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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

Sempre a rischio le dune di Pantanagianni. Malgrado un progetto regionale

CAROVIGNO – Non c’è solo la cementificazione del costone della Lama della Mezzaluna, sulla costa di Carovigno, a fare scattare l’allarme ambientale. Continua infatti anche lo scempio delle dune di Pantanagianni, che fanno parte di un ecosistema di valore dove è in corso un evidente braccio di ferro tra la natura che si sta riprendendo una parte del suo spazio ricostituendo lo stagno retrostante il promontorio che divide la spiaggia da quella di Specchiolla, intensamente frequentato da specie acquatiche – e presunti imprenditori turistici e balneari che quanto meno non vigilano su quanto accade nelle loro concessioni demaniali (l’accertamento di eventuali responsabilità tocca alla Regione, alla Forestale ed alla Capitaneria di Porto). Si deve desumere che neppure il Comune di Carovigno vigila.

CAROVIGNO – Non c’è solo la cementificazione del costone della Lama della Mezzaluna, sulla costa di Carovigno, a fare scattare l’allarme ambientale. Continua infatti anche lo scempio delle dune di Pantanagianni, che fanno parte di un ecosistema di valore dove è in corso un evidente braccio di ferro tra la natura che si sta riprendendo una parte del suo spazio ricostituendo lo stagno retrostante il promontorio che divide la spiaggia da quella di Specchiolla, intensamente frequentato da specie acquatiche – e presunti imprenditori turistici e balneari che quanto meno non vigilano su quanto accade nelle loro concessioni demaniali (l’accertamento di eventuali responsabilità tocca alla Regione, alla Forestale ed alla Capitaneria di Porto). Si deve desumere che neppure il Comune di Carovigno vigila.

Il danno è sotto gli occhi di tutti. La spiaggia di Pantanagianni sul versante a sud-est si è miracolosamente allargata del doppio, le dune sono invece inspiegabilmente arretrate. Un processo misterioso in corso da qualche tempo, tanto da obbligare un funzionario della Regione, accompagnato dalla Forestale, a recarsi sul posto nel 2009 per constatare che una duna era stata sbancata, e per porla sotto sequestro. La gestione della spiaggia è tutt’altro che esemplare, come dimostrano i rifiuti rimossi dal litorale e accatastati dietro le dune, invece di essere rimossi e trasportati in discarica. Un insulto alla natura e ai turisti, che certo non vengono da queste parti per fare una vita ombrellone-trattoria.

Eppure l’area dovrebbe essere sotto tutela. Questo dice il cartello affisso su una delle palizzate che dovrebbero impedire accessi indiscriminati alle dune (o a ciò che ne resta). “Regione Puglia – Area Politiche per lo sviluppo rurale – Servizio Foreste. “Interventi stabilizzanti di sistemazione dunale: Pantanagianni”  è l’intestazione. Poi tre consigli ai cittadini (“Tre buoni motivi per lasciare pulito”). Infine l’impresa cui è stata affidata la realizzazione dell’intervento: Sma Gruppo Intini di Noci. Per i deboli di memoria o i lettori non assidui delle cronache regionali, è la società che fa capo ad Enrico Intini, in questi giorni nuovamente al centro delle vicende giudiziarie legate allo scandalo-sanità, nonché azienda che secondo una battuta di Guido Bertolaso era protagonista assoluta degli appalti della Protezione civile in Puglia.

Ma a Pantanagianni, oltre a qualche fragile palizzata, non ci sono interventi visibili sul maltrattato cordone dunario: nessuna rete di contenimento, nessuna perimetrazione per impedire l’accesso alle dune e la manomissione eventuale della flora dunaria e della forma stessa (interventi che invece molti hanno notato a Torre Guaceto nella parte di accesso alla spiaggia di Pennagrossa). A meno che non siano state rimosse da qualcuno. Ma questo possono solo verificarlo gli enti preposti a questi controlli, quindi anche al lavoro svolto dalla Sma a Pantanagianni.

La conclusione è semplice: o si utilizza la massima severità, oppure chiunque potrà continuare a manomettere gli equilibri ambientali di questa spiaggia e dintorni al solo scopo di incrementare i propri introiti finanziari. Se la situazione è grave come sembra, si revochino le concessioni balneari per il periodo di tempo necessario per la ricostituzione delle dune, attuando interventi seri di pulizia e manutenzione dell’area. A meno che, come spesso accade, non vengano prima gli interessi personali e poi quelli del territorio.

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