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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente Torchiarolo

Polveri sottili, Torchiarolo è già oltre i limiti annuali 2011. L'indagine continua

TORCHIAROLO - Non c’è nulla fa fare, la risposta delle indagini è sempre quella. Sei anni di campagne, e sul banco degli imputati finisce sempre la combustione della legna: Torchiarolo, al 17 marzo, ha già superato il limite annuo degli sforamenti che è di 35, andando a 36 volte oltre il limite dei 50 microgrammi per metro cubo di aria al giorno. E queste sono le polveri sottili Pm10. Quindi l’allarme viene dai caminetti, dai forni che utilizzano biomasse, e non dalla centrale a carbone di Cerano. Questo è il risultato anche dell’ultima tornata di accertamenti condotti da Arpa Puglia tra febbraio e i primi giorni di marzo, con misuratori portatili “huz dust” utilizzando diverse aree-campione dell’abitato, per verificare se il problema delle alte concentrazioni di polveri sottili fosse dovuto alla posizione della centralina fissa. Ma i risultati dicono che i sensori della centralina non sono particolarmente esposti rispetto ad altri siti. La situazione è analoga anche in altre parte del centro abitato. L’ombra della procedura di infrazione da parte della Commissione europea a carico della Regione Puglia incombe.

TORCHIAROLO - Non c’è nulla fa fare, la risposta delle indagini è sempre quella. Sei anni di campagne, e sul banco degli imputati finisce sempre la combustione della legna: Torchiarolo, al 17 marzo, ha già superato il limite annuo degli sforamenti che è di 35, andando a 36 volte oltre il limite dei 50 microgrammi per metro cubo di aria al giorno. E queste sono le polveri sottili Pm10. Quindi l’allarme viene dai caminetti, dai forni che utilizzano biomasse, e non dalla centrale a carbone di Cerano. Questo è il risultato anche dell’ultima tornata di accertamenti condotti da Arpa Puglia tra febbraio e i primi giorni di marzo, con misuratori portatili “huz dust” utilizzando diverse aree-campione dell’abitato, per verificare se il problema delle alte concentrazioni di polveri sottili fosse dovuto alla posizione della centralina fissa. Ma i risultati dicono che i sensori della centralina non sono particolarmente esposti rispetto ad altri siti. La situazione è analoga anche in altre parte del centro abitato. L’ombra della procedura di infrazione da parte della Commissione europea a carico della Regione Puglia incombe.

Cosa ha rilevato l’Arpa? “L’andamento dei valori medi di PM10 nei 4 siti nel corso dei 7 giorni è simile all’andamento del PM10 medio giornaliero rilevato dalla RRQA (centralina fissa, ndr); nella prima campagna di monitoraggio in 2 giorni su 3, i valori medi di PM10 più elevati si sono registrati nel sito in via Don Minzoni dove è collocata la stazione della RRQA (ma questo non è evidente durante la seconda campagna di monitoraggio); i risultati delle rilevazioni di PM10 nei due periodi di monitoraggio (durante l’ordinanza sindacale di blocco dei caminetti, e successivamente alla stessa) mostrano una differenza, con valori più alti nel secondo periodo, in particolare per quanto riguarda il giorno dell’8 febbraio (domenica)”. Tutti gli studi svolti e le campagne di monitoraggio (levoglucosano, il tracciante che indica la combustione di cellulosa, vento selettive, con monitor portatili per PM10, analisi chimico-fisiche del PM10, risultati del Progetto Salento, ecc) hanno univocamente indicato – conclude l’Arpa anche questa volta – “la predominanza delle sorgenti emissive locali di materiale particolato derivanti da combustioni di biomasse. Risulta pertanto indispensabile adottare strategie mirate a sensibilizzare la popolazione all’ottimizzazione della gestione di processi di combustione delle biomasse (agricoltura, riscaldamento, attività artigianali) adottando anche sistemi di abbattimento idonei.

Responso chiaro, in linea con ciò che è emerso negli anni dalle indagini ambientali condotte in altre regioni italiane sul contributo dato alla concentrazioni di polveri sottili dalla combustione della legna. Il report dell’Arpa su ciò non tralascia neppure ciò che la gente dice in chat sul problema dei caminetti a rischio: e gli scettici – si scopre – ci sono a Torchiarolo come in Trentino Alto Adige. Ma occorre capire quanto tutto ciò sia pericoloso per la salute dei cittadini. Quindi l’Arpa non si fermerà. In programma ci sono campagne vento-selettive di metalli pesanti sulle frazioni PM10 e PM2.5; l’installazione monitor PM2.5 e IPA totali; proseguimento delle attività quotidiane di caratterizzazione Om10 mediante analisi di benzo(a)pirene e metalli; campagne di monitoraggio in altri comuni del Salento, per valutare l’entità del contributo della combustione della legna e delle biomasse in inverno; identificazione degli altri costituenti della frazione fine delle polveri aerodisperse (come il particolato sahariano o le emissioni industriali) come base indispensabile per l’attribuzione di tale inquinante alle fonti emissive vista la criticità per il PM10. Tutto dovrebbe essere sostenuto dalle risorse regionali, sulla base del protocollo recentemente siglato sul caso Torchiarolo.

L’andamento negli anni del fenomeno è significativo: 93 sforamenti nel 2006, 56 nel 2007, 49 nel 2008, 65 nel 2009, 67 nel 2010, e quest’anno è già stato superato il tetto. Tutte le indagini dicono che la concentrazione massima di polveri si verifica nei mesi invernali, quando i caminetti vengono accesi, e in particolare nelle ore serali, mentre è in flessione nelle ore diurne. Ma nulla sarà lasciato nel dubbio o al caso. Anche perché, nel caso siano i caminetti la fonte inquinante principale, e non la combustione del carbone come molti ritengono, occorrerà egualmente correre ai ripari con opportuni provvedimenti che incidano sulla qualità della legna da ardere, sulla percentuali di utilizzo dei caminetti sull’incentivazione all’applicazione di filtri anche ai comignoli di casa.

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