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"Io matto? Mai finito in ospedale, ma gli altri in galera sì"

BRINDISI – “Gli altri sono finiti in carcere e io invece non sono finito in ospedale: perché non ero matto”. E' tagliente, di quelle che fanno male, la risposta di Pasquale “Lino” Giurgola, 57 anni, brindisino, imprenditore portuale e stradale, all’avvocato Giulia Buongiorno, difensore di Franco Fassio, ex presidente ed amministratore delegato della British Gas Italia, accusato sia di avere pagato mazzette per 360 milioni di lire all’ex sindaco Giovanni Antonino, sia di violazioni ambientali ed edilizie per la realizzazione del rigassificatore in zona Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.

BRINDISI – “Gli altri sono finiti in carcere e io invece non sono finito in ospedale: perché non ero matto”. E' tagliente, di quelle che fanno male, la risposta di Pasquale “Lino” Giurgola, 57 anni, brindisino, imprenditore portuale e stradale, all’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Franco Fassio, ex presidente ed amministratore delegato della British Gas Italia, accusato sia di avere pagato mazzette per 360 milioni di lire all’ex sindaco Giovanni Antonino, sia di violazioni ambientali ed edilizie per la realizzazione del rigassificatore in zona Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.

La Bongiorno, nel corso del riesame del teste citato dall’accusa, aveva chiesto se fosse vero che di lui dicevano che fosse matto. Questo perché nel corso degli otto anni di permanenza nel Comitato portuale aveva presentato 340 tra ricorsi, opposizioni e denunce all’autorità giudiziaria. “Mi serve per stabilire l’attendibilità e la personalità del teste”, ha detto al presidente del tribunale collegiale Giuseppe Licci la penalista. “Ma non lo può fare con simili domande”, ha replicato Licci, troncando la discussione.

Giurgola era uno dei sei testi citati per l’udienza di questa mattina. Non si è presentato Bruno Agricola, direttore generale quando Maria Rosa Vittadini si dimise per contrasti con i vertici del ministero dell’Ambiente, per la vicenda relativa alla Valutazione di impatto ambientale da fare (come la Vittadini voleva) o non fare (Agricola e altri) per la realizzazione del rigassificatore a Brindisi. Assente anche l’imprenditore carovignese Roma, mentre erano presenti i funzionari ministeriali Raffaele Ventresca, Carmela Bilanzoni e Serena Cianotti.

L’udienza si apre con Giurgola. Componente del Comitato portuale dal 1994 sino al 2002, ha condotto la battaglia perché la vicenda del rigassificatore a Brindisi fosse chiara. “Seppi del rigassificatore a Brindisi – racconta al Tribunale (Licci presidente, giudici Fiorentino e Scuzzarella) -  leggendo un articolo sul Sole 24ore a firma di Jacopo Giliberto, datato 26 novembre 1999. Siccome da componente del Comitato portuale ero all’oscuro chiesi chiarimenti al presidente dell’Autorità portuale Mario Ravedati. E non ottenni nessuna risposta”.

Ravedati è uno degli imputati in questo processo. Giurgola prosegue: “Non ottenni i chiarimenti richiesti e dovetti fare un sollecito. Trascorsero sedici mesi prima che Ravedati mi rispondesse in maniera sibillina cercano di farmi capire che non dovevo insistere”. Ma Giurgola insistette. Anche perché si era insospettito per la celerità con la quale Ravedati aveva inserito nel Fal, Foglio atti legali, la richiesta della British gas. “Con altre richieste analoghe di concessioni – spiega Giurgola – i tempi in media erano 4/5 mesi. In questo caso non trascorsero più di sette giorni. E, peraltro, la richiesta era scarna e priva di qualsiasi documentazione a supporto”.

Si arriva alla discussione in Comitato un anno dopo che c’era stata la pubblicazione sul Fal. “L’argomento – chiarisce Giurgola rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Silvia Nastasia – fu inserito nell’ordine del giorno solo un paio di giorni prima. In Comitato, quando abbiamo affrontato l’argomento, tutti erano favorevoli. Io esposi le mie perplessità. Gli altri componenti cambiarono opinione e tutti assieme decidemmo di rinviare ad altra riunione, invitando Fassio, che venne, portò una relazione di una quarantina di pagine e ci diede tutte le delucidazioni che Ravedati non era stato in grado di fornirci”.

I pm incalzano Giurgola sulle sue perplessità. “Ero perplesso – dice – perché l’atto di sottomissione, al quale era allegato il piano industriale era a tutto vantaggio della British gas e a discapito dell’Autorità portuale. Tra l’altro in questo atto l’Autorità portuale si impegnava a comperare dei terreni da dare alla società inglese senza specificare alcun costo. L’atto di sottomissione era composto da trenta pagine e io riscontrai una decina di incongruenze”.

Giurgola dice anche: “Era inammissibile che per un progetto del genere non ci fosse una documentazione adeguata”. E poi: “Mi sembrava molto strano che l’allora sindaco Antonino e il suo assistente Luca Scagliarini stessero sempre in Autorità portuale”.

Nel 2002 Ravedati va via e viene nominato commissario Luigi Giannini.

Giurgola esce di scena nel 2002, ma la sua battaglia per la trasparenza sulla costruzione del rigassificatore è ormai andata avanti. Alla British Gas è subentrata la Brindisi Lng. A Capo Bianco sono iniziati i lavori di colmata. Si è messa in moto anche la magistratura con i pm Giuseppe De Nozza e Silvia Nastasia. La loro inchiesta porterà ad arresti importanti (tra i quali il sindaco Antonino), i vertici della British e al sequestro del cantiere, tuttora bloccato. Tutto era stato fatto in modo celerissimo, saltando a piè pari procedure e regolamenti. A cominciare dalla mancata variante al Piano regolatore portuale, per passare alla non esecuzione della Valutazione di impatto ambientale e per approdare alle mazzette pagate dalla British sotto forma di consulenze.

Oggi sono stati sentiti anche gli altri testi. Non è emerso nulla di ciò che i pubblici ministeri avevano già acquisito nel corso  dell’istruttoria. Si riprenderà il 9 luglio.

Un’ultima annotazione. Ancora una volta l’unico imputato presente in aula è stato Giovanni Antonino che ha seguito l’udienza senza perdere una battuta. Appunta tutto. Il suo obiettivo, anche se i reati più gravi sono già prescritti per alcuni e lo saranno per tutti nelle prossime settimane, è dimostrare che quanto avvenne a Brindisi fu voluto dai piani alti del governo. E per questo ha chiamato a testimoniare Berlusconi, ministri, sindacalisti e tanti altri. Che saranno ascoltati perché il Tribunale ha deciso di svolgere normalmente il processo e arrivare solo con sentenza alla dichiarazione delle prescrizioni.

Gli altri imputati sono Franco Fassio, Luca Scagliarini, Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo Henriques, Giorgio Battistini, Stefan John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.

Parti civili sono il Comune (con l’avvocato Vito Epifani), la Provincia (con gli avvocati Fabio Di Bello e Ettore Randazzo), la Regione Puglia, Italia Nostra, Wwf e Legambiente (con l’avvocato Antonio Caiulo). Parte civile anche l’Autorità portuale ma solo contro l’imputato Ravedati.

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