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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Rifiuti pericolosi, un affare per anni. E adesso i lavoratori sul lastrico

BRINDISI – Con l’acqua alla gola i trenta dipendenti della piattaforma per il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi di proprietà del Consorzio Asi di Brindisi. Oggi è scaduta la proroga di sei mesi della cassa integrazione, e la multinazionale francese Veolia, che aveva preso in carico impianti e personale da Termomeccanica, ha avviato le procedure di licenziamento.

BRINDISI – Con l’acqua alla gola i trenta dipendenti della piattaforma per il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi di proprietà del Consorzio Asi di Brindisi. Oggi è scaduta la proroga di sei mesi della cassa integrazione, e la multinazionale francese Veolia, che aveva preso in carico impianti e personale a fine 2007 da Termomeccanica,  ha avviato le procedure di licenziamento.

Dopo un anno e mezzo dal sequestro del termovalorizzatore da parte della procura brindisina, su esposto della stessa Veolia, non c’è ancora una soluzione. Solo i francesi sono riusciti a scaricarsi della gestione della piattaforma, assegnata alla Cisa di Massafra con una gara condotta dall’Asi. Ma non si può lavorare perché ci sono i sigilli alla centrale che controlla i processi di incenerimento e le emissioni.

Nel corso della giornata le tensioni si sono materializzate nuovamente, soprattutto nel corso della riunione della tarda mattinata presso l’assessorato al Mercato del Lavoro, cui ha partecipato anche il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese. I rappresentanti dei sindacati e il commissario in carica da otto anni al Consorzio Asi (prima Sisri), Armando Serra, sono arrivati ai ferri cortissimi, e lo stesso Ferrarese è stato costretto ad intervenire prima che la discussione degenerasse.

Il nodo cruciale è questo: la procura (ha appurato il presidiente della Provincia) non rimuoverà il sequestro in tempi brevi. A meno che l’impianto non venga sottoposto a un adeguato intervento di ammodernamento. Cisa certo non può prendere in carico i 30 lavoratori se prima non riesce a fare fatturato con il termovalorizzatore, e questo è stato messo bene in chiaro ieri. Operai nel bel mezzo di un limbo senza uscite, dunque, tranne quella di un nuovo periodo di cassa integrazione di almeno un anno, se non di altri 18 mesi, per sbloccare la situazione. Ma sarà possibile ottenere ciò?

Quindi, per valutare cosa si può fare e come, le parti hanno stabilito di concedere un altro mese di respiro ai lavoratori, perché Veolia di più non è disposta a fare (Ferrarese aveva chiesto una tregua sino al 31 dicembre). Tutto ciò avviene al cospetto di una struttura che – secondo i dipendenti – ha fatturato negli ultimi periodi almeno 20 milioni di euro all’anno, parte dei quali finiti alla proprietà Asi come da contratto col gestore, senza contare gli anni d’oro della annessa discarica ora esaurita e in fase di messa in sicurezza. Si parla anche di intermediazioni su cui alcuni settori della politica hanno lucrato. Ma questa storia non è mai stata scritta.

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