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Polveri di carbone, 15 a giudizio

BRINDISI - Con un decreto di citazione in giudizio per il 12 dicembre prossimo davanti al giudice monocratico, il pm Giuseppe De Nozza (che ha condotto l'attività con la collega Miryam Iacoviello) ha chiuso una delle indagini più importanti sull'impatto ambientale della centrale di Cerano sull'area agricola circostante. A base dell'inchiesta, una serie di documentazioni video e fotografiche, raccolte dalla Digos della questura di Brindisi assieme ad altri accertamenti di polizia giudiziaria come l'ascolto delle parti lese, ed una corposa perizia - svolta alla presenza anche dei consulenti della stessa Enel - di Claudio Minoia, ctu della procura, sui campioni di polveri da carbone prelevati in sette giorni su colture, terreni e all'interno delle abitazioni rurali.

BRINDISI - Con un decreto di citazione in giudizio per il 12 dicembre prossimo davanti al giudice monocratico, il pm Giuseppe De Nozza (che ha condotto l'attività con la collega Miryam Iacoviello) ha chiuso una delle indagini più importanti sull'impatto ambientale della centrale di Cerano sull'area agricola circostante. A base dell'inchiesta, una serie di documentazioni video e fotografiche, raccolte dalla Digos della questura di Brindisi assieme ad altri accertamenti di polizia giudiziaria come l'ascolto delle parti lese, ed una corposa perizia - svolta alla presenza anche dei consulenti della stessa Enel - di Claudio Minoia, ctu della procura, sui campioni di polveri da carbone prelevati in sette giorni su colture, terreni e all'interno delle abitazioni rurali.

Ma non è tutto: video e perizia avrebbero circoscritto gli accertamenti ad un periodo compreso tra il 2009 (i prelievi furono effettuati ad ottobre di quell'anno) sino al 2011 compreso, se nel corso di un sopralluogo a Roma alla sede dell'Enel la Digos di Brindisi, diretta dal vicequestore Vincenzo Zingaro, non avesse sequestrato i computer di alcuni dirigenti, scoprendo negli hard-disk scambi di note per posta elettronica che inequivocabilmente - secondo le accuse - delineano una situazione di gestione precaria del problema della dispersione delle polveri dal carbonile e dal nastro trasportatore che unisce il porto alla centrale con un percorso di 13 chilometri, almeno a partire dal 2000.

In queste e-mail vi è la traccia costante - ha già scritto BrindisiReport.it in due servizi dell'1 e 2 marzo scorso - che l’Enel ai massimi livelli sapeva bene anche che il nastro trasportatore non era a tenuta stagna, che il carbonile non era pienamente controllabile, che la qualità del carbone non fosse delle migliori. Comunicazioni riservate interne tra Roma e Brindisi che ora sono nel fascicolo dei magistrati del pool ambientale della procura. Assieme alle tracce evidenti di relazioni tra l’azienda e qualche dirigente sindacale brindisino che rilevano una sorta di sovranità limitata di questi ultimi (non di tutti).

Le persone rinviate a giudizio sono quindici: Sandro Valery, responsabile dell’area Business fino al 2008, Calogero Sanfilippo, responsabile sino a oggi della produzione termoelettrica, Luciano Mirko Pistillo, responsabile dell’unità Business di Enel Produzione fino al 2007, Antonino Ascione, attuale responsabile dell’unità Business di Brindisi di Enel e poi ancora Vincenzo Putignano, Fausto Bassi, Diego Baio, Gianmarco Piacente, Fabio De Filippo, Lorenzo Laricchia, Giuseppe Varallo, Massimo Distante, Giovanni Madia, Aldo Cannone (dell’omonima ditta brindisina) e Luca Screti (della Nubile srl).

I capi di imputazione sono concorso continuato in getto di cose pericolose, danneggiamento e imbrattamento di abitazioni e colture agricole con relative aggravanti (articoli 674, 635 3 639 del codice penale), per aver omesso di adottare, o di segnalare la necessità di ciò, misure idonee ad impedire la ripetuta diffusione delle polveri da carbone oltre il perimetro della centrale e lungo l’asse attrezzato in cui scorre il nastro trasportatore del carbone. Le contromisure che l'azienda avrebbe potuto adottare le indicata il consulente tecnico del pm nella perizia: copertura del carbonile, la chiusura del nastro e delle torri di scarico e ripresa, la pulizia frequente del nastro stesso e delle sue aree di servizio, un uso continuativo dei fog cannon per l’abbattimento delle polveri del carbonile, l’irrorazione costante dei cumuli di carbone con un prodotto filmante (usato, a quanto pare, solo due volte la settimana), ed altro.

Alla copertura del carbonile ci siamo arrivati: recentemente è stata posta simbolicamente la prima pietra per due depositi coperti a dome sul modello di Civitavecchia. L'Enel dichiara investimenti in ambientalizzazione ed efficienza termica di almeno 500 milioni di euro a Brindisi, con alcuni interventi già svolti, altri in corso d'opera. La conclusione dell'indagine fa esultare i No al Carbone: finalmente, dicono, un pm ha messo nero su bianco ciò che noi denun ciavamo da tempo. ma dietro questa indagine ci sono parti lese che si sono fatte avanti già nel 2007.

Nel marzo 2012 hanno ricevuto l'avviso di fine indagini 23 aziende agricole con 33 persone: Antonio e Massimo Spedicato (meloni); Vito Panettieri (meloni); Giuseppe De Leo (meloni); Francesca Greco (carciofi e meloni); Giovanni Spedicato (carciofi); Raffaele Spedicato (meloni, carciofi e pomodori); Michele e Luigi Zinzeri (meloni e carciofi); Teodoro Cosenti (vigneti); Annibale Gioia (vigneti); Antonio e Pasquale Febbraro (vigneti); Cesare Masi (vigneti); Giuseppe Nigro (vigneti e carciofi); Desiderio Allegretti (carciofi); Romeo De Falco (carciofi); Vincenzo Fornaro (vigneto); Carmine e Antonio Manfreda (vigneti); Angelo, Maria e Santo Massaro (vigneti, carciofi e grano); Salvatore Prefetto (vigneto); Carmine, Cosimo e Teodoro Romano (vigneto); Marco Mitrotta (vigneto); Augusto Micello (meloni e carciofi); Tommaso e Antonio D’Andria, Maria Picoco, deceduta (grano e carciofi); Antonio Stifani (grano e verdura).

Il consulente della procura rilevò “dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile”. La dispersione “ha sicuramente rappresentato la prevalente via di contaminazione delle aree prospicienti e al contempo si sottolinea che non è noto il contributo derivante da possibili ricadute di emissioni convogliate”, E ancora, gli effetti della dispersione hanno contribuito “a produrre direttamente o indirettamente una contaminazione indoor presso le abitazioni di soggetti in aree prospicienti la centrale”. Coinvolte anche le colture: la polvere di carbone, dice Minoia nella relazione, con tutti i metalli pesanti che la caratterizzano, influenza “la contaminazione superficiale di frutti e colture vegetali (incluso il materiale fogliare)”.

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