valutazioni fondamentali per le scelte di piano, si rileva quanto segue. Uno: la fase conoscitiva non contiene una puntuale ricognizione, per l’ambito urbano, dell’uso del suolo e più precisamente dello stato di fatto funzionale con particolare riferimento alla dotazione di spazi di uso pubblico, servizi, attrezzature e verde urbano. Due: sebbene presente nella relazione, manca una rappresentazione grafica dello stato di attuazione del Programma di fabbricazione vigente e delle eventuali pianificazioni di settore, oltre che il quadro della programmazione e della progettazione in atto in ambito comunale. Tre: tra le “invarianti infrastrutturali” non risulta compresa, come necessario, l’area cimiteriale”. Sette obiezioni su sette pagine di relazione.

Mancano ancora dodici pagine e altrettanti segni rossi e blu tracciati sul Pug cegliese dall’assessore Barbanente, per arrivare alle conclusioni che recitano, alla lettera: “Tutto ciò premesso, per le motivazioni e nei limiti e termini richiamati nella relazione innanzi esposta, si propone alla giunta di non attestare (…) la compatibilità del Pug del Comune di Ceglie Messapica rispetto al Drag”.

Il suggerimento all’amministrazione comunale, in calce, è quello di “indire una conferenza dei servizi ai fini del conseguimento del controllo positivo”. Per inciso: attivare la conferenza dei servizi, come suggerisce l’assessore Barbanente, è cosa che va fatta entro e non oltre il 5 ottobre prossimo. Altrimenti reset: tutto da rifare.

PER COLPA DI CHI? La lunga teoria di contestazioni tracciate dall’assessore Barbanente, è tale da lasciare il dubbio su come, e con quali criteri, il Piano urbanistico generale sia stato redatto. Come possano darsi tanti e tali falle, malgrado il trascorrere di quindici lunghi anni dal primo incarico assegnato dalla giunta guidata dal sindaco Pietro Mita, all’ingegnere Dino Borri, anno Domini 1994? E viene, ancora, da chiedersi. Quanti soldi sono stati spesi per incassare alla fine questa sonora bocciatura? E ancora, e soprattutto: di chi sono le responsabilità, diciamo pure le colpe, se tutto questo è accaduto? Fatte salve, e premesse, le responsabilità politiche sul conto di ben quattro amministrazioni comunali, possibile che nessuno dei tecnici che si sono occupati del Piano – Borri, i commissari ad acta, ingegneri e dirigenti comunali – si sia  accorto dei buchi neri nel Pug cegliese? E soprattutto, adesso, che fare?

TUTTO DA RIFARE? SE CAROLI DICE SÌ, FEDERICO DICE NO. I punti di vista in merito, naturalmente, sono due. Uguali e contrari come gli schieramenti in campo nelle assise comunali. Il sindaco Luigi Caroli dice: “Sulle responsabilità politiche, nessun dubbio: hanno mandato il Pug in Regione in campagna elettorale, in fretta e furia, pur di avere argomentazioni da sfoderare agli elettori. Pura propaganda. Adesso ne paghiamo le conseguenze, tutti quanti. Dopo aver speso 200mila euro, è tutto da rifare. Alla Regione abbiamo chiesto di pronunciarsi in merito alla soluzione più economica in termini di tempo e di investimento finanziario,  dopodiché decideremo se rifare tutto daccapo, come ritengo che convenga, oppure apportare la lunga serie di modifiche richieste”.

Di parere del tutto contrario il predecessore, l’ex sindaco Pietro Federico: “A mio parere il Comune dovrebbe attivare la conferenza dei servizi, in maniera tale da intervenire sul progetto già esistente dato che, malgrado i rilievi, la Regione non discute la sostanza del Pug stesso, ossia la rivalutazione del centro storico, l’obbligo di sanare gli scempi provocati dagli abusi edilizi perpetrati ai danni del territorio. Gli interventi richiesti per ottenere la compatibilità, sono di natura meramente tecnica, dunque niente di insuperabile”. L’accusa della “fretta” cattiva consigliera in tempi di campagna elettorale, è respinta al mittente: “E’ un peccato di ignoranza, amministrativa s’intende, da parte del sindaco Caroli: il Pug fu indirizzato alla Regione dal commissario, entro e non oltre i tempi dettati dal mandato che gli era stato conferito non dal Comune, ma dalla Regione stessa. Dunque si tratta di mere coincidenze”.

EPILOGO. Il bicchiere, naturalmente, è mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista. Purchè adesso Ceglie non debba attendere altri vent’anni e quattro sindaci, e il solito insano balletto di interessi su terreni, lotti, lottizzazioni, aree edificabili e non, per vedersi approvare un nuovo piano. Al sindaco Luigi Caroli, l’ardua impresa. Tenendo a mente la lezione della storia, locale: se è vero che sul Piano urbanistico generale le amministrazioni di centrosinistra hanno accumulato ritardi, ed errori, imperdonabili, è vero anche che sul Pug sono scivolate ben due amministrazioni. Entrambe di centrodestra e tutt’e due molto prima della fine del mandato.

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