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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Sanofi, l'Aia non può assorbire tutto

BRINDISI - Per il tetraidrofurano, solvente che è stato rintracciato dalle analisi eseguite dall’Arpa nei campioni di liquido rosso prelevati dal porto di Brindisi, non esistono in Italia valori limite, ma la sostanza non è innocua e l'Aia per Sanofi dovrebbe essere integrata.

BRINDISI - L’enigma sta tutto nel nome chimico di una sostanza, il tetraidrofurano, solvente che è stato rintracciato dalle analisi eseguite dall’Arpa nei campioni di liquido rosso prelevati dal porto di Brindisi. La chiazza era stata rilevata nei pressi dello scarico della azienda Sanofi Anventis prima, poi nel Fiume Grande quindi nel porto medio di Brindisi, il 23 aprile scorso.

Lo riferisce il direttore del dipartimento Anna Maria D’Agnano che spiega: “Abbiamo potuto constatare il rispetto dei parametri tabellari, all’infuori di un solvente, il tetraidrofurano che non e’ normato”. Non vi sarebbero grosse anomalie, quindi. A quanto è stato accertato il liquido sarebbe stato sversato in mare da uno scarico autorizzato della azienda Sanofi Aventis. L’Arpa, come per prassi, ha inoltrato la relazione sugli esiti delle analisi eseguite sui campioni a tutti gli enti competenti per le valutazioni del caso. Il tetraidrofurano è un solvente, ed è incolore.

Non risulterebbe cancerogeno, ma non sarebbe comunque una sostanza innocua per l’ambiente, d’impatto anche per la fauna marina. Lo si legge in un parere espresso dall’Istituto Superiore di Sanità in riferimento alla determinazione dei valori limite di concentrazione massima ammissibile. Non v’è un parametro, una norma, ma solo una proposta di limiti. E’ per questo che la Sanofi Aventis non ha indicazioni in merito, neppure secondo i criteri stabiliti dall’Aia regionale che ha ottenuto.

Si sa che la sostanza è volatile, è in grado di causare esplosioni. Forma miscele esplosive aria – vapore. E’ miscibile in acqua. Quanto alle caratteristiche tossicologiche: “esibisce una certa tossicità acuta per via orale, e per contatto dermico”. Ma quel che è più importante, nell’universo marino, è che “sembra inibire la moltiplicazione cellulare di alghe, batteri e protozoi”.

Ci sono delle proposte di concentrazioni limite. Ma non c’è una norma precisa. La restante parte dei parametri è stata invece osservata da Sanofi, non v’è per altro alcuna comprovata correlazione tra la presenza di tetraidrofurano, incolore, e il rosso della chiazza. Bisognerà studiare, chiedere pareri, capire, rivedere le autorizzazioni. Resta una questione da affrontare. E riguarda gli scarichi in mare da parte delle industrie brindisine. Quel che finisce nel porto non è roba pulita, sebbene vi sia il benestare degli enti preposti. Affermare che è consentito, per via di un’Aia ottenuta non senza fatiche, non equivale a dire che è giusto, proficuo, utile, non dannoso per la salute e per l’ambiente.

TETRAIDROFURANO Parere Istituto Superiore di Sanità

 

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