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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

Il Pd: "Via le autorizzazioni a Br Lng"

BRINDISI - Accogliendo da un lato le richieste delle associazioni ambientaliste brindisine recepite nel corso di un recente incontro richiesto dallo stesso Partito democratico, da un altro perseguendo una linea da tempo decisa sul problema del progetto del rigassificatore, il Pd brindisino, attraverso il senatore Salvatore Tomaselli, ha inoltrato una richiesta al governo per la revoca dell'autorizzazione a Brindisi Lng. Non manca una critica a Monti per alcuni giudizi sull'opposizione al rigassificatore di Brindisi. Di seguito, un comunicato del senatore Tomaselli, e il testo integrale dell'interrogazione ai ministri Corrado Passera e Corrado Clini.

BRINDISI - Accogliendo da un lato le richieste delle associazioni ambientaliste brindisine recepite nel corso di un recente incontro richiesto dallo stesso Partito democratico, da un altro perseguendo una linea da tempo decisa sul problema del progetto del rigassificatore, il Pd brindisino, attraverso il senatore Salvatore Tomaselli, ha inoltrato una richiesta al governo per la revoca dell'autorizzazione a Brindisi Lng. Non manca una critica a Monti per alcuni giudizi sull'opposizione al rigassificatore di Brindisi. Di seguito, un comunicato del senatore Tomaselli, e il testo integrale dell'interrogazione ai ministri Corrado Passera e Corrado Clini.

"Il PD di Brindisi sostiene coerentemente da tempo la propria opposizione al progetto di costruzione dell’impianto di rigassificazione progettato dalla “Brindisi LNG” sul sito di Capobianco nel porto di

Nei giorni scorsi, nel corso degli incontri sul tema del “polo energetico brindisino” con imprenditori, sindacati e associazioni ambientaliste, abbiamo avuto modo di ribadire a tutti i nostri interlocutori tale opposizione netta giungendo a definire, per quanto ci riguarda, del tutto “archiviata” tale ipotesi di impianto: del resto, è stato questo l’impegno assunto nelle varie tornate elettorali e trasferito nelle funzioni di governo locale che vedono il PD impegnato dalla Regione Puglia alla Provincia e al Comune di Brindisi.

Per questo abbiamo ritenuto di condividere e fare nostra in un formale atto parlamentare l’indicazione delle associazioni ambientaliste volte a richiedere ai Ministeri interessati (Sviluppo Economico e Ambiente) la valutazione dell’avvio di una procedura di autotuela per giungere alla revoca e/o all’annullamento dell’autorizzazione rilasciata nel gennaio 2003, anche alla luce della recente sentenza di confisca dell’area interessata. Una scelta che contribuirebbe a rendere più serena e feconda la elaborazione delle scelte di sviluppo future della città e chiuderebbe una lunga fase di conflitti e pregiudizi.

Riteniamo, in particolare, del tutto ingenerosa l’interpretazione che periodicamente ritorna in autorevoli commenti (per ultimo lo stesso Presidente Monti alcuni giorni fa) che considera la vicenda in questione come un esempio di “opposizione pregiudiziale, incertezza amministrativa, ritardi burocratici”: un riferimento immeritato per una terra che ospita il più grande polo energetico d’Italia e d’Europa e uno dei più importanti poli chimici del paese, con tutto il conseguente carico di impatto ambientale di tali produzioni".

L'interrogazione, testo integrale

Interrogazione a risposta orale

Al Ministro dello Sviluppo Economico

Al Ministro dell'ambiente, tutela del territorio e del mare

Premesso che

con sentenza penale di condanna emessa dal Tribunale di Brindisi il 13 aprile 2012, pubblicata in data 10 luglio 2012, è stata decretata la confisca dell'area di Capobianco nel porto di Brindisi, individuata per l'insediamento del rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi l'anno progettato dalla società  Brindisi Lng, controllata di British Gas;

in particolare, nelle motivazioni della sentenza in questione viene riportato che «l’atto concessorio, pur formalmente valido ed efficace» deve «considerarsi inesistente in quanto frutto di illecita collusione fra il pubblico ufficiale concedente ed il privato concessionario» e si afferma anche che «i titoli abilitativi consegnati da BG Italia – autorizzazione alla realizzazione dell’impianto e concessione demaniale per l’occupazione dell’area di mare località Capobianco – devono considerarsi viziati, poiché l’iter amministrativo prodromico all’adozione dei due provvedimenti e’ stato illecitamente condizionato dall’intervento di pubblici ufficiali le cui funzioni, per le ragioni innanzi evidenziate, erano interamente asservite all’interesse privato della BG Italia. Ne deriva che gli atti conclusivi e i procedimenti innanzi menzionati debbano essere considerati tamquam non essent, poiché contaminati, in via diretta ovvero in via mediata tramite atti intraprocedimentali, da accordi corruttivi»;

tale sentenza, quindi, nelle sue esplicite motivazioni ha confermato la grave illegittimità del procedimento autorizzatorio disponendo la confisca dell’area destinata ad ospitare l’impianto, avendo considerato l'atto sostitutivo di concessione demaniale, sottoscritto il 4 febbraio del 2003 tra l'Autorità portuale e il gruppo inglese, inficiato da atti corruttivi;

la suddetta sentenza ha riconosciuto l'intervento dei termini della prescrizione per il reato di corruzione perseguito nei confronti di amministratori locali e di rappresentanti della società BG Italia all'epoca dell'avvio del procedimento autorizzatorio, risalente ai primi anni 2000, ma, nel contempo, si pronuncia duramente per il reato di occupazione di area demaniale marittima;

il suolo oggetto di confisca a seguito della sentenza del Tribunale di Brindisi del 13 aprile 2012 era già sottoposto a sequestro dal febbraio 2007 nell’ambito delle indagini sui presunti reati di corruzione sopra richiamati;

Richiamato che

nel corso degli ultimi anni ripetutamente ed in modo coerente ed univoco le Amministrazioni Comunale e Provinciale di Brindisi e la Regione Puglia - sia nei loro  vertici istituzionali che nelle loro assemblee elettive - si sono espresse formalmente contro la costruzione di detto impianto di rigassificazione;

tale opposizione ha trovato diffuso consenso nelle comunità locali, pur in presenza di espressioni favorevoli all'impianto di numerose organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, specie in riferimento alle seguenti motivazioni: onerosità dei rischi ambientali connessi alla vicinanza del sito prescelto alla città, nonchè alla contigua zona industriale; eccessiva ed insostenibile concentrazione di impianti cosiddetti "a rischio di incidente rilevante" sulla città di Brindisi in cui sono presenti diversi insediamenti industriali, specie nel settore chimico ed energetico; invadenza dei traffici legati all'eventuale realizzazione dell'impianto in questione sulla polifunzionalità (turistico-commerciale) del porto di Brindisi a seguito della collocazione del sito all'imbocco dell'infrastruttura;

queste ragioni, pertanto, nulla hanno a che vedere circa presunte "opposizioni pregiudiziali", "sindrome nimby", "ritardi ed inefficienze" della popolazione locale o della stessa pubblica amministrazione, le quali sono state spesso descritte come protagoniste di vere e proprie attività ostruzionistiche nei confronti di progetti ritenuti di grande rilevanza per il paese;

nel corso degli ultimi tempi questi riferimenti sono tornati frequentemente in interventi di opinionisti, politici e rappresentanti di istituzioni nazionali, evidentemente non a conoscenza della singolare e del tutto originale vicenda in questione, risultando particolarmente ingenerosi nei confronti della città di Brindisi che da molti anni ospita il più grande polo energetico del paese e d'Europa con circa 4600 megawatt prodotti, in gran parte alimentati a carbone, nonchè uno dei poli chimici più importanti d'Italia e che ha pagato e paga tuttora un tributo altissimo in termini di impatto ambientale di tali produzioni;

in ultimo lo stesso Presidente del Consiglio Mario Monti nei giorni scorsi, nell'ambito di una intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno in occasione della inaugurazione della Fiera del Levante, ha sostenuto che "a frenare gli investimenti nel nostro Paese e nel Mezzogiorno in particolare sono l’incertezza amministrativa e i tempi della giustizia civile. Il rigassificatore di Brindisi aveva trovato un grande investitore come British gas, ebbene dopo oltre un decennio di beghe giudiziarie, ricorsi, controricorsi, amministrazioni contro è chiaro che poi si decide di abbandonare l’investimento";

Considerato che

l'Amministratore Delegato della British Gas-Italia, Luca Manzella, il 6 marzo 2012, intervistato da Il Sole24Ore, ha annunciato l’abbandono, da parte della sua controllata Brindisi LNG, del progetto relativo al rigassificatore sul sito di Capobianco, a cui ha fatto seguito la chiusura degli uffici nella città di Brindisi e la cassa integrazione per i circa 20 dipendenti;

le periodiche interpretazioni sulla vicenda e i ricorrenti giudizi negativi sul territorio e le sue istituzioni circa la legittima opposizione al progetto in questione rappresentano del tutto gratuitamente ed immeritatamente un infondato fattore negativo per la immagine di Brindisi nella comunità nazionale ed internazionale;

la persistenza di procedure autorizzatorie in corso, peraltro oggetto di contenzioso giudiziario da parte degli enti locali, pregiudica oggettivamente una serena, autonoma e consapevole elaborazione di scelte relative al possibile sviluppo produttivo ed industriale dell'area, su cui sono impegnate le stesse istituzioni locali unitamente alle forze sociali;

si chiede di sapere

quali siano le valutazioni e conseguenti determinazioni dei Ministeri interrogati sulla vicenda in questione in presenza dei predetti fatti come oggettivamente emersi nell'indagine giudiziaria e definiti nell'ambito della sentenza citata, per quanto non definitiva e, quindi, sottoposta a possibili eventuali impugnazioni;

se non ritengano i Ministeri interessati, nell'ambito delle proprie autonome responsabilità e competenze, di dover avviare conseguentemente, pertanto, un procedimento di autotutela per giungere alla revoca e/o all'annullamento dell'autorizzazione concessa dal Ministero dello Sviluppo Economico nel gennaio 2003.

Sen. Salvatore Tomaselli

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