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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Polveri di carbone e mani legate

BRINDISI – Enel potrebbe uscire pressoché indenne, finanziariamente parlando, dal processo del 12 dicembre prossimo, in cui 15 imputati, tra i quali 12 dirigenti e quadri della società rispondono di inquinamento delle produzioni agricole dell’area circostante la centrale termoelettrica di Cerano e il nastro trasportatore del carbone che unisce la banchina del porto di Brindisi dove viene scaricato il minerale all’impianto energetico. Circostanza di cui l’accusa produrrà elementi probatori per il periodo 2000-2011 grazie alle indagini di Digos e Noe, e di una consulenza tecnica di ufficio, e in cui il pm individua anche gli estremi di una associazione per delinquere. Dovrebbero però essere il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, e il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, a spiegare se davvero il gruppo elettrico, dal punto di vista risarcitorio, è al sicuro dietro la blindatura di due accordi firmati qualche tempo fa dagli enti locali del territorio.

BRINDISI – Enel potrebbe uscire pressoché indenne, finanziariamente parlando, dal processo del 12 dicembre prossimo, in cui 15 imputati, tra i quali 12 dirigenti e quadri della società rispondono di inquinamento delle produzioni agricole dell’area circostante la centrale termoelettrica di Cerano e il nastro trasportatore del carbone che unisce la banchina del porto di Brindisi dove viene scaricato il minerale all’impianto energetico. Circostanza di cui l’accusa produrrà elementi probatori per il periodo 2000-2011 grazie alle indagini di Digos e Noe, e di una consulenza tecnica di ufficio, e in cui il pm individua anche gli estremi di una associazione per delinquere.  Dovrebbero però essere il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, e il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, a spiegare se davvero il gruppo elettrico, dal punto di vista risarcitorio, è al sicuro dietro la blindatura di due accordi firmati qualche tempo fa dagli enti locali del territorio.

Proviamo a spiegare perché, in attesa che partano eventuali richieste formali di chiarimento dai gruppi di opposizione e anche da qualche gruppo di maggioranza. Una parte di questa storia è già stata scritta, anche da BrindisiReport.it, ma l’intera vicenda va inquadrata con maggiore precisione per capire perché il Comune di Brindisi non potrebbe costituirsi parte civile contro Enel al processo, e se davvero la Provincia di Brindisi potrà invece costituirsi contro gli imputati (Enel non è citata come responsabile civile). Per il Comune entra in gioco la clausola che è prevista in un accordo firmato ad inizio 2009 con la formula della famigerata legge che introdusse la transazione globale (sarebbe meglio definirla tombale) per risparmiare all’Eni di spendere 13 miliardi di euro in bonifiche e risarcimenti nelle città dove i suoi petrolchimici avevano avvelenato terreno, aria, falda e mare. Il gruppo energetico pubblico se la cavò con alcune centinaia di milioni di euro grazie al governo Berlusconi e al ministro dell’Ambiente protempore, Stefania Prestigiacomo.

E l’Enel a Brindisi? Anche in questo caso è subentrata una applicazione della transazione globale (decreto numero 208 del 30 dicembre 2008 trasformato poi in legge, la numero 13 del 27 febbraio 2009). La giunta guidata dal sindaco Domenico Mennitti infatti approvò la transazione con la delibera numero 54 del 22 febbraio 2010. Questa delibera prevedeva la rinuncia del Comune di Brindisi e delle altre parti in causa a qualsiasi tipo di azione risarcitoria contro Enel nell’eventuale processo che sarebbe nato dall’interdizione dei terreni agricoli attorno a Cerano e al nastro trasportatore, le cui coltivazioni risultavano contaminate dalle polveri di carbone. Il Comune firmò, hanno firmato anche gli agricoltori in cambio di finanziamenti che non si possono definire, in base all’accordo, risarcimenti ma solo incentivi per la messa a dimora di piante ornamentali ad alto fusto nei terreni dove non si può più effettuare attività agroalimentare.

Quasi tutti gli agricoltori, va precisato. Perché quelli del Codiansa, assistiti dall’avvocato Vincenzo Farina, dove aver avuto esatta contezza della situazione in cui si stavano infilando, si ritirarono dalla transazione globale. “E ci costituiremo parte civile”, conferma a BrindisiReport.it il rappresentante di Codiansa, Giuseppe Nigro. “Sì, capimmo subito che la transazione globale che avevamo appena siglato, uno strumento pensato per togliere le castagne dal fuoco ad Eni ma subito adottato anche da Enel, ci avrebbe legato le mani per sempre in cambio praticamente di nulla. Così abbiamo deciso di recedere subito”. E’ vero che il Comune ha firmato, quindi, anche la rinuncia a costituirsi in eventuali giudizi contro Enel, quella volta? “E’ esattamente così – conferma Nigro -, lo dice chiaramente l’accordo e lo dice anche la delibera 54 del 22 febbraio 2010”.

Quindi non tutti hanno firmato. E se non andiamo errati per avere valore pieno, la transazione globale deve portare in calce le firme di tutte le parti interessate. Qui c’è però il tassello Codiansa che manca. Può essere questo il fuscello su cui la transazione potrebbe inciampare? Il Ministero dell’Ambiente l’ha  controfirmata? Roba da uffici legali. Come quello del Comune di Brindisi. Il sindaco Mimmo Consales lo ha consultato? Qual è la situazione? Ne ha parlato con i capigruppo a partire da quello del Pd, visto che la linea di quel partito (il suo, tra l’altro), è quella che gli enti locali si costituiscano nei processi per danno ambientale? E’ ciò che si attende di sapere: capire se quell’accordo giunta Mennitti - Enel è blindato, o se invece si può revocare.

Ma non c’è solo la transazione globale a protezione di Enel. C’è anche l’Accordo di programma per le bonifiche nell’area inquinata di Brindisi, che all’articolo 14 prevede che le pubbliche amministrazioni non possono avanzare richieste di risarcimento nei confronti delle società industriali che aderiscono all’accordo stesso, impegnandosi a bonificare le aree il cui inquinamento è in capo a loro. Fu per questo, ad esempio, che il Comune di Brindisi rinunciò alla già ammessa costituzione di parte civile contro Enel nel processo per le dispersioni di polveri dal carbonile di Brindisi Nord, che era in uso ad Edipower ma di proprietà della stessa Enel. In quel processo c’erano cinquantacinque imputati tra dirigenti Edipower, dirigenti Enel e autotrasportatori, cinque persone offese dal reato di inquinamento ambientale: il Comune di Brindisi, il ministero dell’Ambiente, l’Autorità portuale, Mariano Antelmi e Riccardo Attorre, imprenditori le cui aziende si trovano nella zona che per anni è stata invasa dalle polveri di carbone.

La citazione di quel caso è dell’Accordo di programma per l’area inquinata di Brindisi non è casuale. Infatti quell’accordo lo ha firmato anche la Provincia di Brindisi. Perciò, quando Massimo Ferrarese annuncia che si costituirà parte civile contro Enel per il caso delle coltivazioni di Cerano contaminate dalle polveri carbone, potrà farlo realmente, o sarà bloccato dall’adesione di Enel all’Accordo di programma con i governi territoriali, gli enti e il Ministero dell’Ambiente? E’ questa l’altra faccia della vicenda dell’inquinamento da carbone: c’è un territorio, e addirittura molte delle parti lese individuate dal pm nel decreto di rinvio a giudizio (che hanno anche testimoniato nel corso delle indagini), che teoricamente non potranno pretendere risarcimenti.

Recita la transazione globale approvata dalla delibera 54 del 22 febbraio 2010: “L’amministrazione  comunale delibera di rinunciare a ogni eventuale azione reclamo e pretesa connessa e o inerente il risarcimento di danni nei confronti di Enel Produzione Spa, ivi inclusi i suoi amministratori e dipendenti oltre che a ogni azione, pretesa o reclamo connessi e o conseguentemente dedotti e deducibili con riferimento comunque all’esercizio della centrale Enel Federico II e alla conseguente situazione ambientale del Sin di Brindisi sino a oggi”. E da quel giorno in poi, si può agire? E’ giunto il momento di fare chiarezza: la risposta è utile perché le dispersioni di polveri documentate dalla Digos risalgono tutte al periodo maggio-ottobre 2010.

Del resto, una risposta si attende dal 28 agosto 2010, quando l’opposizione di centrosinistra, oggi maggioranza, chiese alla giunta Mennitti  “di conoscere le ragioni per le quali l’amministrazione non ha inteso rendere partecipe il consiglio comunale della problematica relativa alla definizione con Enel dei rapporti giuridici, delle azioni giudiziarie ed ogni pretesa risarcitoria”. E se “davvero Enel ha provveduto ad erogare il contributo di un milione e 200mila per il completamento del parco Magrone”, e chiedono “di conoscere se corrisponde al vero il fatto che Enel Produzione non abbia mai risarcito i produttori e residenti dell’area di Cerano, nè ha intenzione di definire in futuro le pretese risarcitorie degli stessi, nè ha mai erogato alcun contributo per la riconversione dei terreni”.

Adesso il centrosinistra, amministrando, è in condizione di rispondere a se stesso: è vero che per quattro alberi a parco Magrone e quattro alberi a Cerano è stata assicurata ad Enel qualcosa di meglio della migliore delle polizze kasko in circolazione? E’ ancora possibile costituirsi in giudizio o in virtù del varco lasciato aperto dal Codiansa o per i datti successivi al 22 febbraio 2010? Oppure ha ragione il sindaco Consales quando dice che forse è meglio pensare a strategie per incalzare Enel su ambientalizzazioni e investimenti, piuttosto che fissarsi con una costituzione di parte civile il 12 dicembre prossimo? In ogni caso, evviva il parco della Commenda. Tonino Di Giulio, temiamo, si rivolterà nella tomba.

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