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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

I nuovi padroni delle campagne: nelle terre vendute a "fotovoltaico selvaggio"

BRINDISI – In Puglia, come in altre regioni, la regolamentazione degli impianti di fonti energetiche rinnovabili (Fer) è avvenuta in progress, e non è riuscita a stoppare gli effetti degli errori dei primi anni. Tra le imprese calate da ogni dove, molte hanno approfittato di qualsiasi varco per appropriarsi letteralmente di parti del territorio spostando sull’indicatore di massimo l’indice di speculazione e di sfruttamento sulle aree. Ciò è avvenuto soprattutto per il fotovoltaico. E quando è arrivata la prima pezza alla vistosa falla determinata dalla possibilità concessa di realizzare impianti sino a un Mw con la sola Dia, con la circolare regionale dell’1 agosto 2008 che invitava i Comuni a “porre la massima attenzione alla eventuale presenza di connessioni tra più Denunce di inizio attività”, in molti casi era troppo tardi.

BRINDISI – In Puglia, come in altre regioni, la regolamentazione degli impianti di fonti energetiche rinnovabili (Fer) è avvenuta in progress, e non è riuscita a stoppare gli effetti degli errori dei primi anni. Tra le imprese calate da ogni dove, molte hanno approfittato di qualsiasi varco per appropriarsi letteralmente di parti del territorio spostando sull’indicatore di massimo l’indice di speculazione e di sfruttamento sulle aree. Ciò è avvenuto soprattutto per il fotovoltaico. E quando è arrivata la prima pezza alla vistosa falla determinata dalla possibilità concessa di realizzare impianti sino a un Mw con la sola Dia, con la circolare regionale dell’1 agosto 2008 che invitava i Comuni a “porre la massima attenzione alla eventuale presenza di connessioni tra più Denunce di inizio attività”, in molti casi era troppo tardi.

Chi tra i Comuni ha avuto i riflessi pronti, come quello di Cellino San Marco, si è visto annullare dal Tar di Lecce il blocco ad alcuni progetti perché intanto le Dia, trascorsi i 30 giorni previsti, si erano perfezionate. Chi non li ha avuti, i riflessi pronti, continua a non vigilare neppure oggi, per verificare la conduzione dei cantieri nati con Dia a cavallo della svolta dell’1 agosto 2008, che in molti casi presentano impianti non ancora entrati in funzione, e cioè lavori ancora in corso, soprattutto nella parte dei collegamenti alle cabine e alla rete. Vanno bene le segnalazioni della situazione degli impianti da un megawatt alla procura della Repubblica, va bene tenere calda la faccenda. Ma ormai la Regione Puglia, con la normativa entrata in vigore il 31 dicembre 2010, ha sbarrato molte porte alla speculazione.

Adesso si dovrebbero fare più fatti che proclami, e sguinzagliare vigili urbani e Polizia provinciale, assieme alla Forestale, per sottoporre a verifica tutto ciò che è avvenuto prima e subito dopo l’1 agosto 2008. Quando si era in pieno “boom” dei cosiddetti impianti ad inseguimento, quelli che la Regione ha deciso di stroncare con quella circolare. Vale a dire il trucco del frazionamento dell’impianto in tante isole da un megawatt apparentemente autonome dal punto di vista societario e dei collegamenti alla rete, ma in realtà riconducibili ad una sola entità operativa. Dovevamo cercare una situazione emblematica, e l’abbiamo trovata (non perché sia l’unica, sia ben chiaro) in contrada Belloluogo, lungo la provinciale che collega la S.Vito – Mesagne alla Mesagne - Stazione di S.Vito.

E’ una vasta area di impianti da un Mw, quindi realizzati con la sola Dia, che promette ulteriori, grandi espansioni a giudicare dai terreni già acquisiti e in fase di preparazione tra la masseria Belloluogo e la tenuta Incantalupi alle porte della quale il fotovoltaico si fermerà. Ma intorno moltissimi hanno venduto; a 25mila euro l’ettaro, e altri stanno trattando a 35mila euro. A fare da collegamento una strada comunale sterrata che è stata sfruttata, con l’autorizzazione dell’amministrazione comunale di Brindisi, anche per la posa dei cavi di collegamento tra gli impianti e le cabine. Chi conosceva le condizioni di quella strada vicinale “prima”, ora non può che chiedersi chi metterà tutto a posto finiti i lavori. L’ufficio tecnico del Comune di Brindisi, i vigili urbani, hanno mai effettuato sopralluoghi?

E non si può non prendere atto che lo stato dei luoghi è mutato. Chi ha espiantato interi mandorleti? Chi ha demolito le “lamie”, le case rurali? Chi ha sparso i diserbanti su vaste superfici di terreno agricolo? Ci sono rapporti della Forestale e della polizia Provinciale su tutto ciò? Chi ha mai valutato gli impatti di ciò che è avvenuto, che sta avvenendo e che avverrà? Qui ci sono almeno tre anni di oblio, a giudicare dalle date delle Dia riportate dai cartelli di cantiere. E arriviamo agli impianti ad inseguimento. Le foto che pubblichiamo non sono esaustive ma sono eloquenti. Ecco alcune installazioni da un megawatt separate non da 100 metri, ma da un metro tra recinzione e recinzione, senza “che l’area asservita all’intervento sia estesa almeno due volte la superficie radiante” come prescrive la legge regionale 31 del 21 ottobre 2008, ma con lo sfruttamento a pannelli dell’intero terreno. Fa eccezione l’impianto realizzato da un’Ati di Brindisi dove gli equilibri prescritti sono stati rispettati.

L’effetto è quello di una superficie radiante senza interruzioni. I cartelli portano i nomi di società diverse, ma l’impresa costruttrice è la stessa, come il direttore dei lavori e tutto il resto dello staff. E’ esattamente la situazione che la circolare dell’1 agosto 2008 voleva tamponare. Ma prima di quella data il Comune di Brindisi non si era dato un regolamento per il fotovoltaico (nel dicembre 2007 era stato annunciato il passaggio in giunta, e se è stato approvato, a Belloluogo non è stato applicato)? Comunque, malgrado le date riportate per le Dia siano comprese tra il gennaio e il settembre del 2008, le cantierizzazioni sono avvenute nei mesi successivi e restano ancora da fare i collegamenti, mentre tutto intorno si moltiplicano le preparazioni di altri terreni. Una verifica degli avanzamenti dei progetti e della esecuzione dei lavori, del corretto smaltimento del materiale di lavorazione e di risulta, degli impatti sulle attività circostanti la si vuole delegare alla procura della Repubblica, o la devono fare invece Comuni interessati e Provincia, visto che è loro compito?

Le richieste che arrivano da chi vuole mantenere e tutelare le proprie attività agricole o agrituristiche sono chiare: si verifichi scrupolosamente il rispetto delle normative, e lo faccia chi ne ha i poteri. Prima che si arrivi all’esproprio di fatto del controllo del territorio. Quante Belloluogo ci sono nel Brindisino, è la domanda alla fine del giro, sotto gli occhi dei sorveglianti piazzati davanti ad ogni ingresso di cantiere, senza divise e con le auto personali, ma sorveglianti. “Oggi più che mai – scrive il coordinamento dell’associazione Sviluppo e Lavoro di Brindisi - le energie alternative sono una priorità, tanto per il fabbisogno di energia, quanto per avere la caratteristica di essere pulite e in grado di dare un nuovo modello di società e creare nuova occupazione. Occorre però vigilare attentamente al fine di evitare ulteriori violenze ai territori oggetto di tali attenzioni per non pregiudicare le risorse naturali (patrimonio agricolo e paesaggistico)”. E allora si vigili.

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