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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

L'enigma dell'elettrodotto: anche il Comune si astenne davanti al progetto

BRINDISI - Anche dai verbali della Conferenza di Servizi interlocutoria del 2007, risulta una certa esitazione da parte del Comune sul progetto di un elettrodotto che colleghi l’Italia con l’Albania. E, nonostante il punto all’ordine del giorno venga continuamente rimandato, non si esclude che il dibattito sull’argomento possa avvenire proprio nel Consiglio comunale.

BRINDISI - Anche dai verbali della Conferenza di Servizi interlocutoria del 2007, risulta una certa esitazione da parte del Comune sul progetto di un elettrodotto che colleghi l’Italia con l’Albania. E, nonostante il punto all’ordine del giorno venga continuamente rimandato, non si esclude che il dibattito sull’argomento possa avvenire proprio nel prossimo Consiglio comunale.

Intanto, proprio sulla realizzazione e sui pareri delle istituzioni emergono interessanti retroscena. Tutto o quasi, invece, si sa sul progetto, ma è bene rinfrescare la memoria: il collegamento avverrebbe tra la zona Brindisi Sud in località Cerrito, tra Tuturano e Mesagne, e Babica (in Albania). L’interconnessione avrebbe una capacità massima di trasporto di 500 Mw in corrente continua a una tensione di 400 Kv. L’elettrodotto avrebbe uno sviluppo complessivo di circa 155 chilometri: 14 in un cavo sotterraneo a Brindisi, 130 in un cavo sottomarino posato nel Canale d’Otranto, 11 in un cavo sotterraneo, nel territorio di Valona.

Ebbene, il Consiglio comunale si appresta ad esprimersi su un progetto per il quale la stessa Amministrazione comunale aveva espresso una certa perplessità. Il 18 luglio 2007 fu Massimo Ciullo, all’epoca assessore all’Urbanistica, ad affermare “di non voler entrare nel merito sull’opportunità o meno di questa nuova interconnessione, così come di non rilevare particolari motivi ostativi alla realizzazione dell’opera”. L’assessore però evidenziò che il territorio fosse “già notevolmente gravato dalla presenza di centrali di produzione di energia elettrica, alimentate a carbone, di notevoli dimensioni”. “In altre parole – è riportato sul verbale della Conferenza dei servizi – se la nuova interconnessione opererà principalmente in esportazione, le centrali a carbone presenti nell’area potrebbero incrementare ulteriormente le attuali ore di funzionamento con conseguente aumento dell’utilizzo del combustibile. Ciò in contrasto con le rassicurazioni avute negli anni passati si un futuro decremento dell’utilizzo complessivo del carbone”.

Non solo: sempre durante la Conferenza di servizi si prese atto del parere dell’Ufficio Ecologia che segnalava varie problematiche con richiesta di integrazioni, e quello dell’Ufficio Urbanistica, che esprimeva parere favorevole per quanto riguardava la variante. Ma nel decreto ministeriale del 7 agosto 2008, si fece riferimento solo al parere dell’Urbanistica e non a quello dell’Ecologia.

Tutta una serie di elementi, questi, che assieme alle voci che circolano a Palazzo di Città danno per tutt’altro che certo il voto favorevole da parte della maggioranza. Il progetto non convince tutti, e anche dai banchi del centrodestra potrebbero giungere dei “no” che si sommerebbero a quelli dell’opposizione. Dal centrosinistra, infatti, ci si interroga tuttora sui motivi per i quali la città debba approvare un altro progetto legato all’importazione di energia, e in un territorio che in questo campo paga già un tributo piuttosto alto.

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