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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Gli ambientalisti: "Le fonti rinnovabili prendano il posto dell'energia fossile"

BRINDISI – “Per salvare le nostre comunità dalle aggressioni ambientali è necessario sostituire le fonti di energia fossile con fonti rinnovabili nel quadro delle scelte della Amministrazioni locali rivolte a costruire un modello di economia rispettoso dei diritti umani fondamentali e delle vocazioni del territorio”. Ad esprimersi in questi termini sono le associazioni ambientaliste, che oggi hanno diffuso una nota congiunta, soprattutto per fare il punto sulla situazione alla luce dei tanti progetti sul fotovoltaico.

BRINDISI – “Per salvare le nostre comunità dalle aggressioni ambientali è necessario sostituire le fonti di energia fossile con fonti rinnovabili nel quadro delle scelte della Amministrazioni locali rivolte a costruire un modello di economia rispettoso dei diritti umani fondamentali e delle vocazioni del territorio”. Ad esprimersi in questi termini sono le associazioni ambientaliste, che oggi hanno diffuso una nota congiunta, soprattutto per fare il punto sulla situazione alla luce dei tanti progetti sul fotovoltaico.

“Nella nostra provincia - spiegano -, da parte della società Green Power (Enel) e della società 3M Energia (gruppo Zamparini) sono stati presentati alle competenti sedi i progetti di due mega impianti fotovoltaici: quello dell’Enel di 72 Mw per un’estensione di 140 ettari adiacenti al nastro trasportatore della centrale di Cerano e, l’altro, di 500 Mw nella stessa zona per l’estensione di 1500 ettari. Ma c’è di più perché a San Pancrazio Salentino è stato avviato, avversato dalla locale Amministrazione comunale, l’iter per la realizzazione di un altro megaimpianto fotovoltaico mentre sull’intero territorio provinciale si moltiplicano iniziative per la costruzione di impianti fotovoltaici ed eolici sulla base di convenzioni con privati che in vario modo vincolano a tale fine l’utilizzo di terreni agricoli. Un affollarsi quindi di iniziative che in diversi casi, secondo gli allarmi lanciati dal presidente della provincia Ferrarese, potrebbero nascondere accordi illeciti intesi a far passare come autonomi impianti realizzazioni in realtà fra loro collegate e risalenti a centri unitari di interessi aziendali, e ciò allo scopo di eludere la normativa che prescrive la procedura di Via per le strutture superiori ad 1 Mw”.

Gli ambientalisti fanno notare di aver apprezzato l'impulso dato dalla Regione Puglia alle energie rinnovabili “ma oggi – spiegano - , all’impatto con la realtà, ci troviamo a dover fare i conti con una situazione che va responsabilmente fronteggiata sia per la inammissibilità della disordinata esplosione delle energie rinnovabili e sia perché, come ha pubblicamente ammesso l’ex assessore regionale all’ambiente Losappio “lo sviluppo delle rinnovabili non è stato accompagnato dalla riduzione della produzione da fossile indicata nel Pear”. Facciamo quindi appello alla Regione Puglia perché voglia adeguare la normativa in materia tenendo conto delle seguenti considerazioni e richieste sulle quali richiamiamo anche la responsabile attenzione delle Amministrazioni locali”.

E così dicendo, elencano tutte le linee-guida:

- “Brindisi ha dato e dà un enorme contributo, anche con costi umani drammatici, alle esigenze energetiche del Paese sicché non sono accettabili in questo settore altre iniziative produttive senza che siano precedute da impegni formali su rilevanti riduzioni dell’energia prodotta da fossile;

- “Occorre con urgenza sospendere le procedure in corso per il rilascio di autorizzazioni riguardanti gli impianti di qualsiasi potenza delle energie rinnovabili sino a quando non saranno introdotti i necessari adeguamenti normativi;

- “Gli aggiornamenti della normativa vigente dovranno prevedere non solo i livelli massimi di energia producibile nell’intera regione ma anche i livelli non superabili per le aree che, come quella di Brindisi, producono quantità ingenti di energia col carbone;

- “Le prossime convenzioni con l’Enel e gli altri enti elettrici dovranno prevedere una riduzione quantitativa del carbone bruciato nelle centrali non inferiore al 25%. E a tale riguardo non è assolutamente condivisibile l’ipotesi, più volte ventilata, che nelle centrali possa essere utilizzato il Cdr in parziale sostituzione del carbone, perché l’innocuità di una tale operazione non risulta sorretta da garanzie scientifiche fondate su valide e affidabili sperimentazioni. Va poi considerato che tale ipotizzata sostituzione sarebbe comunque quantitativamente”;

- “Poiché sul territorio esistono già richieste per 350 MW, le eventuali autorizzazioni potranno essere rilasciate, soddisfatti gli altri presupposti di legge e di tutela dell’agricoltura e del paesaggio, solo a condizione che sia preventivamente concordata e formalizzata una riduzione del carbone impiegato nelle centrali ulteriore rispetto a quella richiesta per le convenzioni. E ciò perché il confronto finora svoltosi su tale riduzione non ha ovviamente tenuto conto degli ulteriori impatti territoriali conseguenti ai progettati impianti di energia rinnovabile. Una riduzione quest’ultima che andrebbe necessariamente rapportata non ai Mw di energia prodotti con i nuovi impianti ma alla estrema gravità dei danni subiti dal territorio”.

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