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Il Cdr della discordia, Mennitti: "In centrale, costi meno alti per i cittadini"

BRINDISI – Il combustibile da rifiuti (Cdr) da bruciare nella centrale Federico II diventa il carburante con cui s’infiamma la polemica politica a Brindisi. La conferenza dei servizi al ministero dell’Ambiente, intanto, sancisce una profonda frattura tra le amministrazioni locali che finora avevano proceduto a braccetto verso la tessitura della “tela di Penelope” attorno alle famigerate convenzioni con Enel. Si spacca sul Cdr l’asse Massimo Ferrarese-Domenico Mennitti.

BRINDISI – Il combustibile da rifiuti (Cdr) da bruciare nella centrale Federico II diventa il carburante con cui s’infiamma la polemica politica a Brindisi. La conferenza dei servizi al ministero dell’Ambiente, intanto, sancisce una profonda frattura tra le amministrazioni locali che finora avevano proceduto a braccetto verso la tessitura della “tela di Penelope” attorno alle famigerate convenzioni con Enel. Si spacca sul Cdr l’asse Massimo Ferrarese-Domenico Mennitti.

Da un lato il presidente della provincia col suo secco e categorico “no all’uso del Cdr a Cerano”, dall’altro il sindaco che in sede di conferenza dei servizi - per il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) ad Enel – chiede di poter visionare lo studio che la società elettrica ha effettuato per bruciare Cdr nella centrale.

E scoppiano le polemiche dall'opposizione e degli ambientalisti. All'indomani del vertice romano - rinviato di 10 giorni per la decisione sull’Aia - il sindaco  convoca una conferenza stampa per fare delle precisazioni. E le argomentazioni sulla sua posizione meritano riflessione dal momento che la partita sull’Aia, le convenzioni, le ricadute in termini economici e occupazionali, la salute dei cittadini Mennitti le ricollega alla questione del ciclo dei rifiuti. “La Regione – ha spiegato Mennitti - ha dato 4 mesi di tempo per attivare l'impianto di Cdr presente dal 2001 e mai entrato in funzione (costato solo dal 2004 al luglio 2010 2,6 milioni di euro della collettività). Per questo motivo si stanno valutando tre ipotesi per smaltire poi il combustibile da rifiuti".

La prima: visionare  lo studio di Enel sull'uso in centrale del Cdr. Studio che non sembra conveniente per la società elettrica. La seconda: utilizzare il termovalorizzatore, la terza quella di portare il Cdr fuori provincia a Brescia o Padova con costi naturalmente aggiuntivi per i brindisini – che già pagano la massima aliquota, con bollette tra le più alte d’Italia – sulla Tarsu. A seconda della scelta, il prezzo dei rifiuti per i brindisini potrebbe variare. L'obiettivo fissato è quello di raggiungere il 65 per cento di differenziata. Ma differenziata a parte – con la discarica dell’Ato Brindisi2 ferma ed i rifiuti di due bacini, cioè 20 comuni, che finiscono nella sola discarica dell’Ato Brindisi 1 e che quindi presto si esaurirà – la questione Cdr sancisce uno spartiacque tra due modi di fare politica.

Quella di Massimo Ferrarese, che preme sul pedale dell’acceleratore per la chiusura delle convenzioni “perché prima arrivano e prima ci può essere una spinta decisa all’asfittica economia del capoluogo e dell’intera provincia” e quella di Domenico Mennitti che cerca passo dopo passo di allargare ad altri fronti i termini della trattativa già in corso da molto tempo.

Le opposizioni:Mennitti come un monarca - La questione Cdr apre il fuoco di fila delle opposizioni al Comune che  hanno contestato il metodo usato dal primo cittadino sulla delibera di giunta – contenente la decisione sull'Aia e sull'uso del Cdr – “votata 24 ore prima dell’incontro romano, bypassando il consiglio comunale, senza addirittura la firma dell’assessore al ramo Cesare Mevoli”, dice Salvatore Brigante. “Mennitti si comporta come un monarca – prosegue – il suo è un atto di protervia, ci ingannati in attesa della convocazione di un consiglio monotematico ad hoc”.

L'opposizione ribadisce il suo no a bruciare rifiuti nella centrale e punta sulla questione della salute: “Il sindaco che è tenuto a garantire il rispetto della salute per la popolazione ed i lavoratori, non pensa ai suoi cittadini perché bruciare Cdr significherebbe bruciare idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), furani e diossine, in altre parole produrre benzopirene, la prima categoria di agente cancerogeno per l’uomo”. Con Brigante erano presenti a ribadire il concetto i consiglieri Antonio Monetti, Vincenzo Guadalupi, Cosimo D’Angelo, Francesco Cannalire, Antonio Pisanelli, Luciano Loiacono.

Gli ambientalisti: bruciando Cdr, riduzione del carbone irrilevante - “Dissentiamo nettamente dagli orientamenti favorevoli all’utilizzo del Cdr come combustibile nella centrale di Cerano e registriamo favorevolmente a questo riguardo molte posizioni analoghe in vasti settori delle forze politiche e sociali. La bozza di accordo con l’Enel, che abbiamo duramente contestato col nostro documento del 27 gennaio scorso, è anche su questo punto ambigua e inaccettabile dal momento che, prevedendo l’utilizzo “di combustibile CDR (e/o CSS) nella centrale Federico II per un ammontare non superiore a 70.000 t/anno”, non chiarisce che, considerata la qualità del CDR come combustibile, la corrispondente riduzione di carbone risulterebbe irrilevante.

Ed invero se si dovesse conseguire una “riduzione del 5% di CO2 mediante una serie di attività collaborative”, vale a dire con la “compensazione” dell’energia da fonti rinnovabili e con l’utilizzo del Cdr le reali quantità di quest’ultimo sarebbero enormemente superiori alle pretese 70.000 t/annue. Quindi un’ambiguità che si trasformerebbe nell’ennesima “trappola” per il territorio brindisino che, nonostante le forti criticità ambientali, messe anche in allarmante evidenza dal documento di scoping dell’Amministrazione comunale, continua ad essere usato per esigenze ed interessi estranei a quelli della nostra comunità”.

Romano: la Regione metta fine alla questione Cdr - “Apprendo con soddisfazione – scrive il consigliere regionale del Pd Pino Romano - del rinvio della Conferenza dei Servizi convocata presso il Ministero dell’Ambiente per il rilascio dell’Aia richiesta da Enel   e Edopower per il polo energetico brindisino. Condivisibile come peraltro da me già pubblicamente sostenuto, la posizione dell’Amministrazione provinciale che subordina il rilascio delle autorizzazioni richieste alla conclusione di questa telenovela a puntate per il rinnovo delle convenzioni con gli enti elettrici".

"Siamo al tempo definitivo della chiarezza, della necessità di incominciare a concludere il tema della compatibilità ambientale di un territorio sofferente da oltre 20 anni con definizione di percorsi che costruiscano concretamente lo sviluppo economico possibile. Ritenere strategica la conclusione della filiera del rifiuto con l’impiego del Cdr a Cerano non è altro che nascondere, da parte del sindaco Mennitti,  la sua incapacità a definire la messa a regime della piattaforma del Comune di Brindisi. Forse anche per questa inadempienza cronica che l’impiego del Cdr come combustibile è una soluzione che spaventa".

"Ma anche la Regione Puglia  e per essa  il Governo regionale deve chiudere una volta per tutte questo tema, ponendo fine alle ipotesi dell’impiego del Cdr come combustibile. La Puglia ha già dato, la Provincia di Brindisi ha più che dato per non avere diritto a richiedere, in termini di compatibilità ambientali, certezze e non sperimentazioni gestionali. Chiedo ufficialmente, anche a nome dei colleghi Antonio Maniglio e Sergio Blasi, la discussione in aula martedì 5 aprile 2011, dell’ordine del giorno presentato sulla materia”.

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