rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

Spiagge, ecco i passi del salvataggio

BRINDISI – Hanno seguito la trafila più lunga di tutti, ma alla fine i gestori degli stabilimenti balneari Guna Beach, Apani Beach, Lido del Sole e Palm Beach hanno in mano una autentica autorizzazione dell’Ato Puglia. Manca solo l’ultimo passaggio: la verifica dei carichi da parte dei servizi tecnici del Comune, quindi il permesso a costruire la famosa palificazione di contenimento della falesia.

BRINDISI – Hanno seguito la trafila più lunga di tutti, ma alla fine i gestori degli stabilimenti balneari Guna Beach, Apani Beach, Lido del Sole e Palm Beach hanno in mano una autentica autorizzazione dell’Ato Puglia. Manca solo l’ultimo passaggio: la verifica dei carichi da parte dei servizi tecnici del Comune, quindi il permesso a costruire la famosa palificazione di contenimento della falesia.

Quando e come procedere con la progettazione esecutiva, i gestori lo decideranno nei prossimi giorni calcolando costi e tempi degli interventi. Sarà molto difficile però che i lavori possano iniziare prima della fine dell’attuale stagione balneare. Ma questi imprenditori balneari hanno aperto una strada che potrà essere la stessa, ad esempio, per mettere in sicurezza i tratti liberi segnati da falesia: sono 13 chilometri di costa a nord-ovest del capoluogo, e una decina almeno a sud-est, sino a Cerano.

Il geologo che ha lavorato per i progetti della quattro spiagge in questione, Tommaso Elia, è tra quelli che maggiormente si è occupato del rischio falesia e del rischio idrogeologico costiero, prima per l’amministrazione provinciale (amministrazione Errico), poi per il Comune di Brindisi. E l’ostacolo legato alla classificazione data dall’Ato Puglia alla condizione della falesia brindisina era arduo: fattore di rischio massimo, il Pg3, lo stesso delle frane di Ancona, Siracusa, e dei comuni del Sub Appennino Dauno.

Elia, che ha ricevuto l’incarico 45 giorni fa, ha dimostrato ai colleghi dell’Ato che nel tratto di falesia interessato dai progetti per i quali era stata chiesta l’autorizzazione non esisteva il rischio di distacco di calcareniti (i massi che hanno travolto e ucciso l’anno scorso il giovane ricercatore tarantino all’interno dell’area della riserva di Torre Guaceto). Tuttavia l’authority per il rischio idrogeologico ha preferito non declassare il fattore di rischio da Pg3 a Pg2, ed ha indicato un’altra strada: quella della verifica della sicurezza del pendio, vale a dire dell’esistenza o meno del rischio di scivolamento, di spostamento franoso della falesia stessa.

In un centinaio di pagine, il geologo degli stabilimenti balneari ha dimostrato che trattandosi di falesia argillosa, gli unici fenomeni indotti dall’erosione o dalle infiltrazioni di acqua sono distacchi di materiale non roccioso, ma composto da terre compresse e friabili. Una situazione affrontabile con palificazioni di contenimento in legno, perfettamente compatibili con le esigenze di conservazione del paesaggio. Su questo percorso sinteticamente descritto, si fonda l’autorizzazione per i quattro stabilimenti balneari: non ci sono rischi di scivolamento, ma solo di distacchi locali.

Ora bisogna valutare come e dove reperire i materiali per ricavare i pali di 8 metri di lunghezza e 40 centimetri di diametro necessari per le griglie di contenimento. Quanto costeranno (il legno in Italia è tutt’altro che economico). Si pensa perciò anche ad un piano B, dove il legno viene sostituito da pali in calcestruzzo, da ricoprire però con un cappotto di assi per non alterare la qualità del paesaggio.

Il denaro per gli interventi nei tratti in concessione alle quattro spiagge sarà stanziato dai gestori: ma diventa sempre più vicino il momento in cui, se si intende conservare e preservare la costa brindisina, dovranno essere reperito fondi pubblici da Comuni e Regione. Come fare, lo hanno già scoperto gli imprenditori degli stabilimenti di Apani e il loro tecnico.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Spiagge, ecco i passi del salvataggio

BrindisiReport è in caricamento