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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

Processo rigassificatore: "Me ne andai perchè non volevano fare la Via"

BRINDISI - “A volte impianti perfetti possono non essere compatibili con l’ambiente circostante, e io non metto in dubbio che l’impianto della British Gas che si intende realizzare a Brindisi non sia perfetto, ma secondo me, poiché c’erano problemi di bonifica e questa città era stata dichiarata Sito inquinato di interesse nazionale, sarebbe stato necessario sottoporlo a Via, la valutazione di impatto ambientale. Anche perché era importante verificare un eventuale effetto domino. E cioè, in caso di un incidente, cosa sarebbe potuto accadere”. Lo ha affermato questa mattina, nel corso del processo per la “gassopoli”, la professoressa Maria Rosa Vittadini, docente universitaria a Firenze, ex direttore generale Via al ministero dell’Ambiente.

BRINDISI -  “A volte impianti perfetti possono non essere compatibili con l’ambiente circostante, e io non metto in dubbio che l’impianto della British Gas che si intende realizzare a Brindisi non sia perfetto, ma secondo me, poiché c’erano problemi di bonifica e questa città era stata dichiarata Sito inquinato di interesse nazionale, sarebbe stato necessario sottoporlo a Via, la valutazione di impatto ambientale. Anche perché era importante verificare un eventuale effetto domino. E cioè, in caso di un incidente, cosa sarebbe potuto accadere”. Lo ha affermato questa mattina, nel corso del processo per la “gassopoli”,  la professoressa Maria Rosa Vittadini, docente universitaria a Firenze, ex direttore generale Via al ministero dell’Ambiente. Incarico conferitole nel 1998 che la docente lasciò nel mesi di marzo del 2002, nove mesi prima della scadenza naturale (il contratto era per cinque anni) per contrasti con i vertici del gabinetto del ministero Altero Matteoli.

La docente, ex funzionaria ministeriale, è stata chiamata a testimoniare dalla pubblica accusa: i sostituti procuratori Silvia Nastasia e Giuseppe De Nozza. Ha spiegato in cosa consiste la Via, perché farla, ha parlato della normativa che abolì la Valutazione di impatto ambientale per gli impianti considerati strategici. Qualche minuto dopo l’inizio della deposizione il presidente del collegio giudicante Giuseppe Licci ha informato i presenti che il presidente del Tribunale, Francesco Giardino, aveva autorizzato le riprese televisive dell’udienza dato il grande rilievo sociale che questa vicenda ha. I pubblici ministeri e i difensori degli imputati hanno detto che avrebbero preferito non ci fosse stata l’autorizzazione e che, comunque, avrebbero dovuto dare il loro consenso. Ma Licci ha sgomberato il campo citando l’articolo del codice di procedura penale (147, secondo comma) che dà la facoltà di autorizzare le riprese senza il parere delle parti.

Torniamo alla deposizione della docente. “Fu una vicenda abbastanza controversa – ha ricordato la Vittadini -.  Sino a quel momento la Via non era molto utilizzata anche a causa della lentezza della procedura”. Maria Rosa Vittadini lasciò l’incarico e al suo posto subentrò Bruno Agricola. Lavorava già al ministero dell’Ambiente. Il suo abbandono fu determinato su una diversità di vedute con i suoi superiori. “E’ pur vero – ha detto in udienza la docente – che l’impianto di Brindisi faceva parte di una serie di rigassificatori definiti di necessità strategica dal governo, e quindi erano esentati da Via. Ma questo valeva per l’impianto e non per le opere connesse che sarebbero servite per farlo funzionare”.

“Non importa – le fu risposto in occasione della prima conferenza di servizi -, se sarà necessario faremo un’altra commissione”.  La Vittadini lasciò. Il problema erano i tempi lunghi. Come aveva già detto nella precedente udienza il perito di ufficio, ingegnere Giuseppe Ferri, bisognava apportare la variante al piano regolatore portuale che era fermo al 1975. “Ricordo che in quella conferenza dei servizi – dice la Vittadini – ci fu un rappresentante della Regione Puglia del quale non mi sovviene il nome, che proponeva controlli rigidi e diceva al ministro che la liberalizzazione era un grave danno. E io ero d’accordo su questo. Sarebbe stata una corsa alla Dia e chi l’avesse avuta per prima sarebbe stato favorito”.

Ma non era il caso di Brindisi dove si volevano bruciare i tempi.  La Vittadini ha chiuso la sua deposizione affermando: “Non mi stupiva l’esclusione dell’impianto dalla Valutazione dell’impatto ambientale. C’era, peraltro, una legge che lo consentiva. Mi lasciò perplessa il non voler approfondire sulle opere connesse. Il vero rischio era lì. Non si poteva non sapere cosa sarebbe potuto accadere in caso di incidente. Quale sarebbe stato l’effetto domino per una città come Brindisi che ha altri impianti ad alta pericolosità”. Il processo è proseguito con il completamento dell’interrogatorio dell’ispettore capo Alessandro Cucurachi e del perito, ingegnere Ferri.

Piero Argentiero

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