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Se Enel ha già saldato si vedrà poi

BRINDISI - Tempo scaduto. La Regione Puglia, che non era indicata come parte offesa, arriva in ritardo con la propria costituzione di parte civile e viene esclusa. Stessa sorte per quattro produttori agricoli di Cerano che non potranno rivendicare alcun danno subito, perché si sono uniti alla schiera di coloro che si ritengono lesi dall’azione di Enel Produzione solo il 7 gennaio scorso, quando i termini, in realtà, erano altri.

BRINDISI - Tempo scaduto. La Regione Puglia, che non era indicata come parte offesa, arriva in ritardo con la propria costituzione di parte civile e viene esclusa. Stessa sorte per quattro produttori agricoli di Cerano che non potranno rivendicare alcun danno subito, perché si sono uniti alla schiera di coloro che si ritengono lesi dall’azione di Enel Produzione solo il 7 gennaio scorso, quando i termini, in realtà, erano altri.

Fuori il Wwf, Italia Nostra e Federutenti per questioni relative alla propria registrazione di associazioni ambientaliste e altre invece riguardanti il merito degli atti di costituzione depositati dai rispettivi legali. Niente da fare anche il Comune di Trepuzzi che non avrebbe ben motivato quali siano le conseguenze ambientali subite. Ok, invece, per Greenpeace, Salute pubblica, Legambiente, Medicina democratica.

Al termine della terza udienza del processo a carico di13 dirigenti Enel e due imprenditori di Brindisi addetti alla pulizia e manutenzione del nastro trasportatore della centrale Enel di Cerano il giudice monocratico, Francesco Cacucci, ha chiuso il dibattito sulle parti civili. Il dato forse più importante che si evince dall’ordinanza è il riconoscimento del danno ambientale come conseguenza dell’insudiciamento e dell’imbrattamento dei terreni dovuto alla dispersione di polvere di carbone.

E’ per questa ragione, difatti, che sia il Comune, assistito dall’avvocato Daniela Faggiano, che la Provincia che ha formulato domanda risarcitoria per 500 milioni di euro con l’avvocato Rosario Almiento,potranno a buon diritto sedere tra le parti civili. Hanno puntato in effetti sul danno ambientale, la Provincia anche sul danno patrimoniale e di immagine, oltre che sul mancato raggiungimento dei fini istituzionali.

E quando il ministero dell’Ambiente non si fa avanti, allora anche agli Enti locali è consentito battere cassa. Quanto agli accordi transattivi del 2008, le varie scriminanti ‘meritano un approfondimento dibattimentale’, e dunque sarà durante il processo che si stabilirà in che misura in passato siano già stati saldati i conti, pattuita la tregua giudiziaria e precisato entro quali limiti temporali vada mantenuto il cessato il fuoco.

Ma non aspetta quel momento Mauro D'Attis, capogruppo del Pdl al consiglio comunale, per affermare che "il Comune aveva le mani libere sulla costituzione di parte civile e il centrodestra al governo non aveva pregiudicato nulla. La decisione del giudice di oggi ne è la dimostrazione, per il resto solo speculazione politica. Nulla ha impedito al Comune di costituirsi parte civile nel procedimento Enel e l'ammissione della istanza di oggi rende giustizia anche rispetto alle speculazioni politiche di questa estate da parte del Pd e di chi governava in Provincia".

Il ministero dell’Ambiente è il grande assente, al fianco dell’Autorità portuale e della Capitaneria di Porto, indicate dal pm come parti offese nel decreto di citazione in giudizio per i 15 imputati di getto pericoloso di cose e danneggiamento, ma che non hanno varcato la soglia del palazzo di giustizia di Brindisi.

La Regione Puglia, invece, che si è fatta avanti solo oggi dopo aver affidato d’urgenza l’incarico all’avvocato Marcello Falcone, non era inclusa nel novero. Tutt’altra storia è quella dei “No al carbone”, associazione ambientalista costituitasi formalmente dopo la conclusione delle indagini preliminari e quindi a suo modo in ritardo anch’essa, per quanto per motivazioni completamente differenti dalle altre.

Assodata la faccenda, quindi, sono state citate come responsabili civili le tre società interessate: Enel Produzione (difesa dagli avvocati Tommaso Marrazza e Michela Laforgia), la ditta Cannone e la Nubile. Si ritorna in aula il 29 aprile, quindi. Per concludere con le questioni preliminari e apporre il sigillo sulle liste dei testi di accusa e delle difese.

I fatti contestati agli imputati risalgono a un periodo compreso tra il 2000 e il 2011. Secondo l’accusa non sarebbero state attuate le azioni necessarie per scongiurare o ridurre la dispersione della polvere di carbone che avrebbe così provocato “danni, insudiciamento e imbrattamento delle colture”.

Alla sbarra ci sono Sandro Valery, responsabile dell’area Business fino al 2008, Calogero Sanfilippo, responsabile sino a oggi della produzione termoelettrica, Luciano Mirko Pistillo, responsabile dell’unità Business di Enel Produzione fino al 2007, Antonino Ascione, attuale responsabile dell’unità Business di Brindisi di Enel e poi ancora Vincenzo Putignano, Fausto Bassi, Diego Baio, Gianmarco Piacente, Fabio De Filippo, Lorenzo Laricchia, Giuseppe Varallo, Massimo Distante, Giovanni Madia, Aldo Cannone (dell’omonima ditta brindisina) e Luca Screti (della Nubile srl).

Va ricordato che Enel ha già cantierizzato nei mesi scorsi il nuovo carbonile coperto, composto da due grandi dome (cupole) completamente automatizzate, con la possibilità di realizzarne anche una terza. Resta il problema del nastro trasportatore del carbone, indicato nell'inchiesta come tutt'altro che stagno alle polveri.

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