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Fanghi Belleli: sequestrata e interdetta azienda

MESAGNE - E’ un’azienda di un imprenditore di Mesagne, Vincenzo Montanaro, quella sottoposta a sequestro con interdizione per sei mesi, dai carabinieri del Noe in esecuzione di un provvedimento del gip Maurizio Saso su richiesta della procura di Brindisi.

MESAGNE -  E’ un’azienda di un imprenditore di Mesagne, Vincenzo Montanaro, quella sottoposta a sequestro con interdizione per sei mesi, dai carabinieri del Noe in esecuzione di un provvedimento del gip Maurizio Saso su richiesta della procura di Brindisi (pm Giuseppe De Nozza). Dodici in tutto le persone a carico delle quali, a vario titolo, sono stati eseguiti provvedimenti con valore di informazione di garanzia (otto sono persone fisiche, quattro persone giuridiche), tredici le persone iscritte nel registro degli indagati.

In particolare, così come esposto ai giornalisti in una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli e dal maggiore Nicola Candido, comandante del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Lecce, sono stati sequestrati 17 autotreni e 4 rimorchi, appartenenti a quattro diverse società del Brindisino operanti nel settore della gestione dei rifiuti e ritenute in concorso fra loro responsabili di gestione abusiva di rifiuti e discarica abusiva.

L’attività d’indagine nasce dalla segnalazione di un cittadino che aveva osservato in un terreno tra Brindisi e Mesagne, accanto al suo, l’arrivo di autotreni e lo spargimento di fanghi “sospetti”, poi rivelatisi essere il prodotto del dragaggio del porto di Taranto, in particolare dell’area Belleli. I carabinieri hanno poi potuto accertare che mescolati ai fanghi c’erano inerti edili che nulla avevano a che vedere con lo smantellamento della Belleli (video).

Il territorio Brindisino è stato interessato dallo smaltimento di 13mila tonnellate di rifiuti provenienti da operazioni di scavo fino a 15 metri del porto di Taranto, che si sarebbero potuti smaltire solo in area con falda acquifera già salinizzata. Le 13mila tonnellate fanno parte delle 135mila tonnellate ancora stoccate nell’area portuale in attesa di essere smaltite. Dove? Vi sono ancora indagini in corso.

Ad ogni modo si è potuto verificare che il trasporto dei fanghi dal luogo di produzione avveniva con aziende di autotrasporti di San Vito dei Normanni, Massafra e Taranto operanti nel settore della gestione dei rifiuti, smaltiti senza trattamento specifico (che avrebbe dovuto avvenire nell’azienda di Montanaro, non adeguatamente dotata per il trattamento) in terreni agricoli sottoposti a vincolo paesaggistico coltivati a uliveti e frutteti e già avvolti dai sigilli nel marzo e nell’aprile del 2013. Anche sulle eventuali compromissioni dei prodotti della terra vi sono ulteriori accertamenti in atto. (Foto Gianni Di Campi)

 

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