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Martedì, 23 Aprile 2024
Ambiente

Il Tar dà torto al Comune di Brindisi: "Da bocciare il piano di cattura delle lepri"

BRINDISI – Dopo quasi due anni il responso è arrivato: il piano di cattura delle lepri redatto dal Comune di Brindisi non andava varato, perchè basato su dati e numeri parziali, o che comunque facevano riferimento ad una sola indagine conoscitiva, senza tener conto di un'altra, giudicata oltretutto più attendibile dal tribunale.

BRINDISI – Dopo quasi due anni il responso è arrivato: il piano di cattura delle lepri redatto dal Comune di Brindisi non andava varato, perchè basato su dati e numeri parziali, o che comunque facevano riferimento ad una sola indagine conoscitiva, senza tener conto di un'altra, giudicata oltretutto più attendibile dal tribunale.

Il Tar di Lecce dà ragione alle associazioni animaliste e ambientaliste che avevano presentato ricorso contro il provvedimento emanato dall'Assessorato all'Ecologia del Comune di Brindisi il 9 dicembre 2008, che di fatto autorizzava l'Ambito Territoriale di caccia al prelievo di 400 esemplari di lepre nel parco naturale regionale “Saline di Punta della Contessa”. Si trattava, secondo il Comune di Brindisi, di mettere fine al sovrappopolamento della specie nella zona, e di far sì che gli animali smettessero di devastare il raccolto.

La Lepa (Lega Protezione Animali) e Legambiente Circolo “Tonino Di Giulio”, però, decisero di adire le vie legali, ritenendo illegittimo il provvedimento emesso dall'Amministrazione.

Di fronte al giudice, il Comune ha avuto modo di esprimere le proprie ragioni, punto per punto, facendo riferimento ai vari motivi per i quali l'ente gestore del parco (il Comune di Brindisi, appunto) aveva deciso di intervenire. Innanzitutto, si faceva riferimento alla rilevazione di un numero estremamente elevato di lepri in zona, così come delineato in un'indagine realizzata dall'Osservatorio faunistico della Regione Puglia. Secondo il Comune, le modalità di cattura – per cui era stato anche previsto il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste – erano conformi alle regole di buona tecnica. Gli animali, inoltre, sarebbero stati trasferiti in luoghi migliori, e certamente caratterizzati dal divieto di caccia. In più, era stata avanzata l'ipotesi di rischi di epidemia, oltre a citare ovviamente i danni arrecati al raccolto dei proprietari dei terreni, che al mattino si ritrovavano con le piantagioni divorate dagli animali che di notte facevano razzia indisturbati.

Il Tar di Lecce ha da un lato riconosciuto al Comune di Brindisi la facoltà di procedere con prelievi e abbattimenti di fauna selvatica, ma dall'altro ha giudicato troppo frettolosa la scelta dell'assessorato, che ha varato il piano tenendo in considerazione solo i dati presentati dall'Osservatorio regionale, secondo cui – su una superficie di 295 ettari – erano presenti 0,59 lepri per ettaro.

Ebbene, un'altra indagine era stata effettuata dalla Santa Teresa (la società multiservizi della Provincia) che aveva preso in esame tra l'altro un'area ben più ampia, pari a 1524 ettari. In questo caso, la differenza rilevata è significativa: secondo la Santa Teresa, la presenza delle lepri non superava lo 0,124 per ettaro.

Da qui, la decisione del Tar di Lecce, che dà torto al Comune di Brindisi perchè - si legge nella sentenza - al momento dell'emanazione dell'atto impugnato, l'Ente gestore del parco "era in possesso di una documentazione scientifica caratterizzata da un maggior grado di attendibilità”. Rilevazioni che, a parere dei giudici “avrebbero dovuto indurre ad un approfondimento della problematica destinato a chiarire le ragioni della forte discrepanza di dati”.

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