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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

La Regione rifinanzia la caccia alle discariche abusive ed agli inquinatori

Arrivavano anche da Brindisi i rifiuti che hanno avvelenato la discarica di Pianura (Napoli). Tonnellate di rifiuti speciali, ospedalieri, scorie e ceneri di alluminio, fanghi speciali, polveri di amianto. I dati sugli sversamenti nella discarica di Contrada Pisani, a Pianura, sono aggiornati al 30 gennaio del 2008 e divulgati ufficialmente oggi dalla Commissione di inchiesta sui rifiuti della Provincia di Napoli. Brindisi, Torino, Bergamo, Pavia, Alessandria, Varese, Catanzaro Padova e Roma le province di provenienza dei rifiuti conferiti nella discarica ormai chiusa anche se, sottolineano dalla commissione di inchiesta, «si continua a sversare in modo incontrollato».

Arrivavano anche da Brindisi i rifiuti che hanno avvelenato  la discarica di Pianura (Napoli). Tonnellate di rifiuti speciali, ospedalieri, scorie e ceneri di alluminio, fanghi speciali, polveri di amianto. I dati sugli sversamenti nella discarica di Contrada Pisani, a Pianura, sono aggiornati al 30 gennaio del 2008 e divulgati ufficialmente oggi dalla Commissione di inchiesta sui rifiuti della Provincia di Napoli. Brindisi, Torino, Bergamo, Pavia, Alessandria, Varese, Catanzaro Padova e Roma le province di provenienza dei rifiuti conferiti nella discarica ormai chiusa anche se, sottolineano dalla commissione di inchiesta, «si continua a sversare in modo incontrollato».

Il disastro Pianura - Secondo le comunicazioni sugli sversamenti effettuati nella Difrabi, ad esempio, tra il 1988 e il 1990 sono state 1.814 le tonnellate di rifiuti solidi urbani (rsu) scaricate in quella cava e, sempre nel 1990, sono state quasi 668 le tonnellate di rsu e assimilabili, fanghi e assimilabili conferiti nella discarica. Provenienti dalla provincia di Torino, nel 1988, sono state 113 le tonnellate di polveri di amianto bricchettate. E ancora, nel 1990, sono state sversate 16 tonnellate di scarti di collante acrilico; 21 tonnellate di fanghi di un impianto di depurazione del Milanese.

Tra la fine degli anni '80 e l'inizio del decennio successivo, a Pianura, il quartiere dove insiste la discarica oggi inserita tra i 48 siti più inquinati d'Italia e da avviare a bonifica al più presto, sono stati conferite 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi dalla provincia di Padova; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti dalla provincia di Roma; altre 50 tonnellate di morchie di verniciatura dalla provincia di Novara. E ancora: vi finiscono sepolte 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali 552 tonnellate di fanghi di verniciatura dalla provincia di Milano. E 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio, sempre dal Milanese.

Monitoraggio siti inquinati  in Puglia - La Regione Puglia, intanto, rimette mano al portafogli per il monitoraggio dei siti inquinati rifinanziando l'accordo quadro con il comando regionale della Guardia di finanza, il comando Tutela ambiente dei carabinieri, il corpo Forestale, Arpa Puglia, Cnr-Irsa. La convenzione ha durata fino alla fine dell'anno e vale complessivamente 900 mila euro così ripartiti: 340 mila per il comando regionale Puglia della Guardia di finanza, 170 mila per il comando Tutela ambiente dei carabinieri, 170 mila per il corpo Forestale, 170 mila per Arpa Puglia, 50 mila per Cnr-Irsa. “Siamo orgogliosi oggi di presentare dati così importanti e così confortanti. Siamo orgogliosi perché la regione Puglia aveva una realtà largamente sommersa con poca attenzione repressiva nei confronti dei reati ambientali. Oggi sottoscriviamo e finanziamo per il quinto anno consecutivo un protocollo considerato un punto di riferimento e un modello organizzativo per tutta l’Italia”.

Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola nel corso della conferenza stampa per la sottoscrizione del protocollo “Azioni di monitoraggio dei siti inquinati nel territorio della regione Puglia, a completamento delle attività in corso nell’ambito della convezione quadro tra regione Puglia e Forze dell’Ordine”. Al tavolo, per la firma, oltre al presidente Vendola, l’assessore competente Lorenzo Nicastro e i rappresentanti del Comando regionale della Guardia di Finanza, del Comando Tutela ambientale dei Carabinieri, del Corpo forestale dello stato, dell’Arpa Puglia e del Cnr. “Soggetti - ha sottolineato il presidente Vendola - che hanno messo in piedi un modello esemplare di monitoraggio del territorio per colpire tutto ciò che reca un danno o una ferita al nostro territorio. Si tratta di continuare a sviluppare un modello di coordinamento tra tutti gli attori e di essere capace di una repressione intelligente. Se oggi gli apparati repressivi dispongono di tecnologie informatiche satellitari possono colpire quasi in tempo reale chi ha commesso un reato ambientale”.

Il problema oggi in Italia è che non solo il reato ambientale non desta allarme sociale ma anche che le leggi sono assolutamente carenti. “Per un mafioso è molto più semplice - ha detto Vendola - diventare un eco mafioso che non un trafficante di droga perché i reati ambientali opere sono al massimo contravvenzionati. I reati ambientali sembrano delle semplici marachelle e invece sono reati che mettono a rischio la nostra salute e recano un pregiudizio grave al nostro paesaggio e alla nostra vita. Noi chiediamo che il legislatore modifichi e renda più pregnante e più efficace la repressione nei confronti dei reati ambientali”. Anche l’assessore competente Lorenzo Nicastro ha insistito sulla necessità che il legislatore nazionale modifichi le norme. “Dobbiamo considerare – ha detto Nicastro – i crimini ambientali come rapine a mano armata o episodi di narcotraffico, reati puniti con pene durissime. Solo in questo modo possiamo disincentivare gli episodi criminosi che aggrediscono l’ambiente”.

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