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Processo British Gas, per le prescrizioni rinvio alla sentenza

BRINDISI “Non ci sono atti dai quali si evince che la zona di Capobianco nel quale si stava realizzando la colmata per il rigassificatore sia stata sottoposta a Via”. L’ingegnere Giuseppe Ferri, perito dell’accusa, ha sgomberato il campo da equivoci su questo aspetto della vicenda rigassificatore. Un aspetto non secondario perché tutto il meccanismo corruttivo che si instaurò agli inizi del Duemila per la realizzazione dell’impianto dell’allora British Gas ruota sulla Valutazione di impatto ambientale che non poteva esserci poiché le autorizzazioni a costruire, secondo l’accusa, non erano in regola.

BRINDISI  “Non ci sono atti dai quali si evince che la zona di Capobianco nel quale si stava realizzando la colmata per il rigassificatore sia stata sottoposta a Via”. L’ingegnere Giuseppe Ferri, perito dell’accusa, ha sgomberato il campo da equivoci su questo aspetto della vicenda rigassificatore ammesso che ve ne siano mai stati. Un aspetto non secondario perché tutto il meccanismo corruttivo che si instaurò agli inizi del Duemila per la  realizzazione dell’impianto dell’allora British Gas ruota sulla Valutazione di impatto ambientale che non poteva esserci poiché le autorizzazioni a costruire, secondo l’accusa, non erano in regola.

Intanto perché il Piano regolatore portuale, unico strumento urbanistico (risalente al 1975) nel quale si fa riferimento alla colmata in zona Capobianco per la realizzazione di un pontile, non era stato sottoposto a variante per l’installazione del rigassificatore.  L’ingegnere Ferri ha spiegato che né il Piano regolatore di Brindisi, né quello del Sisri prevedevano tali opere. Quello portuale individuava una zona del porto interno, una media e una esterna. In quella esterna, vale a dire Capobianco, era prevista la realizzazione di una banchina di 300mila metri quadrati destinata ad usi portuali.

Il processo per la vicenda rigassificatore è ripreso questa mattina dopo una pausa dovuta al trasferimento di un altro giudice del collegio. Il presidente Giuseppe Licci ha subito sgomberato il campo dalla questione prescrizioni. “Le decideremo – ha spiegato – con la sentenza”. Non sono stati d’accordo i pm Silvia Nastasia e Giuseppe De Nozza (“Eliminare le posizioni prescritte vuol dire accorciare notevolmente i tempi del processo”, ha sottolineato De Nozza). Contrari anche i difensori degli imputati, con le battagliere Giulia Buongiorno e Eleonora Di Benedetto.

Ma per Licci il processo deve andare avanti nel suo complesso, ascoltando anche tutti i testimoni. Compreso il presidente del consiglio Berlusconi. E quindi ha chiamato il primo dei tre testi previsti per questa udienza: l’ing. Ferri, il vice questore Giuseppe Zingaro, dirigente della Digos di Brindisi (assente giustificato), e l’ispettore Alessandro Cucurachi della Digos. Degli imputati l’unico presente era l’ex sindaco Giovanni Antonino, accusato di avere intascato con l’ex amico Luca Scagliarini una mazzetta di 360 milioni di lire dalla British Gas sotto forma di consulenza. Tutti gli altri imputati non erano presenti: Franco Fassio,  Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Luca Scagliarini, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo  Henriques, Giorgio Battistini, Stephan John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.

L’ingegnere Farri ha proseguito la sua deposizione: “Si ritenne – ha spiegato  – che quell’area fosse compatibile con il rigassificatore e la British Gas ottenne l’autorizzazione a realizzare una colmata su un’area di cinquecentomila metri quadrati con un pontile di cinquecento metri per l’ormeggio delle navi gasiere. A bordo delle quali doveva arrivare il gas liquido, da trasferire in due silos da 163mila metri cubi ciascuno realizzati sulla colmata e collegati tramite una fitta rete di canalizzazione alla zona industriale. Opere – ha ripetuto – che non erano previste nel Piano regolatore portuale”.

Ferri non si è espresso sulla pericolosità o meno di quell’impianto. Né i pubblici ministeri glielo hanno chiesto. L’interrogatorio di Ferri si è concluso. Si riprenderà nella prossima udienza con il controesame. Quindi è stato sentito l’ispettore Cucurachi che ha fatto la fatto la cronistoria dell’inchiesta. “Cominciammo a indagare – ha detto – sulla base di interrogazioni dei senatori Rosa Stanisci e Pino Specchia”. Ha ripercorso le varie tappe, le intercettazioni, i personaggi coinvolti e così via. Con divieto di soffermarsi su circostanze estranee a quelle contenute negli atti.

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