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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Sicurezza porto, per ora fuori Br Lng

BRINDISI – Stop sostanziale e tutt’altro che ideologico da parte della conferenza dei servizi, riunitasi presso l’Autorità Portuale, alla prima bozza di Rapporto integrato di sicurezza del porto, strumento previsto dal del decreto 293 del 16 maggio 2001 (di cui BrindisiReport.it ha parlato in un servizio del 12 luglio) ma mai adottato a Brindisi. Dalla stesura dell’elaborato, affidato alla Eidos Srl di Cavenago D’Adda, si stralcerà intanto tutta la parte sul rigassificatore.

BRINDISI – Stop sostanziale e tutt’altro che ideologico da parte della conferenza dei servizi, riunitasi presso l’Autorità Portuale, alla prima bozza di Rapporto integrato di sicurezza del porto, strumento previsto dal  del decreto 293 del 16 maggio 2001 (di cui BrindisiReport.it ha parlato in un servizio del 12 luglio) ma mai adottato a Brindisi. Dalla stesura dell’elaborato, affidato alla Eidos Srl di Cavenago D’Adda, si stralcerà intanto tutta la parte sul rigassificatore.

La ragione è presto detta: l’impianto della British Gas per non appartiene allo scenario attuale delle attività portuali brindisine, quindi il Rapporto integrato di sicurezza deve fotografare, valutare e definire la situazione esistente. Che di per sé già pone, secondo Arpa e Vigili del Fuoco, problematiche importanti. Quindi se qualcuno sperava di ricevere un via libera dal documento in fase di determinazione, dovrà disilludersi.

Il segretario generale dell’Authority, Nicola Del Nobile, ha spiegato la presenza della parte sul rigassificatore con una battuta: “Abbiamo voluto fare accademia”. Ma sia nel Rapporto integrato di sicurezza, sia nelle linee di indirizzo  del futuro nuovo Piano regolatore portuale (l’attuale è del 1975), l’Autorità Portuale non potrà non considerare invece che negli obiettivi del Documento programmatico preliminare al Piano urbanistico generale del Comune di Brindisi è esclusa, perché contrastante con le ipotesi di sviluppo della città, la presenza del rigassificatore nel porto.

Su questo conflitto, reale, tra le posizioni del Comune e quelle possibiliste dell’Autorità portuale non si può fare certo accademia. Per ora, comunque, il convitato di pietra è stato messo alla porta, anche su richiesta del tecnico che rappresentava proprio l’amministrazione civica. Ma non si è risolta, come già detto, solo in questo la seduta della conferenza dei servizi odierna sul Rapporto integrato di sicurezza.

La Capitaneria di Porto ha fatto notare che lo studio riguardo modalità di ingresso e di uscita delle navi dal porto, velocità da osservare, impiego dei piloti, modalità di ingresso – ad esempio – delle gasiere, affronta, simula e risolve sulla carta questioni che rientrano interamente nelle competenze dell’autorità marittima, ma nessuno, nel tracciare la bozza del rapporto, ha consultato né il comandante né la sezione tecnica di Compamare Brindisi, che in materia di sicurezza portuale ha responsabilità e ruolo maggiori rispetto a quelli della stessa Autorità Portuale. Perciò, questione da rivedere.

Vigili del Fuoco e Arpa, poi hanno osservato che non si può considerare il problema della sicurezza solo dal punto di vista che concerne la navigazione e l’attracco delle navi, ma bisogna considerare anche tutta la gamma delle attività di trattamento dei materiali a rischio che avviene a terra, in banchina e nell’area di competenza dell’Autorità Portuale, come ad esempio le operazioni di scarico e carico di gas.

Quarto punto cruciale della prima seduta della conferenza dei servizi, con osservazione dei Vigili del Fuoco e dell’Arpa, principalmente, il fatto che due importanti terminalisti come Polimeri Europa (molo gasiere nel porto esterno) e Coperoil (punto di scarico e carico Gpl) ancora a Costa Morena, nei rispettivi piani di sicurezza non prevedano la possibilità di un effetto domino in caso di incidente grave – entrambe le aziende rientrano nella tabella di massimo rischio del ministero – solo perché tale ipotesi non è stata inclusa nei vecchi Nof loro rilasciati dal Comitato tecnico regionale.

Alla luce di questo, la conferenza dei servizi è stata aggiornata, ma in sede istruttoria, concedendo 15 giorni di tempo a tutti i soggetti che vi convergono per depositare le necessarie osservazioni. Poi si definirà una nuova bozza del Rapporto integrato di sicurezza portuale che andrà sul tavolo della conferenza dei servizi, questa volta in sede decisoria. La riformulazione del rapporto era stata chiesta già il giorno precedente da Legambiente e Italia Nostra, che sono state invitate al tavolo ma solo in veste consultiva. Proponiamo di seguito l’intero documento delle due associazioni, trasmesso all’Authority.

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Le scriventi associazioni, nel mentre preannunciano la trasmissione di puntuali osservazioni in merito al Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale di Brindisi, nelle sedi in cui sarà necessario agire in base alle decisioni della Conferenza dei Servizi del 26 Luglio 2011, fa presente quanto segue:

1.        la consultazione popolare disposta sin dalla comunicazione della Direttica 96/82 CE, più conosciuta come Direttiva Seveso e mai regolamentata dal Decreto Legislativo 334/1999, non è, in merito alla valutazione di rischi rilevanti dalla pianificazione conseguente, una possibilità ma un obbligo e non viene minimante attuata se alcune Associazioni (non tutte quelle ambientaliste nel caso specifico) vengono semplicemente “sentite”. Ben più corretto sarebbe stato se fosse stata realizzata un’effettiva “consultazione popolare” finalizzata ad acquisire osservazioni e richieste, in modo formale e tali da essere integrate in fase di formazione dell’atto amministrativo da assumere;

2.        Oggetto di un Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale e, quindi, della preliminare consultazione popolare, dovrebbero essere le attività ad elevato rischio di incidente rilevante ed anche quelle ad esse connesse o da esse potenzialmente derivanti. Ciò in virtù anche dell’effetto “domino” e della criticità, vulnerabilità, capacità di carico e soprattutto di scelte e di misure di sensibile riduzione dei rischi del territorio; va infatti ricordato che tale territorio e, fra l’altro, riconosciuto (L 426/98) fra quelli di interesse nazionale (SIN) ai fini della bonifica e fra le principali aree di crisi ambientale e ad alto rischio di incidente rilevante in Italia. Tale analisi e le conseguenti indicazioni e prescrizioni, tese a ridurre carichi inquinanti ed i rischi di incidente rilevante e  le loro fonti, per altro sono uno strumento essenziale della analisi di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a cui deve attenersi il Piano Urbanistico Generale (PUG) come parte di esso, ai sensi della normativa vigente ed avvalendosi dello strumento di pianificazione portuale.

3.        Nel rapporto non possono, ovviamente, essere esaminati ed addirittura acquisiti, come atto definitivo, documenti facenti parte di istruttorie e procedimenti tecnico-amministrativi tuttora non conclusi, come nel caso del Terminal di rigassificazione e delle attività connesse a questo ultimo ed in merito alla movimentazione delle gasiere; è rilevate evidenziare che il Rapporto riporta come proprie alcune considerazioni e conclusioni della società costruttrice (per non parlare del fatto che è tuttora aperto un processo penale ed è vigente il sequestro giudiziario del cantiere e, in primo luogo della colmata che appare, dalle tavole del Rapporto, sotto la “competenza” della stessa Autorità Portuale)

4.        Sarebbe, contrariamente a quanto è stato fatto, assolutamente indispensabile acquisire aggiornati rapporti di sicurezza interni ed esterni, degli impianti cosi detti Seveso; in assenza di questi ed ancor più in presenza di un inaccettabile, in quanto non ancora formalmente approvato, terminal di rigassificazione, l’impalcatura, i contenuti e la credibilità del Rapporto Integrato che ci viene oggi proposto, risultano del tutto inaccettabili e del tutto illegittimi.

In ragione di quanto sopra si chiede la riformulazione del Rapporto nel rispetto delle leggi vigenti.

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