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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente

Fiamme, e scoppi, dal petrolchimico

BRINDISI – Giovedì mattina una esplosione rimasta avvolta nel mistero, venerdì sera una nuova sfiammata. Strani e consueti fenomeni di fuoco al Petrolchimico di Brindisi. Della vicenda del botto di giovedì nessuna traccia e nessuna segnalazione nemmeno agli organi deputati ad intervenire nel caso, come i vigili del fuoco. Non risulterebbero tracce di richiesta d’intervento per ieri mattina intorno alle 7.30. Eppure sebbene l’alba fosse già passata, alcuni pescatori – che svolgevano l’attività nella zona – attratti da una detonazione avrebbero notato anche una palla di fuoco.

BRINDISI – Giovedì mattina una esplosione rimasta avvolta nel mistero, venerdì sera una nuova sfiammata. Strani e consueti fenomeni di fuoco al Petrolchimico di Brindisi. Della vicenda del botto di giovedì nessuna traccia e nessuna segnalazione nemmeno agli organi deputati ad intervenire nel caso, come i vigili del fuoco. Non risulterebbero tracce di richiesta d’intervento per ieri mattina intorno alle 7.30. Eppure sebbene l’alba fosse già passata, alcuni pescatori – che svolgevano l’attività nella zona – attratti da una detonazione avrebbero notato anche una palla di fuoco.

Non era il sole appena sorto, ma delle fiamme sprigionatesi quasi all’altezza dell’impianto dov’è posizionato il serbatoio dell’acetilene. Nessuna conferma, ma nemmeno nessuna smentita al momento su quanto sia tecnicamente accaduto. A 24ore di distanza nuove fiamme. Visto da quella distanza, con una fotocamera da 8 megapixel al buio, a qualche chilometro in linea d’aria, sembra quasi il fungo dell’esplosione atomica tratto da film “The day after”. Dalla diga di Punta Riso, anche ad occhio nudo è ben visibile la proporzione dell’ennesima sfiammata da una delle torce del Petrolchimico. Gli avvistamenti in diversi punti della città sono stati differenti. Lingue alte una ventina di metri che squarciano il buio della sera, ma non è un romantico tramonto in cartolina.

Da punta Torre Cavallo, quasi per ironia della sorte, mentre la sentenza sul processo al rigassificatore viene pronunciata dopo ore di camera di consiglio, le lingue di fuoco che bruciano in candela la materia prima non utilizzata – che manderebbe in blocco gli impianti col rischio di esplosione – illuminano  il teatro di quello spicchio di porto su cui sarebbe già nato, l’impianto della multinazionale inglese. L’area di Capobianco resta nel buio al contrario di una delle 14 candele e dello stesso Petrolchimico le quali continuano a produrre spettacoli che per certi punti di vista potrebbero sembrare surreali.

Quasi da aurora boreale, ma non siamo a certe latitudini, e le torce del Petrolchimico non dovrebbero sfiammare più. Per questo erano finite sottosequestro da parte della Digos e della Procura della Repubblica il 26 luglio del 2010. Perché al contrario di essere usate come “valvole di sicurezza” venivano usate come termodistruttori. Le aziende proprietarie dell’impianto, in regime di proroga rispetto ai termini imposti dalla magistratura, stanno lavorando alla costruzione di un termossidatore che dovrà abbattere gli inquinanti come gli Ipa (gli idrocarburi policiclici aromatici che sono altamente cancerogeni) che si liberano all’atto di queste fiamme alte decine di metri che illuminano nel sonno i brindisini. Cui si aggiungono altri fuochi in cerca di spiegazione.

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